Quarto appuntamento. La scena, ma alcuni direbbero sceneggiata, fra Tosca e il barone Scarpia registrata da Emma Carelli e Mario Sammarco è un assoluto modello di interpretazione del melodramma verista. Per anni siamo cresciuti, educati al principio che la Carelli cantasse senza tecnica e senza gusto, indulgendo ad effetti plateali. Che la Carelli ed al seguito Sammarco recitino la sceneggiata è in parte vero. Ma lo fanno a ragion veduta e primo luogo la situazione ovvero un lascivo e laido nobilastro, capo della polizia, che vuole Tosca (detto elegantemente), dall’altra donna isterica e bigotta nel contempo, del tutto irrazionale che deve salvare l’amante. E poi lo spartito che su alcune frasi indica “quasi parlato”. Mai il melodramma aveva sino a Tosca conosciuto un simile parossismo. Pensiamo ad altre donne desiderate da un potente, che rifiuta, come Paolina di Poliuto e Dorliska del lavoro rossiniano e la situazione drammatica e vocale è ben diversa .
Diversa perché in Tosca è esplicita la tentata violenza, perché i personaggi non si affidano alle forme chiuse del melodramma ottocentesco nel manifestare i loro sentimenti.
Allora fuori del personaggio coturnato o, comunque, nobile e di alto lignaggio le espressioni forti e spontanee del soprano napoletano sono giuste sotto il profilo interpretativo, consone alla novità contenuta in un noir quale è Tosca, preceduto anche da Fedora dove la Crelli dava il meglio di sè. E aggiungo sono una deliberata scelta interpretativa. La conferma è nell’esecuzione del vissi d’arte della Carelli medesima la quale si ricorda e ci ricorda che le era stato insegnato a cantare, a colorire ed a smorzare quando la situazione drammatica lo imponeva. Possiamo,poi possiamo dissentire dai suoni aperti e parlati della cantante napoletana, ma dobbiamo riconoscere a lei, piuttosto che ad una compassata Emma Eames, la qualifica di interprete, ovvero di essere artista rispettosa, secondo i canoni del tempo e la propria estroversa sensibilità, della poetica dell’ autore supportati da argomenti per loro ovvi e per noi, a distanza di un secolo, oggetto di riflessione. Riflessione, che in parte, smentisce la vulgata.
4 pensieri su “Interpretare a 78 giri, quarta puntata: Emma Carelli e Mario Sammarco.”
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Quando parlerete di Giuseppe Pollastri e Luisella Seprealverde, noti e storici interpreti de “La sciamannata” di Francesco Celeste?
quando tu imparerai l’educazione!
Grazie molte per questo splendido viaggio nel mondo del canto a 78 giri. Mi auguro di leggere qualche altro contributo. Complimenti.
Effettivamente la Carelli e Sammarco sono alquanto esagitati ed eccessivi. I parlati e gli urlati sono un po’ troppi. Vabbè che trovare un soprano che canti e non parli il “Quanto?” è merce rara anche oggi… Ed è materia di riflessione come Tosca dopo pochissimi anni dalla prima fosse già stata assimilata a titoli del verismo più spinto.
Ciò che in un certo senso è più impressionante è sentire il baritono che alterna brani cantanti con un vero canto di scuola a risatazze becere, che sarebbero eccessive anche per un Tonio infoiato di provincia. Evidentemente questo era il cattivo gusto allora imperante in certi ambienti teatrali musicali. Ogni epoca ha i suoi cattivi gusti. Quelli dell’oggi li sappiamo.