Persino la testata più amica e prossima al massimo teatro milanese grida allo scandalo, deplora ed esterna indignazione. Riporta, inoltre, la stupita indignazione del primo cittadino e presidente del c.d.a. della Fondazione scaligera, che assume di avere scoperto il fattaccio dai quotidiani. Stranieri per giunta. Abbiamo motivo e presunzione di ritenere, per molti, fonte della amara scoperta la carta virtuale, che quotidianamente viene dragata per cercare, stanare, mettere all’indice supposti mestatori, rivoluzionari, fischiatori e buatori. Partecipano ed amplificano l’indignazione il TG3 con ampio servizio, inserito fra il solito fatto di nera e le “dense tenebre” che incombono sempre più dense sull’expo, nonché l’associazione “Amici del loggione”, il cui presidente bolla come“gioco delle tre tavolette” gli acquisti di allestimenti salisburghesi. Ci domandiamo, en passant, se lui o qualcuno dei giovani soci, non avessero avuto qualche dubbio circa l’operazione quando il futuro sovrintendente (per utilizzare la dizione impiegata per indicare, nella corrispondenza di cui siamo stati destinatari e di cui dovremmo anche render notizia e conto, il signor Pereira) era andato presentando, claris litteris, e magnificando la futura stagione con il fine di chieder pace, sostegno, nella forma dell’astensione dai fischi, dell’aiuto nell’isolarne e reprimerne esecutori ed ispiratori.
Due le ipotesi per qualificare e stigmatizzare il comportamento. La più mite: l’accordo è stato concluso da un soggetto privo dei poteri di spendita del nome del teatro, se è vero che attualmente è soltanto un consulente ed entrerà in carica solo il 1° ottobre prossimo, quindi con abuso del potere. L’altra, peggiore, che il comportamento individuerebbe un conflitto di interessi, titolato “Pereira vende a Pereira”, in uno degli articoli usciti in Austria, o bollato dal presidente degli amici del loggione “il gioco delle tre tavolette”. Quali le conseguenze per la Scala di quegli atti ed i costi non è questa la sede per discuterne. Non è dato sapere quale sia il motivo per cui Frau Stadt Rabler, quasi erede del buon governo e della probità del funzionario di Maria Teresa, abbia rilasciato pubbliche dichiarazioni una volta concluso il proficuo contratto con il quale Pereira ripianava le falle da lui medesimo prodotte al festival di Salisburgo, salvando la gloriosa istituzione austriaca. Chiamiamolo scrupolo di coscienza, pentimento, riguardo verso il teatro milanese e, più ancora, il contribuente italiano, rapido ripasso del codice penale, tardivo, ma centrato parere di un buon societarista oltre che tentativo di salvataggio della propria immagine o della istituzione che presiede.
Preoccupiamoci invece delle conseguenze e dei rimedi.
Conseguenze e rimedi che non sono, e non lo erano, l’andare a stanare i cattivi, che fischiando e buando metterebbero in pericolo le sponsorizzazioni e l’universale encomio verso il teatro, condicio sine qua non per avere sponsors e tutto esaurito.
Conseguenze e rimedi, che non sono il dire che i conti tornano (dato che non sembrano essere tornati nemmeno agli attenti salisburghesi) che non sono accogliere e salutare il prescelto come il Salvatore il solo capace di reperire mezzi per andare avanti.
Prima del consenso e del sostentamento occorre un’autentica direzione artistica, che pensi e programmi con personalità e competenza, e non si limiti, invece, ad importare all’ingrosso idee e spettacoli da altri luoghi che son assai diversi per tradizione, esigenze artistiche e specificità nazionali dalla Scala.
Per il momento il salvatore ha dimostrato eccessiva “disinvoltura” gestionale ( sempre per usare la terminologia di frau Stadler ) e sotto il profilo artistico “usato sicuro”.
La vera direzione artistica, divisione dei poteri e bilanciamento degli stessi fra sovrintendenza e direzione artistica sono i problemi futuri.
Diverso quello contingente, ovvero valutare il comportamento del futuro sovrintendente, deciderne il destino, che spetta all’eroico c.d.a. Diciamo che la patata proveniente dall’Austria è ben calda, ma non rara ed unica, anzi paradigmatica di quali estremi abbia toccato la mala gestio anche nell’arte, come accade anche in altri contesti stranieri.
Lasciamo perdere lo stupore che ci assale, perché sappiamo che i membri del c.d.a. hanno fama di amanti del melodramma e della musica, di frequentazioni dei luoghi della Kultura, di cui il Festival di Salisburgo principe. Diciamo, invece, che della promessa commissione, che detti il “decalogo delle coproduzioni” siamo già anticipatamente certi non servirà a nulla, come tutte le commissioni. Bastano le regole che i comportamenti di Pereira (quale dei due privilegi il cda: avere agito privo dei poteri ad hoc, ovvero avere agito in conflitto di interesse) avrebbero violato.
Per la irrisoria somma di 7000 euro e non già per i favoleggiati 1.280.000 o 1.600.000 (la differenza conta sino ad un certo punto, pesa il comportamento) il ministro della cultura di S.M. Britannica ha fatto fagotto, senza istituzione di commissioni, senza chiacchiere, dichiarando, invece, dannosa all’azione del governo la propria presenza nello stesso.
Talvolta, crediamo, dichiarazioni e comportamenti dovrebbero essere copiate ed imitate, e quando non copiate ed imitate propria sponte, caldamente suggerite, fors’anche imposte.
28 pensieri su “Import Salzburg-Milano: obbligo di correttezza, dovere di probità”
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Invece sono pronto a scommettere che se la caverà con una bacchettata sulle dita e un “cattivone non farlo più, neh!?” e poi siederà beato sulla poltrona della Scala. Spero ardentemente di essere sconfessato da un significativo gesto dell'”eroico cda”.
IDEM!
Ci puoi giurare, caro Tamberlick, ci puoi giurare! E mi aspetto anche la difesa giustificatoria delle varie associazioni kulturali-operistiche, dei vari “giornalisti” affamati di accrediti, per non far perdere il sonno al “povero” Pereira…
Ma fa parte del gioco, va bene tutto, ed ho già preparato i pop-corn 😉
Inutile perorazione per il c.d.a. della Scala: NON SOSTENENTE PEREIRA ( e chiedo scusa ad un vero onesto, Tabucchi)
Se Pisapia avesse le palle……..
ma qui non è questione di palle. È questione di principio, avesse anche comprato la norma con la callas oil don carlo con la steber e tucker! E’ questione di quello che si cela dietro l’acquisto che rende il prodotto incomprabile anche senza entrare nel merito. E di un rapporto fiduciario che è stato minato alla base, oltre che di un danno di immagine per la scala, a cominciare dal sindaco e dal cda. …..
Se il buon giorno si vede dal mattino, Pereira ha messo assieme una serie di “gaffes” (così, tanto per continuare con gli eufemismi) da far gara con quelle del Berlusca: conflitto d’interesse, disconoscenza delle regole sindacali -volenti o nolenti, vigenti nel nostro Bel Paese- interesse all’accaparramento di spettanze e funzioni prima delegate ad appositi uffici e/o commissioni…
Ce n’è per cacciarlo su due piedi. Anzi con una pedata.
Ma, ovviamente, se la caverà attaccandosi denti ed unghie alla poltrona, non a caso offerta e garantita da alte sfere in Scala.
Il “silenzio stampa” tutto italiano che ha accompagnato la vicenda è di molto significativo.
Poi ci si perde a discutere del “caso Isotta”, della sua esclusione dalla Scala prima e dal Corriere ora: fumo negli occhi per poveri allocchi che dànno ancora peso alla cosiddetta “critica”, comunque da destra o da sinistra, sempre asservita.
ieri alla Scala si è gridato a Pappano “la Scala ha bisogno di te” … eh!!! ci vuol altro, parafrasando la Lecouvreur.
Comunque e ancora una volta, il Corriere della Grisi in prima linea e per la giusta causa: altro che demonizzarlo, altro che piagnistei sui presunti fautori dei “buhh”. Averne!
Saluti e buona domenica delle palme.
Il “silenzio stampa” corrisponde al detto “chi tace acconsente” e l’ho visto applicato anche in rete, guarda caso: ma sai il posto in platea, le associazioni e le pizze post-opera vanno protette assieme alla poltrona di Pereira 😉
Il caso Isotta, i “buuuh”, le conferenze col pubblico da ammaestrare con il “cuore in mano”, sono solo uno specchietto per le allodole ed un capo espiatorio utilizzato per evitare di parlare d’altro, di cose scomode e poco chiare, come queste magari, pratica che trova terreno fertile proprio tra i plauditores più inde-fessi, che si nascondono dietro l’applauso e non vedono il retro di ciò che stanno applaudendo acriticamente, nascondendosi e avvallando “itaglianità” di questo tipo in nome della “festa” e dell’ “apertura mentale”; ed intanto davanti ai loro occhi le mestranze kulturali sperperano denaro pubblico per tamponare altri deficit e imbastire stagioni all’olio di ricino.
Complimenti
Buona Domenica delle Palme a tutti voi
A costo di passare ancora una volta per antiitaliano, mi chiedo: Pereira avrebbe osato fare una cosa simile assumendo la direzione del Met o del Covent Garden? Io credo di no, perchè gli avrebbero immediatamente stracciato il contratto.
http://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/2014/04/12/1051967-alexander-pereira-scala.shtml – “Certo, si ragiona nei corridoi di via Filodrammatici, l’eventuale cacciata, al momento non accreditata come l’ipotesi più probabile, sarebbe un colpo durissimo in vista dell’Esposizione universale. Due i motivi principali. Primo: lasciare a qualcun altro la gestione di una stagione-monstre sarebbe rischioso anziché no. Secondo: l’immagine internazionale del tempio della lirica ne uscirebbe ulteriormente danneggiata, più di quanto non lo sia già stata in questi giorni”. Il problema è che questo è lo scenario più verosimile. Resta dubbio se “l’immagine internazionale del tempio della lirica” possa essere “ulteriormente danneggiata”, e se sì, quale sia lo scenario che più rapidamente porterebbe a un simile risultato.
Appunto. Io penso che l'”immagine internazionale etc…” ne uscirebbe rovinata se nonostante quello che è successo lo confermassero.
Concordo assolutamente. Se poi le voci di corridoio si confermano, le scelte “pereiresche” in fatto di cast hanno del grottesco, peggio del peggio.
Secondo me un qualsiasi “buon amministratore” (alla Vergnano, mi si passi il nominativo) potrebbe tutt’oggi recuperare nel magazzino della Scala fior fior di allestimenti che stanno ad ammuffire e nel contempo farne di nuovi, cercando poi di vendere il prodotto italiano e non di importare i catorci d’oltralpe.
A costo di passare per passatista e retrogrado, penso che si faccia un gran polverone per giustificare, come sempre ed in nome della Kultura, il solito magna magna.
E alla Scala, se si programma bene, se si scelgono i cantanti giusti per i ruoli più adatti a loro, vengon tutti. I “buhh” ormai li prodigano a Vienna come a Berlino ed a Dresda, basta con le fandonie!
Buona giornata e … buon Kau Kau questa sera 😉
Eh mi sa che kau kau salta stasera….. dovrei far la fila per il loggione ma non so dove piantare l’auto in tempo per essere alle 17 in zona biglietteria.
certo ragazzi che fare un’assemblea condominiale con voi
scusino lorsignori, ma forse pererira ha seguito il chiaro germanico esempio di barenboim, che vende alla scala a prezzo pieno le creazioni del teatro berlinese da lui diretto…
Mio caro Otto mutiano…..heheh, mi pare che scala abbia sempre coprodotto con unter Den Linden, posto che si sa che Milano paga con grande generosità…..
cara donna giulia,
il quasi-gemellaggio cui si è assistito di recente mi pare cosa diversa da coprodurre di tanto in tanto. e nell’ultimo anno mi pare un gemellaggio… se poi vogliamo ridere, la scala ha venduto il proprio Ring come il primo in europa, dimenticando lo stesso identico fatto appunto (prima) a berlino e, vado a mente, uno di parigi.
Per tornare all’era precedente lissner e barenboim: muti si faceva pagare bene (molto bene), senza ricorrere a mezzucci, mi pare. Altri tempi forse, ma almeno i costi se uno si prendeva il bilancio erano abbastanza chiari. ora invece si abbassano lo stipendio da un lato e dall’altro si fanno che so, una consulenzina, due dirittini d’autore, una coproduzione pagata due volte invece che divisa a metà…
Il maestro spesso pensava giusto ma il modo di realizzazione gli fu fatale….si sa….peccato…
verissimo cara donna giulia, verissimo.
però fatale no, dai! fa ancora cose decenti in giro… se vuoi venire a vienna al musikverein il 1′ novembre a sentire il requiem verdiano con la CSO, un posticino te lo trovo volentieri
Dovremmo anche analizzare parabole come il fantaparco della musica di Valencia, il vortice in cui è finito il liceu, il crollo di bayreuth……ma si va avanti con gli stessi sistemi, finché dura dura…e mi arricchiscono, e poi muoia Sansone e tutti i filistei.!…
il crollo di beirut deve essere colpa di dell’utri! (scusa ma ho riso troppo leggendo che è a beirut su incarico di berlusconi cui putin ha chiesto un aiuto per sostenere la candidatura di un membro della famiglia gemaiel…). A parte gli scherzi, tra i CHI L’HA VISTO se va avanti così ci finiranno tanti altri, anche nomi di gran pregio
Anche noi da tempo chiamiamo bayreuth BEIRUT hahahah
leggendo la Stampa di oggi si intuisce che tutto finirà a tarallucci e vino e che Pereira rimarrà trionfante in Scala.
concordo; il cda del teatro avvallerà l’operazione, un po’ per menefreghismo, un po’ per interesse, un po’ per ignoranza, poco ma sicuro….in ogni modo scaricare i debiti di una gestione sgangherata sull’esercizio successivo, è un operazione degna degli amministratori Alitalia degli ultimi 15 anni….
Tra l’altro, e tra le mille ed una cose che si tacciono, mi hanno confermato tecnici che lavorano all’interno del teatro che gli allestimenti concepiti per il palcoscenico salisburghese dovrebbero, di fatto, essere rifatti di sana pianta per entrare nelle dimensioni più ridotte, e comunque differenti per larghezza, di quello della Scala. Con costi aggiuntivi “all’affare” proposto da Pereira che non è facile valutare né preventivare.
L’idea di acquistare il “geniale” Falstaff di Michieletto, in quanto ambientato nella milanese Casa di riposo G.Verdi, pur avendone appena coprodotto quello di Carsen visto la stagione scorsa, la dice lunga sugli interessi clientelari del Monsù Alexander. Che continua a non prendere sonno la notte pensando ai “buhhh”!!!!
😀
NEW YORK TIMES:
Alexander Pereira was chosen to lead La Scala starting Oct. 1. Credit Lisi Niesner/Reuters
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ROME — Alexander Pereira hasn’t even begun his first season as general manager of La Scala and his stewardship is already generating controversy. Mr. Pereira, who is scheduled to take over the Milan opera house on Oct. 1, signed an agreement to buy four productions for La Scala from the Salzburg Festival, where he is the director, without the approval of the Italian authorities, according to La Scala and the mayor of Milan.
Just a few weeks after Mr. Pereira presented his plan for the 2015-17 seasons to La Scala’s board of directors in late March, which included all four productions, the Austrian news media reported the purchase of those productions from the Salzburg Festival.
“I learned about this affair from the papers, and immediately asked for a written report from Mr. Pereira on what happened,” said Giuliano Pisapia, Milan’s mayor and the chairman of La Scala’s foundation, in an email. Mr. Pisapia said the theater had started an internal investigation.
The board of the foundation has executive power and control over the opera house’s leadership, including the authority to both hire and dismiss the general manager. Mr. Pereira was appointed under this rule in November; as of this year, Italy’s Culture Ministry is also involved in the decision making.
“Should incorrect behaviors emerge, I will take the proper and due measures,” Mr. Pisapia said, without specifying what they would be.
The outgoing general manager, Stéphane Lissner, has also entered into co-productions with foreign opera companies, but Mr. Pereira’s purchase of several operas before he has officially taken over has incited complaints from more than one faction in Milan. Besides questioning the agreement’s legality, critics have voiced concerns both about diminishing La Scala’s prestige and the process of adapting productions to La Scala from the much larger stage of the Salzburger Festspielhaus.
A union official, Giancarlo Albori, who represents the vast majority of La Scala workers, said: “We are in disbelief. If it was all confirmed, it’d be extremely serious. I can’t see how La Scala, one of the world’s leading theaters and performers, would want to do that.”
Part of the issue for the union is that Mr. Pereira is choosing to look outside for new productions instead of using La Scala’s own artistic resources.
Critics in Milan have called for Mr. Pereira’s resignation, including Forza Italia, the center-right opposition party in Milan’s City Council.
“Do we know whether Mr. Pereira received a bonus, for example, for keeping Salzburg’s balance sheets in order?” asked Fabrizio De Pasquale, Forza Italia’s group leader in the City Council, in a phone interview, suggesting that Mr. Pereira authorized purchases because he might have run deficits at Salzburg — an unproven allegation. “Just think about the image damage. We do demand Pereira’s resignation.”
Until Mr. Pereira takes over at La Scala, he is serving as its consultant. In that position, said Carlo Maria Cella, the theater’s spokesman, he did not have the authority to authorize the purchase of productions. Only the superintendent and the board of directors have that power, he said.
Mr. Pereira, however, said by phone from Milan that he approved the purchases and that the Italian law requiring approval from the acting general manager is at odds with practices in countries such as Austria, Germany and England, where a letter of intent between an incoming general manager and an artist or organization is considered legally valid.
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“I have to be in Lissner’s office three minutes after I arrange something with an artist,” he said of Mr. Lissner, whose term as general manager expires on Sept. 30. “It is physically not possible. I have to sign five to six hundred contracts for a single season. One is constantly behind, because in the moment that we have closed an agreement, it is valid in every other European country.”
In the case of one of the four productions, Wagner’s “Die Meistersinger von Nürnberg,” Mr. Lissner wrote a letter approving La Scala as a co-producer under the auspices of his role as “directeur délégué” (incoming director) to Paris Opera, where the opera will travel in 2016. “It is implicit in that agreement that it is O.K.,” Mr. Pereira said.
The Salzburg Festival’s president, Helga Rabl-Stadler, maintained in an interview with an Austrian radio station that the legal situation is “very clear,” saying, “a designated intendant has the right to submit letters of intent” and called the purchases a “win-win situation” for both institutions.
Mr. Pereira said in an interview with the Turin-based daily La Stampa on Wednesday that the Salzburg Festival spent 4.1 million euros ($5.66 million) on the four productions, and La Scala will pay only €660,000 ($893,000). He said that he has chosen the best productions from the Salzburg Festival — “Die Meistersinger,” Mozart’s “Lucio Silla,” and Verdi’s “Falstaff” and “Don Carlo” — and that he would distribute the performances over four years.
He also expressed the wish to bring three more productions from Salzburg to Milan: Kurtag’s “Finale di Partita,” Strauss’s “Der Rosenkavalier” and Verdi’s “Il Trovatore.”
“In four years, my predecessor has imported four shows from Salzburg,” Mr. Pereira told La Stampa. “Nobody screamed out loud it was a scandal.”
Asked if there was not a conflict of interest in the case, Mr. Pereira said: “This is called opportunity. Salzburg has some beautiful productions that will not be performed on stage anymore. La Scala buys them at a bargain price. Where is the scandal?”
But Mr. Pereira’s clarifications did not seem to appease Milan.
Italy’s Culture Ministry has requested a report to explain the details of the affair and is expected to examine the documents by the end of April. As of this year, the ministry has the power to appoint, and revoke, the powers of all the superintendents at Italian opera foundations.
Anche imgiornali francesi ne hanno parlato. Ed ancora alcune testate austriache. Si afferma anche che l’operazione sarebbe stata già iscritta a bilancio….
http://www.salzburg.com/nachrichten/spezial/festspiele/salzburger-festspiele/hinter-den-kulissen/sn/artikel/heikle-situation-fuer-pereira-nach-verkauf-von-opern-102648/