Ormai da tempo nota la composizione della stagione 2008-2009 nei maggiori teatri spagnoli (Real di Madrid, Liceu di Barcelona, Opera di Bilbao, Campoamor di Oviedo, Pérez Galdós di Las Palmas), il panorama iberico si prospetta, al pari di quello francese e londinese analizzato da Duprez, a dir poco desolante. Non certo per la quantità di proposte, sempre e comunque superiore a quella di teatri italiani dalle risorse altrettanto (se non più) importanti, bensì per la qualità di un’offerta che assai di rado coniuga arditezza di proposte e lungimiranza di distribuzione vocale, per tacere di quella artistica in senso lato.
Basta uno sguardo ai titoli per accorgersi della poca fantasia dei curatori dei cartelloni: se fra gli autori premozartiani fanno timidamente capolino solo Monteverdi, Purcell (la solita Dido & Aeneas) e Haendel (con schiere di baroccari, sul palco e in buca), di Mozart impera la trilogia dapontiana (nessuna traccia non dico dei capolavori seri, ma ben più banalmente dei Singspiel), Rossini è limitato al canonico Barbiere (a Oviedo, con un Almaviva che è squittente caricatura di un tenore di grazia) e Donizetti alle opere comiche (Don Pasquale, affidato per giunta ai partecipanti di un workshop del Teatro Real istruiti da Ernesto Palacio [sic], e Figlia del Reggimento). Se Verdi è maggiormente presente e risponde all’appello il solito Janacek (ormai il vero autore à la page di questi anni), Bellini e Gluck mancano del tutto (assenti non dico Norma o Pirata, bensì i più abbordabili Capuleti), Wagner e Strauss sono ridotti ai soliti titoli (soprattutto il secondo, con l’ennesima Arianna a Nasso dal cast ben poco attraente) e di Puccini, malgrado le celebrazioni, si vedranno Turandot e Bohème (titoli non proprio bisognosi di riscoperta). Persino l’opera francese, a eccezione della “sivigliana” Carmen (peraltro incautamente affidata a una Ganassi che non ha certo lo charme richiesto dal ruolo, per tacere del resto), latita. Importante, come usa dirsi, la presenza di titoli novecenteschi e/o inediti, specie in teatri come il Real e il Liceu, ma ci sono forti dubbi sulla qualità del canto che simili titoli possano richiedere e conseguentemente proporre al pubblico.
Non che negli altri repertori le cose vadano splendidamente, per inciso, attestato che i più quotati interpreti di un ruolo da vertigine come Riccardo nel Ballo in maschera sono rispettivamente un tenore dalla voce un tempo magnifica e ormai appannata e dal forfait facile e un microbico cantante assai più adatto a Paisiello che non agli eroi verdiani, frequentati con stolida assiduità anche sulle scene dei nostri teatri. Per non parlare del Duca di Mantova, altro ruolo a forte rischio di rinunce last minute, schiacciato com’è fra tenori di brillante ascendenza contraltina che poco o punto sanno di vocalità e accento verdiani (e che per giunta faticano assai sul passaggio e oltre) e voci deliberatamente bloccate allo stato brado, malgrado un’agenda che porrebbe seri problemi anche a cantanti tecnicamente ben più ferrati.
Non si creda però che la corda tenorile sia l’unica a conoscere serie difficoltà nel repertorio verdiano: in campo femminile assistiamo a un’altalena di orchi e passerotti, voci liriche un tempo dignitose, quando non sontuose, ormai svuotate e rinsecchite, precocemente senili nel timbro e nel vibrato, quando non svociate e ululanti senz’altro.
A proposito di difficoltà. Non sfugge certo che il teatro di Bilbao, saggiamente, ha scritturato per opere di grande richiamo come Figlia del reggimento e Carmen due cast, il primo “all star” e il secondo di giovani di belle speranze: è bello avere fiducia nelle nuove leve, ma, alla luce di recenti prove (e mancate prove) delle massime star mondiali, abbiamo ragione di credere che non sia tanto la fiducia ad animare i responsabili dell’iniziativa, quanto il timore di non avere un rimpiazzo pronto in caso di abdicazione in extremis.
Un dettaglio curioso, nella follia generale, è il debutto di una baroquiste di lungo corso e provata fede come Véronique Gens nei Maestri cantori di Norimberga (Liceu di Barcellona). Come possa una voce delicata (per usare un termine neutro) e avvezza agli striminziti complessi “su strumenti originali” pensare di oltrepassare le bordate dell’orchestra wagneriana, è cosa difficile da comprendere. Peccato che a dirigere l’opera non siano stati convocati filologi del calibro di Herreweghe o Spinosi, essendo il tutto affidato a un più tradizionale – ma assai meno chic – Sebastian Weigle, cui spetterà l’arduo compito di non ridurre la Gens a una mima. Il percorso inverso percorre invece, nel medesimo teatro, Vesselina Kasarova, dai troppo onerosi eroi en travesti del melodramma rossiniano e belliniano al più abbordabile Nerone di Monteverdi. Spericolata invece Patrizia Ciofi, quasi afona nei recenti Capuleti parigini: le stagioni spagnole la vedranno impegnata come Gilda, nel debutto come Cleopatra nel Giulio Cesare haendeliano (una parte sontuosa e virtuosistica che le sarebbe stata forse dieci anni fa, e nemmeno allora perfettamente) e in un concerto-omaggio a Puccini, al fianco di colleghi del calibro di Paoletta Marrocu, Maria Guleghina e Roberto Aronica (è il caso di dire: povero Puccini).
E a proposito di concerto, gli amanti del “nuovo che avanza” non si faranno certo sfuggire le rinnovate esibizione di pezzi di storia del canto come Jaime Aragall e Juan Pons (quest’ultimo ormai assurto al rango di reperto archeologico). E infine, ça va sans dire, Edita Gruberova, impegnata al Liceu in due concerti solistici, uno con orchestra, dedicato alle arie di bravura di Mozart, e l’altro liederistico, con accompagnamento di pianoforte. Ma quella della signora Gruberova è una lezione di tecnica ferrea e conseguente longevità vocale che molte colleghe (e colleghi) paiono prendere in scarsa considerazione.
Gli ascolti
Beethoven – Fidelio
Atto II: Gott! Welch Dunkel hier – Wolfgang Windgassen
Donizetti – La fille du régiment
Atto I: Pour mon âme – Chris Merritt
Monteverdi – Il ritorno d’Ulisse in patria
Atto I: Di misera Regina – Gabriella Gatti
Rossini – Il barbiere di Siviglia
Atto I:
Largo al factotum – Armand Crabbé
Dunque io son – Ewa Podles & Mikael Melbye
Verdi – Rigoletto
Atto II: Parmi veder le lagrime – Rockwell Blake
Verdi – Un ballo in maschera
Atto I: Di’ tu se fedele – Tino Pattiera
Wagner – Tannhäuser
Atto III: O du, mein holder Abendstern – Herbert Janssen
Il recital di Aragall e Pons è caduto del cartellone… Sembra che per problemi di salute di Argall
PS: Escusate il mio italiano…
grazie per la precisazione!!!
scrivete tutti nella vostra lingua: non c’è problema. Magari tradurremo noi
a presto
gg
Ciofi afona?! She was wonderful as Giulietta in Paris!!!
Hai ragione!
Meglio dire afonoide, con la voce piena d’aria: ho asistito ad un Crociato in Egitto a Venezia impressionante sotto questo punto di vista. Tralascio la sua Stuarda…
Il duetto della Linda di Chamounix nel disco recentissimo di Florez è un esempio chiarissimo di senescenza avanzata.
Comunque varie fonti ci hanno informato di Capuleti parigini imbarazzanti, a maggior ragione perchè il ruolo sarebbe adattissimo a lei.
Ti invito ad leggere i fori francesi in merito.
saluti