Un sito che si occupa di opera e talvolta del mondo contiguo all’opera deve, mentre se ne celebrano in una delle chiese più milanesi le esequie, commemorare Valentina Cortese, che, nello stato civile di vedova de Angeli Carlo, ribadisce la propria milanesità.
La Cortese appassionata di opera e non per la narrata storia amorosa con de Sabata era una rosea ed appariscente presenza ad ogni 7 dicembre. Indossava abiti di grandi griffe accompagnati da comode ciabatte in tinta. Questa all’apparenza la Valentina, come la chiamavano le damazze frequentatrici di ogni teatro aggiungendo che la Valentina era un po’ “posona”. Nel linguaggio della media ed alta borghesia milanese, che non dice gay, ma de l’autre côté, è posona la signora, che accentua se stessa nel vestiario e nel linguaggio. Ma questa era, insieme a certe affettazioni di dizione e di scansione, l’aspetto esteriore della Valentina. Certo il personaggio spesso aveva o sembrava avere il sopravvento sulla attrice, che non era paragonabile a certe colonne portanti del teatro italiano come la Ferrati, la Morelli, la Brignone, attrici sempre e solo da teatro o quasi.
Eppure fu attrice di prosa, di cinema, non disdegnò gli sceneggiati televisivi. La sua Giovanna dei macelli era sofferente e provata, ma non eterea e un po’ leziosa come la Gerda Buddenbrook dello storico sceneggiato di Fenoglio. L’elenco delle esperienze professionali ed artistiche di Valentina Cortese coinvolge i più grandi nomi italiani, francesi ed americani. Poi, come nel caso di un’altra variegata attrice come Alida Valli il cinema americano risultò molto stretto alla defunta. In fondo le più grandi attrici italiane, quelle vere con l’America si trovarono nella condizione della toccata e fuga. Il cinema americano, ripeto, il cinema non poteva bastare ad Anna Magnani, Alida Valli e Valentina Cortese. Bastò ad altre. A Milano la Cortese trovava tutto. Non è campanilismo o provincialismo. Quasi inutile fare i nomi, in ogni campo dalla Wanda alla Maria, da Brecht a Testori. Oggi nulla o poco, ignoranza contrapposta se non a cultura certo a grande informazione ed attenzione a quello che accadeva nel mondo. Di quel mondo Valentina Cortese, che guardava tutto e tutti con sguardo sereno e dolce (ieri un necrologio del Corriere diceva che, rara avis, applaudiva sempre i colleghi) è stata una delle più longeve rappresentanti. Forse non la più grande, ma una delle più complete e sfaccettate. Ormai di quel mondo restano poche persone, anzi personaggi, molti documenti e per noi l’obbligo di riflettere e di imparare.
3 pensieri su “Valentina Cortese (1923-2019)”
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Una presenza fissa – e rassicurante – ad ogni prima che conta, non solo a Milano. Mondana e presenzialista, ma anche colta e intelligente. Raffinatissima. Spiace molto se ne sia andata. Rimangono, ormai, soltanto donne rifatte e volgari. Manca l l’intelligenza e la cultura….e si vede sempre più tragicamente. Riposi in pace
Oggi sul corriere Ornella Vanoni, diciamo rivale in amore, ne celebra classe ed intelligenza. Tutto vero quanto a classe ed intelligenza.
e – come appare evidente in Effetto Notte di Truffaut – infinitamente spiritosa.