L’inverno di Milano….e La Verdi in pericolo.

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In questi giorni nel web è circolato il video sopra postato. Lo offriamo ai nostri lettori se già non lo conoscono. Alcuni minuti sono esilaranti con il pubblico delle “prime” che si rende ridicolo da solo, autocertificando la propria ignoranza e presunzione. L’oscar tocca alla presidentessa di una delle tante benemerite associazioni, che praticano la cultura musicale locale, vero paradigma di uno degli elementi che popolano il serraglio dell’opera.
L’opera, come la musica classica, è appannaggio una nicchia ristretta di Panda dei teatri, cui si aggiungono gli esseri presentati nel video, commessi viaggiatori di qualche cantantastro, gruppi ben intruppati di turisti, che pagano, tacciono e applaudono.
Fa freddo, un freddo cane e direi…e quel che è peggio, siamo rimasti senza combustibile… e quando l’abbiamo lo buttiamo via maldestramente. Vicenda orchestra Verdi, che sembra destinata a “chiudere”, truffata dalle promesse non mantenute dalla politica che offre un nuovo capitolo fatto di insensatezza, faciloneria ed ignoranza, ennesima prova che la “cultura” ufficiale è il luogo di incontro di tutto fuorchè della cultura medesima. Di nuovo, ma per la storia del costume, l’affaire orchestra Verdi offre la conversione dei “critici” alla causa.
Costoro dimenticano i loro scritti volti sino a ieri ad incensare le follie gestionali, le porcherie registiche, le reiterazioni di nuove ed inutili produzioni, sino agli stipendi milionari di certe dirigenze teatrali, delle quali, ovviamente, dicevano esemplare la competenza. In questa bolgia inutile, oggi, deprecare un ministero, che finanzia un film con Belen è in linea con la corrente cultura di tante Belen del teatro di regia sperperanti danaro ed osannate dalla critica, che mescolava le lodi alle rampogne verso il pubblico in rivolta contro tali schifezze. Ecco una caratteristica dolorosa di questo freddo inverno trasversale alle stagioni metereologiche: il giornalismo di qualità, arriva prima degli eventi, mentre oggi, evidentemente, arriva a babbo morto, per l’inutile ufficio di chiudere la stalla quando i buoi sono scappati. Non basta una spolveratina di “grisismo”…
I grisini per evitare il gelido inverno trasversale alle stagioni metereologiche devono forse chiedere alla gente una riflessione e magari un gesto, ed alle persone delle istituzioni per una vota di non vivere di retorica, ma di cultura a favore di chi la fa?
La fa la cultura, perché fuori della logica dei nomi, delle blasonate bacchette, magari non sempre con risultati perfetti, perché l’orchestra Verdi ha offerto ai milanesi una ampia rosa della produzione sinfonica nessuno escluso, senza partigianerie, scelte politiche, stimolando ed educando ad ascoltare sempre qualche cosa di nuovo e di diverso. Cronologie comparate con l’altra orchestra milanese, che non ha più la fantasmagorica stagione sinfonica degli anni ’50 e ’60 , ci restituiscono una Verdi straripante di offerte. La stampa ha anche precisato che questa ricchezza di proposizioni artistiche pone l’orchestra di Largo Mahler ai vertici in Italia.
Quale la risposta dei politici la sappiamo e siamo addolorati, ma non stupiti. Del pari non stupisce che la sopravvissuta borghesia imprenditoriale milanese allocata in altri consigli di amministrazione non si avveda, per usare una metafora, che il fattore pasticci i conti dei polli e delle uova o si preoccupi di caduchi alberi. E per confermare che siamo dinanzi al lupo che si è infarinato le zampe per sembrare un agnello, nessuno dei giornalisti di cui sopra da il dovuto risalto al fatto che sia stato approvato un consuntivo per la Scala dove non ci sono già sul piatto, ossia garantiti, i denari promessi dalla Città Metropolitana (ex Provincia) e soprattutto da uno sponsor da 5 milioni di euro di cui il sovrintendente, chiamato alla scopo di procacciare sponsorizzazioni (i contenuti artistici sono, invece, accessori per il primo teatro d’opera del mondo?….bella roba!) non ne rende noto il nome (!!!!!!!!!!). Un nuovo gioco dell’ high society: il principe ignoto! Una copertura di spesa non assicurata, come si dovrebbe da che mondo e mondo prima di andare avanti con le scritture e i programmi. Non stupiti perché tutti quei signori sono parte integrata dell’inghirlandato pubblico della sera di Sant’Ambrogio.
Il sindaco, presidente del cda, pare obbligato, con paura, ad andare avanti, assediato da mille grane in ogni campo, case (im)popolari, expo in ritardo, allagamenti urbani e della metro, treni e strade ancora a mezza via, ed immaginiamo, confidi nelle banche locali, nelle fondazioni (anche se da quelle Cariplo giungono notizie di fumate nere) e non sul “Money’s Man”, che continua a non azzeccarne una da quando è qui. E taluno si domanda perché lo sia ancora. Qui. Innalza il prezzo dei biglietti, e poi inaugura, cosa mai vista a Milano, una ben estesa stagione di svendite ( data l’aria che tira, i prezzi e i posti vuoti che da mesi vediamo in sala dall’alto..meglio svendere che far forni); sposta l’ora di inizio degli spettacoli per assecondare ritardatari per rimangiarselo prontamente dopo che dai palchi è arrivato un salace commento; annuncia che i grandi non vengono per i fischi e si permette Kaufmann ufficialmente per una sostituzione last minute, ufficiosamente per una concordata e redditizia registrazione. E tacciamo di artisti di casa a Zurigo scritturati all’ingrosso! Questi ed altri episodi conditi di medianicità, apparizioni video e sui giornali, interviste, dicono ben poco di sostanza artistica e si allineano ai dettami del più frusto star system. Eppure di tutto questo se n’è accorto persino Crozza!
Sulla cultura musicale milanese grava uno stato di labilità ed incertezza complessiva troppo alta. Siamo certi che l’obiezione fatta da chi non ha approvato il bilancio preventivo scaligero sia politica e non dettata da serie valutazioni artistiche ed anche aziendalistiche. Tanto qui è tutto così, mai affrontare il merito. Eppure quest’ultimo episodio dava l’occasione di rivoluzionare un progetto megalomane e massmediatico, di affondare il coltello nella piaga, di mettere in discussione la presente gestione ( in assoluta continuità con la passata) e doveva e poteva essere un segno forte che dalla medianicità di passava alla sostanza, a partire dalla scelta di far suonare una encomiabile compagine locale che non ha bisogno di voli aerei e di hotel per andare a lavorare ma solo i biglietti Atm. Questo era essere la Scala, il teatro di quella città che scelse di riedificare il proprio teatro offeso dai bombardamenti prima di case e scuole. Oggi questi gesti non si usano più. Questo sarebbe stato autenticamente milanese, emanazione di quel vizio ambrosiano di essere sempre un po’ più avanti. Ma chi è educato e cresciuto alla cultura dei mediocri (ops, dei media) non può esserne capace, perché crede che Bignamini (in effetti attraente) e i suoi più avvenenti orchestrali d’ambo i sessi si debbano magari spogliare per la copertina di un giornale o per un calendario, alla ricerca di un finanziatore. Eppure 3 milioni di euro non sarebbero molti per le scarselle della regine del farmaco che volteggiano per Expo o siedono nel cda scaligero, avvallando il milione di euro l’anno riconosciuto a Lissner per distruggere un altro pezzo di Scala. Ah già…ma è in inverno che si sfoggiano le pellicce!

http://www.laverdi.org/italian/Sottoscrizione_Amici_de_laVERDI.php

8 pensieri su “L’inverno di Milano….e La Verdi in pericolo.

  1. Ho linkato il video circa una settimana fa sul mio profilo di Facebook. Nonostante la situazione ributtantemente orrorifica devo ammettere che “James Hetfield che un anno fa ha suonato il Fidelio…” è un tocco di genio teologico: la prova che Satana esiste e opera in mezzo a noi. 😀 😀

  2. Non ho mai dubitato del valore che ha l’inaugurazione della stagione del teatro alla scala, ma credo che mai come quest’anno essa si è rivelata una penosa mostra di ignoranza…” sono 25 anni che sono presidente della associazione amici della lirica” citato più volte da una signora…fa accapponare la pelle.

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