La vedova allegra, prima rappresentazione 30 gennaio 1905, rappresenta l’ultimo canto dell’impero asburgico e della cosiddetta felix Austria, rappresentata in una Vienna, che già era assai più quella di Mahler, Freud, Klimt, della Secessione e di Otto Wagner, il canto di quell’altra Austria: la felix Asburgica Austria. Non dimentichiamoci che nel 1911 Strauss con i suoi personaggi e le sue situazioni del Rosenkavalier canterà già il fascino perduto dell’Austra Asburgica, pur essendo ancora felicemente regnante dal 1848 Francesco Giuseppe.
Travisare, non offrire al pubblico questa modalità rappresentativa, che riguarda non solo l’aspetto scenico, ma anche quello musicale sarebbe come voler imporre una Salome brutta, sgraziata, sporca, bitorzoluta ed allora mi chiedo perché dobbiamo, a costo di rinunciare a buoni od ottimi cantanti, sgraditi ai registi che impongono la scelta una Amina taglia 38, sentendosi nel giusto del rispetto della vicenda drammatica e per contro distruggere il mondo di vedova Allegra come ha fatto il signor Michieletto…
Quando al teatro An der Wien Lehar propose il proprio titolo esibiva ad un pubblico, in parte diverso da aristocrazia e dall’alta borghesia, habitués dell’allora opera imperiale, i saloni, lo sfarzo, la ricchezza di un paese fantastico, raccontando una storia assai prossima alla favola, basata come è sull’innamoramento, sul fascino sia maschile che femminile, sull’evocazione di atmosfere e paesi lontani, che poi sono quelli del grande impero.
Questo è, accompagnato da una grande inventiva musicale e da una varietà drammaturgica esemplare, il messaggio della Vedova allegra. Nel momento in cui l’ambasciata del paese mitico diventa un ufficio di una banchetta con copiature dello stile razionale di Wagner (insomma le poste di St Polten e non quelle di Vienna), dove opera un Danilo travet che per usare un po’ di metafore milanesi è “sporch e unt”, in cui il ricevimento all’ambasciata è una squinternata festa di bovari da film di Travolta, dove le ragazze sono dedite a sculettare e mostrare poco avvenenti prosciutti senza essere minimamente le favolose ballerine dei musical americano significa essere un impostore, che ruba il poco danaro dei contribuenti complici e manlevatori direttori di teatro, che il loro mestiere non sanno fare. La tradizione, la fedeltà alle indicazioni registiche e coreografiche di libretto, con buona pace di questi signori, non è merda, ma è il sostegno e la diretta emanazione del pensiero dell’autore. Un conte Danilo bello ben vestito con uno sparato perfettamente e rigidamente inamidato, una Hanna, che scopre i fremiti ed i palpiti dell’amore (e non è la adolescente cui “spurisna la passerina” sempre per razziare il sommo Porta), forse sconosciutole con il primo straricco marito avvolta in abiti da grande sartoria sono quello che Lehar voleva e che la musica descrive.
Se l’autore ha pensato ad una presenza parlante molto forte, sostituirla con una specie di sinistro cassamortaro silente non è innovare, è essere ciarlatani. L’aspetto di questo Danilo era da uomo senza qualità o per ricorrere ad un altro grande lombardo ( Piero Chiara) da Pattavuncia. Solo che nella storia della cultura l’uomo senza qualità è all’opposto del conte Danilo ed il pattavuncia è un oscuro personaggio di una storiella di paese, narrata nel Pretore di Cuvio. Tutti perfetti tutti da ricordare e conoscere, ma tutti da rispettare nel posto che storia ed autore hanno loro assegnato.
Tutto da sottoscrivere. Esecuzione letale, noiosa, priva di verve e di spirito. Voci e direzione non certo memorabili (eufemismo). Messa in scena noiosa, apoteosi del già visto, con teatro di regia tardivo in salsa italica (anche se meno letale che in altre messinscene di Michieletto, id est Dannazione di Faust) e tutt’altro che divertente.
Voci e direzione non certo memorabili, mi pare di aver notato anche dei tagli alquanto strani.
LA Vedova allega dell’Opera di Roma (rimanendo in tempi recenti) è sempre questa:
https://www.youtube.com/watch?v=6wT7N0x5bzY
Se poi vogliamo una Vedova infedele all’originale, meglio questa: https://www.youtube.com/watch?v=_WxdT1p3sPM
Almeno è di gran classe!
PS. Certo che la vecchia edizione televisiva diretta da Maderna con la Gueden e Macario soffre di un adattamento televisivo del libretto a dir poco spaventoso e una regia di gusto veramente vecchio con gag di gusto discutibile (anche se non al livello di discutibilità dei quelle made in Michieletto), spostamenti ed adattamenti di pezzi, però la direzione era di un maestro di alto livello, la protagonista era splendida, avendo sia la voce sia la figura adatte per la parte, e Macario come Njegus era fenomanale.