In zona Parma o meglio a Busseto il giorno 24 luglio p.v. verrà reso un omaggio a Bergonzi nel secondo anniversario della scomparsa. Omaggio illustre e solenne in quanto affidato a Leo Nucci, che da quelle parti a partire dal loggione del Regio è considerato il baritono verdiano per eccellenza. Non è questa la sede per ritornare sull’argomento e non perché età e condizioni vocali di Nucci consiglino, oggi, il ritiro dalle scene e la spendita del tempo per gli affetti familiari, ma per il semplice fatto che omaggiato ed omaggiante sono sempre stati sotto il profilo vocale ed interpretativo agli antipodi. E non solo nel canto verdiano.
Basta ascoltare il sapiente gioco di colori, la dinamica sfumata, la saldezza del mezzo in ogni sua gamma, almeno sino al 1970 di Bergonzi per capire, se si vuole, la differenza fra la voca ampia e la voce grossa. Sono due concetti fra loro all’opposto e che Bergonzi e Nucci nelle loro lunghe carriere hanno sempre e ben esemplificato. Aggiungo che, spesso, la voce ampia non compete a cantanti dalla voce grossa. Erano voci ampie soprani leggeri come la Toti o un tenore leggero come Schipa, che non temeva colleghe come la Ponselle o la Cigna, ed oggi l’unica cantante che, fra una mossa ed un miagolio esemplifichi la voce ampia è la signora Gruberova.
La differenza è che la voce ampia è il portato della tecnica e la sua costante ferrea applicazione partendo da una corretta respirazione, la voce grossa è solo dote di natura. Spesso le voci grosse oltre a durar poco suonano ingolate ed opache.
Però si deve, come i parmigiani, omaggiare Bergonzi ed allora abbiamo pensato a qualche ascolto che assai più di Bergonzi esemplifichi il tenore verdiano. Assai più di Bergonzi perché il grande tenore di Vidalenzo non aveva, e credo fosse lui il primo a saperlo, il vero squillo in zona medio alta che è una, non la sola caratteristica del canto verdiano in chiave di sol.
Va detto che Bergonzi compensava ed alla grande con un legato, una dinamica che nelle sue prove più felici costituiscono un modello. Modello che solo pochi, fra l’altro alcuni dichiarati modelli di Bergonzi, superano.
4 pensieri su “Omaggio a Bergonzi ???”
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Doveroso ricordare degnamente Bergonzi dissociandosi da manifestazioni tanto trash!
Alcune le conoscevo, Pertile (il top, ad esempio, a “e questa mano stringermi”) e Lauri Volpi, altre no. Rosvaenge e’ portentoso. colata bronzea per disegnare un guerriero coraggioso senza tralasciare l’uomo innamorato. Grande anche l’Otello e i Lombardi e non scherza nemmeno Paoli, anche questo lo conoscevo. Io pero’ valuterei anche il Duca di Schipa e il Manrico di Corelli.
Il fresco e neo-tenore Bergonzi del novembre 1951 lo squillo comunque lo aveva: tecnica ed interpretazione altissime, valga per tutto ” me pure sol per frode ….”, parzialmente inficiate dai singhiozzi di cui ha disseminato l’intera esecuzione, non solo la 2^ aria di Jacopo: il pianto finale mi ha sempre lasciato interdetto xche’ da Bergonzi non me lo aspetterei e troppo mi ricorda i singhiozzi di un sanguinario capo-comico che ha appena scoperto il tradimento della moglie; boh, sara’ ma qui non ce lo vedo. Comunque nel 1967 la classe era la stessa ma in parte la freschezza non c’era piu’.
il pianto di eredità gigliesca…? in fondo era un autodidatta formatosi usi dischi come ha piu volte dichiarato..
Eh, qualche volta Gigli proprio esagerava, vedi proprio al termine della “giubba”, o inventava completamente: dopo “via mozzo, v’affrettate”, “grazie, capitano” (sic).