E alla fine della brutta e maldestra serata inaugurale del Verdi Festival viene fischiato, moderatamente, il solo artista dotato di una classe superiore e che abbia saputo offrire, pur nella ristrettezza dei mezzi economici, un prodotto professionale, godibile ed adeguato. Possiamo discettare poi sulla ripetitività dei clichè che Pizzi ci propone, sul dejà vuè delle sue formule che ormai ci hanno saturato la vista oltre misura, ma non possiamo non riconoscere che lo spettacolo, come sempre con chi ha un mestiere inossidabile, funzioni. A Parma ormai va così, quasi una forma di ipocrisia moralista di un pubblico che un tempo contava e che oggi scopriamo severo verso un artista pagatissimo e colpevole, vero !, di essere ancora in attività in mezzo a “tanto duolo”, per poi perdersi in ridicole circonvoluzioni del pensiero, contraddittori giri di parole, inutili mormorii a scena aperta, come quello dispensato a Jago Vratogna sul “fazzoletto”, trasmettendo scontentezza solo al vicino di posto per un cast pessimo su cui poi alla fine…tace. Anzi, applaude o lascia applaudire una prova pessima ed avvallando, di fatto, ciò che gli viene ammannito ed ipotecando così un’altrettanta amena produzione futura dello stesso valore.
Inutile invocare ad alibi il “pacco” tirato da Aronica sul title role, perché quella che per questo bizzarro tenore poteva essere una scommessa sul suo futuro professionale ( personalmente ci credevo assai poco e puntualmente è arrivato il forfait ), non vale affatto per soprano e baritono. La prima, signora Aurelia Florian, con un’organizzazione vocale caotica, sgangherata sotto, urlata sopra, sempre crescente ( perché spinge ) o calante ( perché non sostiene ), tentativi di copiare il fraseggio della sua augusta maestra sempre illegittimi, regolarmente senza buon esito perché velleitari sul piano dei fondamentali del canto. Una cantante “esplosa a Parma”, assicura il rocambolesco commentatore tv nell’elogiarne la perfezione tecnica ( !!!!!!!!!!!! ), ma, aggiungo io, che di fatto solo a Parma ed in un altro paio di posti ancor più provinciali canta. Esplosa ed implosa tra tortelli e pezzi di torta fritta! A Parma sono abbonati a questo soprano che non piace, ma che poi finisce per il solito chiacchiericcio di loggione per farla franca ( solo un paio di bu, mentre non meritava nemmeno di esibirsi in recita) e che, statene certi, sotto gli auspici di qualche Parma Lirica di turno verrà riammannita al pubblico. Il baritono tornava a Parma con lo stesso ruolo in cui fu violentemente contestato nella precedente, tremenda edizione dell’opera, uno dei capolavori assoluti della gestione Mauro Meli. Qualcosa è stato moderato, ma il cantante canta con tutti di difetti dei peggiori baritoni truculenti, ruggisce, ringhia e non lega, nel registro grave va via a scalini , quando sale suona indietro e afono, i piani parlati e fuori fuoco. Un concentrato della tradizione più becera senza nemmeno le voci poderose di chi il canto “becero” se lo può permettere in forza di un imposto e di una natura più felici, come l’idolo di casa Nucci.
Titolare, dopo la rocambolesca vicenda delle sostituzioni ( il cui passo più mirabile compiuto dalla nuova dirigenza, di certo presa dal panico, mi è parsa la chiamata dello stonatissimo e spernacchiante Lance Ryan, che forse le signore non avevano mai avuto l’onore di sentire in Scala come svariati tra il pubblico ) il buon Rudy Park, discretamente applaudito dal pubblico perché sostituto all’ultimo, quasi senza prove etc etc etc etc. Come se solitamente il ragazzone coreano cantasse meglio ed il suo tanto decantato Otello debuttato a Las Palmas fosse diverso da quello di ieri. Park è un affondista puro, la voce artefatta, ispessita ma non poi così roboante come si vuol far credere, il fiato che si accorcia sensibilmente sotto la fatica ed il peso delle frasi che scorrono via tutte uguali, monotone, piatte, con qualche “guizzo” solo per gigionate esagerate che la bacchetta non avrebbe dovuto permettergli, se non fosse “giunto sul passo estremo “ delle prove. Forse non è molto chiaro a chi spinge questi cantanti e a chi li scrittura che Otello, per quanto sia un moro geloso è una parte che richiede di fraseggiare, e che Verdi di indicazioni, more solito, ha cosparso lo spartito. Tutto spazzato via a causa una voce che, miracolo della non-tecnica affondista che ti “ormona” la voce, ingrossandotela rapidamente, non può essere modulata o piegata ad alcun intento espressivo perché irrigidita, esattamente come un palestrato pieno di anabolizzanti.
Paolo Callegari ha cercato di tenere insieme questo misero trio di cantanti frequentemente stonati, senza far sentire alcunché di speciale con la sua orchestra, spesso anche troppo rumorosa ed esteriore.
Insomma, si voleva un alibi, “quella perché ..poverina, sai è di casa, è amica della mia vicina”, il baritono perché “ almeno ha una voce che mi piace “, il tenore perché “sai è appena arrivato.. non abbiamo soldi e ci dobbiamo accontentare” e la miscela di fole e scuse da auto raccontarsi per non ammettere apertamente che il teatro di Parma continua a discendere la sua triste china, era pronta. Dire “no”, ossia, “ cara direzione, smetti di voler metter in scena opere che non puoi mettere in scena senza cantanti e con tanta poca accortezza” ( almeno una Desdemona migliore si poteva trovare ) era doveroso per rispetto di se stessi come pubblico, per cercare altre e diverse vie da queste formule vecchie di fare teatro e che nessuna iniziativa collaterale ( già viste e straviste pure queste ), mostra o mostrina, produzione specifica per giovani, per vecchi, per massaie, per chissachialtroveletevoi, può sostituire. La cultura operistica, quella in particolare che spetta ai festival, si fa promuovendo il “ben fare” nel merito delle cose, ossia dell’adeguata scelta dei titoli ai cast di cui si dispone. Il resto sono solo frottole da “comunicatori culturali”, cianfrusaglie qualunquiste da gestori di mass media e social network, che servono solo a mascherare lo spreco di denari pubblici in nome di una “cultura” e di un ben cantare che non c’è.
Il noto proverbio milanese illustra i principi che sottostanno alle dinamiche teatrali che producono quanto stiamo vedendo: “ Se la và, la g’ha i gamb “, ossia, “finchè và, avanti cosi!”. E dalle parti di Parma si risponde: “Avanti por!! “
Un piccolo ascolto che già vi proponemmo a suo tempo, dalla provincialissima Trieste.
Carlo Cossutta e Raina Kabaivanska….perchè l’originale aveva un altro passo.
Aurelia Florian se ricordo bene ha cantato tre anni fa debuttando a Parma nella battaglia di Legnano ,a me mi aveva fatto una buona impressione (e lo avevo scritto nei commenti )o per lo meno vedevo in lei una buona carriera,adesso io non lo ascoltata in questa Desdemona ( certamente qualcuno mi manderà la registrazione ) però mi spiace se ha cantato cosi male ..
Non siate troppo negativi. Come secondo cast al Sociale di Adria o al Comunale di Belluno, questo avrebbe anche potuto passare indenne 😀
Non ho visto questo specifico spettacolo, ma memore di precedenti esperienze con questi cantanti (ad accezione del soprano, che non ho mai avuto il piacere di ascoltare), mi sento di sottoscrivere.
Post Scriptum. Successivamente al mio commento ho avuto modo di ascoltare la registrazione completa… e sottoscrivo più di prima.
Non vi è teatro lirico in italia e altrove che non stia affogando nel tentativo miserabile di allestire opere con residuati bellici di altri teatri. Io ringrazio Iddio di aver potuto
ascoltare voci liriche e non rimasugli di scuole di canto
abborracciate. Almeno questi ascolti mi hanno fatto capire
quale differenza c’è tra tenori e baritoni, tra soprani e mezzosopani (non soprani corti) tra baritoni e bassi, infine tra direttori d’orchestra e battisolfa.
Non intendo sprecare il tempo che mi rimane ad ascoltare prodotti lirici taroccati.Prosit.
Rigo, visto che si parla di Otello direi che è proprio il caso di intonare tutti insieme:
“Ora e per sempre addio, sante memorie”…
io c’ero e dire che lo spettacolo di Pizzi funziona è come dire che Cura è il migliore tenore del mondo….cioè un’eresia bella e buona solo per accanirsi, per l’ennesima volta, verso il pubblico che non la vede nella vs maniera. Per il resto la vedo esattamente nella stessa maniera, ma direi che in questo caso, e solo in questo caso cari Grisini, avete sacrosanta ragione ed è talmente ovvio e scontato dire che gli interpreti siano stati impresentabili che anche Fedez, tanto per dire un nome di un profondo conoscitore la lirica (….), lo può affermare.
Se avessero cantato sarebbe andato benissimo. Posto che di tutte queste nuove produzioni senza mezzi e senza idee ne faremmo a meno. Ma si punta sempre sul regista in un senso o nell altro e pure il pubblico lo fa . Il cast era ignobile ma lo si grazia per buare un vecchietto di 80 anni che se avesse avuto il budget il suo spettacolo lo avrebbe fatto. Buate i registi e godetevi le florian !
mah…se uno si permette di fare una critica alle vostre critiche viene crocefisso come sempre…e dire che vi vantate di essere degli esperti…secondo voi il budget di pizzi, con quello che costruito sulla scena e con i vestiti era basso ?… suvvia … non sarà stato un budget scaligero ma di roba ne ha messa sul palcoscenico tra cubi, blocchi, piante. poi se lo volete dire per partito preso perchè a voi non va bene che si fischi chi non deve essere, secondo voi, fischiato e il contrario del contrario, allora va bene, accettiamolo come accettiamo molte delle vostre critiche che sono assolutamente scritte a bocce ferme. e’ evidente che i demeriti in primis sono della direzione del teatro, perchè è folle pensare di allestire un’opera del genere su queste premesse. come è evidente, come ho scritto, che non si è salvato nessuno del cast vocale. e per la cronaca io ero uno dei pochi a fischiare la Florian.
E chi ti critica??? Si sta solo discutendo. Punto. Peraltro a me Pizzi non è mai piaciuto (salvo un paio di spettacoli pittoricamente suggestivi). Dico solo che i fischi parmigiani – non parlo di te – hanno contestato la parte meno vergognosa dello spettacolo (non dico che fosse bello, anzi, ma la Florian, Vratogna, l’inascoltabile Park e l’orchestra erano ben peggio)
Lo spettacolo era orrendo, ok…banale, scontato, visto e rivisto, persino ingenuo nelle scelte cromatiche o nei movimenti delle masse. Ma non è questo il problema! Sono d’accordo con Giulia: che budget aveva Pizzi? In che condizioni ha lavorato? E poi non prendiamoci in giro: Pizzi ha sempre fatto questo genere di spettacoli…chi si stupisce o scandalizza della staticità plastica da concerto in costume è ingenuo o in mala fede. Piuttosto la responsabilità deve cadere su una sovrintendenza che, presumibilmente, ignorava lo stile di Pizzi. Ma detto questo è verissimo che spesso si bua il regista per creare alibi all’esecuzione musicale. L’inaugurazione di un festival che si vuol far passare per importante, non può e non deve avere come orizzonte la mediocrità provinciale. Soprattutto se neppure si riesce a garantirla. L’Otello ASLICO di due anni fa non era certo bello, ma non era peggiore di questo… Ma i parmigiani che si piccano di essere tanto esperti di canto e di Verdi (quasi fosse “cosa loro”) non si chiedono perché la Florian canti solo a Parma? Non sentono che Vratogna vagava con intonazione e voce ballerina e con gusto da far rimpiangere il Gobbi più rozzo e volgare (risatazze comprese)? Non percepiscono che Rudy Park canta Otello come se fosse uno stornello da osteria, dando semplicemente aria alla bocca senza alcun costrutto e senza avere la più pallida idea del significato delle parole che sta “cantando”? Non sentono il livello allarmante di un’orchestra allo sbando? E poi buano il regista? Francamente si meritano uno spettacolo del genere.
caro duprez io non sono ne’ ingenuo, ne’ in mala fede. esprimo la mia opinione e andrebbe rispettata ma come al solito vedo che è impossibile nel vostro blogghetto. del resto voi siete i figli di quelli che urlavano a Kleiber “povero verdi”… VOI parmigiani (io non lo sono neppure…) che vi vantate di essere esperti non capite nulla, ma invece NOI milanesi ne sappiamo a pacchi….e si vede del resto da come trattate cantanti e direttori d’orchestra a casa vostra. perchè sai, vatti a sentire la direzione di Panizza del 1932…sempre con questa storia del cantante che deve fare il suo repertorio…se fosse per voi Kunde non avrebbe mai affrontato ottimamente Otello come sta facendo ora. ma e’ inutile continuare ad attaccarci, tanto VOI esperti la vedete così e basta….
Ma che cacchio dici Violino62??? Dove hai letto VOI parmigiani??? Quanta presunzione nelle tue parole: pensi di essere l’oggetto di ogni critica…mah! Quanto a “povero Verdi” dovrebbero urlarlo a Parma…altro che! Quanto al fatto che ogni cantante dovrebbe fare il suo repertorio, beh che c’è di male? Tu ti faresti operare al piede da un oculista che ha deciso di “sperimentare” un nuovo repertorio? Quanto a Kunde…non so: non ho sentito il suo Otello (verdiano immagino). Sui direttori e cantanti che passano a Milano stendiamo invece un velo pietoso. Grazie a dio non c’è solo la Scala.
beh insomma la direzione di otello (ed anche delle varie traviate) per tacere del boccanegra di ettore panizza è assolutamente esemplare per coerenza nella scelta dei tempi, capacità di seguire e sostenere i cantanti. Poi intendiamoci bene un declinante Martineli è la perfezione rispetto allo scherzo offerto a Parma e che Parma ha ingerito perché questo fatto rimane a prescindere dal comportamento del singolo. E non posso tacere dello stupore che tale accadimento mi genera!
l’otello di Kunde vuoi di Verdi, ma anche di Rossini è impresentabile!
Siamo sempre nel mondo del “vorrei ma non posso”
e del ” voi non capite niente!”
Un insieme vocalmente raccapricciante dalla ripresa… imbarazzante! Park pare avere un materiale in natura cospicuo, ma è fuori controllo ed è l’ennesimo affetto da corellismo (senza essere il grande Corelli).
Ho ascoltato la registrazione. Secondo me i componenti del cast erano stati a Lourdes e hanno trovato chiuso, con la foto della Madonna con sotto la scritta: “Ma anche no!” 😀