E anche in questa occasione ci siamo persi un altro divo sul massimo palcoscenico milanese. Certo, mi sarebbe piaciuto raccontarvi qualcosa sugli sviluppi vocali di Rolando Villazon, sulla sua prestazione alle prese con Fauré, De Falla,Verdi e Donizetti, e magari sulla (solita) reazione del pubblico…Poco male: come sempre ad un “pacco” lanciato da un cantante il Corriere della Grisi sa come reagire. Soprattutto se si tratta di un “pacco” delle grandi occasioni!!!
Eccovi dunque la nostra consolazione (sicuri che non sarà né la prima né l’ultima): un concerto, umile, breve, semplice, senza pretese, senza le solite e noiose intenzioni “acculturatrici” dei teatri d’oggi, senza quei programmoni con nomi che a guardarli mettono soggezione. Insomma, semplicemente, un concerto da ascoltare ma soprattutto da godere, affidato ad una voce che di godimento ne dà e tanto: Tito Schipa, alle prese, in questa occasione, con splendidi e seducenti tangos argentini ed alcune deliziose rumbe e canzoni messicane e spagnole. Un repertorio di seconda classe, un repertorio troppo semplice, troppo volgare, diranno alcuni? Bene parlino pure, ma certo, tale è se affidato a ugole come quella di Rolando Villazon e le cui prove con questo repertorio, testimoniate da un recente disco, non hanno fatto altro che ripetere quello che già si è detto fino alla nausea sulla sua infelice voce. Ma se affidato a Schipa, beh, diventa ben altro…
E dunque, ascoltiamo Tito Schipa, un tenore che ci insegna con straordinaria semplicità, naturalezza e sincerità l’arte del sedurre con la voce: ci insegna come coinvolgere, come appassionare, come affascinare, come incantare e come commuovere, ci insegna la differenza tra il parlare e il porgere con grazia, tra il cantare con una voce piatta e vuota e il cantare con una voce viva, appassionante e ricca. Insomma ci insegna, come sempre, il vero e unico Canto.
Manuel García
Bis
Che bella dichiarazione d´amore, caro Garcia! Detto benissimo – l´arte di Schipa è l´arte del sedurre. Anche se non dotato eccessivamente di madre natura – cantante immenso!!! Uno dei miei tre cantanti preferiti di sempre.
E anche uno dei miei. Schipa è un’ esponente dell’ arte “lunare”, come i Picasso blu o Jean Louis Barrault in “Les enfants du Paradis”…
E, come scrisse un suo (di Schipa)contemporaneo, “quel soldo di cacio” seduceva e come bellissime signore…
Beh, se questa è la consolazione per ogni forfait…speriamo che alla Scala non venga nessuno! 😀
Grazie del post, purificante.
Cordialmente.
che bello – ovviamente su Schipa siamo tutti d´accordo.
Non conoscevo “Oraciòn Caribe” di Agustin Lara, che meraviglia e che dolcezza nella voce dell’intramontabile Schipa. Insuperabile anche nella dizione perfetta, ma con una impercettibilmente dolcemente cadenza italiano-latino americana, che espressività, che legato. Ma possibile che nessuno lo prenda ad esempio?
Mahh…
Grazie per i bellissimi ascolti che irradiano una grigia giornata milanese.
NESSUNO LO PRENDA QUALE ESEMPIO, ma sai: Schipa, come la Sutherland, la Stignani sono assolutamente inimitabili e sarebbero modelli di tecnica e di gusto assoluti, ma sono troppo difficile da initare perchè troppo perfetti. Si imitano solo i difetti vedi imitatori del Monaco ed imitatrici Callas.
Nessuno è “troppo perfetto”, nemmeno la Sutherland. La sua dizione fangosa mi ha sempre dato fastidio ( un po’ più o un po’ meno a seconda del repertorio ) , come certe sue inerzie interpetative. Un modello di tecnica e gusto assoluto deve comprendere anche una pertinente valorizzazione della parola scenica, cosa che a Schipa riusciva in modo fenomenale.
@nonsonovecchiomarobusto, Oraciòn Caribe è una delle più belle canzoni latinoamericane, scritta da un grandissimo compositore disprezzato fino all’eccesso dalla cultura eurocentrista, Agustin Lara. Sul come la canta Schipa, beh, io ho provato a trovare aggettivi, parole che postessero spiegarlo, ma come sempre non basta. Insomma, è il Canto. Dico solo che è il mio tenore preferito. Mi emoziona sempre quel “piedad,piedad para el que sufre, piedad, piedad para el que llora” e quando continua “un poco de calor de nuestras vidas”. Wow, è meraviglioso!
E’ un tenore difficile da imitare sia perchè come ha detto giustamente Donzelli è troppo perfetto, ma anche perchè rappresenta un canto che oggi non sarebbe ahimè compreso e apprezzato né dal pubblico né, cosa ancor più grave, dai giovani cantanti. D’altronde, a furia di ascoltare ed applaudire Kaufmann e Villazon…
correggo il tag e mi scuso, @sonvecchiomarobusto
Infatti, ho scritto “prendere ad esempio” non “imitarlo” 😉
Per altro c’è un tenore che ha cantato e canta le canzoni e le operette “alla Schipa”, essendo un suo grande ammiratore, ma senza la pretesa di imitarlo. Max René Cosotti, uno dei beniamini del pubblico al Festival dell’Operetta di Trieste. Ho recuperato di recente LA BAJADERA di Kalman (1985) dove, in coppia con Tiziana Sojat la figlia di Alda Noni, seduceva il pubblico per l’eleganza della figura e per un legato suadente con un canto tutto a fior di labbra, ma che si spargeva e raggiungeva ogni angolo della grande sala del Politeama Rossetti.
Però avete perfettamente ragione: ormai gli “assuefatti” ai Kauffmann, ai Grigolo, etc. non gradirebbero più quella maniera di porgere la voce.
Figuriamoci, considerano “antiquato” un Kraus rispetto al WERTHER del bel Jonas!!!
Un altro che “seduce” le masse, ma perchè usa la “tecnica del capezzolo” lanciata da Cura ed ora ripresa più o meno da tutti 😀