Tutt’altra atmosfera si respira, rispetto al precedente, nel duetto che domina la prima parte del terzo atto, quello tra Valentina di Saint-Bris, decisa a salvare, in uno con l’onore del padre, la vita dell’amato Raoul, e il fedele Marcello. Pagina tra le più amate e incise ai tempi del 78 giri, permette tanto al soprano (generalmente un poco sacrificato rispetto alle altre sei “stelle”) quanto al basso di sfoggiare la saldezza del registro medio-grave e tutte le risorse del legato. Il primo confronto è tra due grandi voci di basso, il tedesco Paul Knüpfer e il russo Lev Sibiryakov, impressionanti il primo soprattutto per il rigore della linea di canto (oltre che per la dizione scolpita), il secondo per la possanza dei gravi, ma anche per la capacità di passare dal fa sotto il rigo a quello acuto (in puntatura) senza che la voce perda smalto e ampiezza. Tra le Valentine la (facile) vittoria spetta a Barbara Kemp, al solito esimia vocalista, che con bellissimo timbro e accento castigato tratteggia un’eroina affranta quanto determinata a salvare l’uomo di cui è malgrado tutto ancora innamorata (il passo viene eseguito quasi integralmente, dal recitativo al Larghetto “Ah l’ingrat d’une offense mortelle”); Eugenia Bronskaya si difende con onore nella scrittura acuta della stretta “Tu ne peux éprouver ni comprendre” (a onta di qualche suono fisso) ma non ha analogo charme e risulta un poco schiacciata dal confronto con il poderoso partner.