Una stagione piccola e provinciale nel senso deteriore del termine come quella oggi presentata alla Scala non merita una analitica disamina. Diciamo, senza scendere nei dettagli, che meriterebbe tante e giuste riprovazioni dinnanzi ad ignoranza, limitatezza di scelte soprattutto per gli esecutori e provinciali ovvietà, che popolano la provincia svizzero tedesca. Ci limitiamo ad alcune spigolature. Un grande teatro decide di inaugurare con un titolo del grandissimo repertorio come Tosca e non riesce a rendere noto il nome del protagonista maschile. Diciamo che due nomi si erano fatti e uno è stato piazzato su altro e più agevole titolo e l’altro ha dato prova di malanni reali ed immaginari, che forse giustamente hanno suggerito di desistere e lasciar maturare i tempi per offrire, ne siamo quasi certi, il sicuro approdo al signor Netrebko per altro sopravvissuto ad un ruolo come Chenier assai più oneroso del pittore pucciniano.
Ci sono poi secondo la miglior tradizione teutonica “di amare i nostro vecchi artisti che hanno fatto il nostro teatro” dosi ancora massicce di Leo Nucci e Placido Domingo. A quest’ultimo, poi, è dedicata una serate di stile grandi teatri del circuito internazionale per i suoi cinquant’anni di Scala. E questa è proprio una caduta di stile perché la Scala non sentì il bisogno di offrire l’addio al palcoscenico (avvenuto se non difetta la memoria nella vicina Torino) a Mirella Freni che in anni non lontani ed anch’essi di poche idee e poca realizzazione risolveva con Otello, Bohème, Boccanegra e Falstaff almeno due o tre spettacoli di quelle stagioni, che è bene dimenticare.
Un tempo, poi, la Scala aveva il proprio baritono od il proprio mezzosoprano ufficiale. Basta scorrere le cronologie scaligere riferite a Carlo Galeffi, Mariano Stabile, Ebe Stignani o Giulietta Simionato per capire, nel bene e nel male in che cosa consistesse in questo teatro tale forma di monopolio. Oggi abbiamo Luca Salsi, che passa da Scarpia a Renato del Ballo
o peggio ancora Violeta Urmana con un passato di soprano (ricordate la fischiata Lady Macbeth?) oggi Azucena e Ulrica, due caposaldi della vocalità verdiana in chiave di mezzosoprano contralto. Una simile voce proteiforme è documentata solo con la Matzenauer al Met quale Isotta, Brangania, Contessa Almaviva, Cieca e Laura Adorno.
Quanto ad aver trovato il soprano ufficiale del teatro la Scala si illude di aver fatto centro con la Hernandez che fu Gioconda a Piacenza, che ha traccheggiato quale Odabella nella passata apertura di stagione e nella futura indosserà i panni di Amelia e Gioconda, come può essere avvenuto nel passato per voci sontuose quali la Milanov, la Cigna e la Cerquetti.
Una chiosa la proposizione di un titolo così peculiare come Amore dei tre re. Ci vorrebbe la grande voce di basso profondo alla de Angelis o alla Lazzari ed abbiamo quella di Furlanetto che di Archibaldo ha solo gli anni e soprattutto abbiamo la direzione di Carlo Rizzi che aveva già dato magistrale prova di non saper gestire gli infiniti colori, la verbosa sovrabbondanza orchestrale di questo repertorio con “La cena delle beffe”. Non oso immaginare con un testo dove il sapore del peccato è alquanto calcato e servito con doviziosa pruderie che cosa tirerà fuori la fur del baus, di cui si ripropone un pessimo Tannhäuser sbeffeggiato anni or sono e che presenta anch’esso nei ruoli protagonistici la portio debita di senescenti e omette i promessi grandi direttori. Insomma ti resta la pietanza, ma è un surgelato assemblato e non l’alta cucina.
Taccio del belcanto rossiniano sempre comico e mai tragico con cantanti che hanno tanto faticato nella Gazza Ladra, di Handel affidato a pseudo cantanti e surrogati di castrato perché francamente ne ho le scuffie piene a vado a sentirmi una breve selezione di Gioconda quando sulla piazza di Cremona si celebrava il centenario Ponchielliano, i compaesani del baritono Mario Basiola, nativo di Annicco paese della bassa cremonese e la Petacci del ras di Cremona al secolo Roberto Farinacci e la grande Gianna Pederzini, proposta non solo nel ruolo della Adorno, ma in quello suo proprio e peculiare di Carmen.
….la Hernández farà anche Tosca…giusto per non farci mancare nulla. A mio modesto parere il Ballo é impresentabile e Bostridge nella Semele una farsa….taccio sul resto!!! Complimenti vivissimi agli agenti degli …artisti
Se vuoi fare un interessante gioco guarda gli agenti dei cantanti che vanno per la maggiore e vedrai che sono due o tre e poi guarda dove hanno sede le loro aziende. Sai in una sera piovosa, per non sentire che tutti hanno vinto le elezioni
Ma Nucci bisserá la Vendetta? Eh? Come dite? Ah, canta Germont padre? Fa lo stesso, lui bissa sempre la Vendetta 😂😂😂
Anche a me è preso un colpo, vedremo e vivremo. Ma il “surrogato di castrato” è la Bartoli,? Son dieci minuti che rido. Non mi disillusa Donzelli, che se non la prendo in ridere la vedo scura..Vale
Spesso si ride ai funerali e non per mancanza di rispetto verso il defunto ed il dolore, ma proprio per esorcizzare il dolore e la disperazione
no Tancredi, il surrogato di castrato è il controtenore!!! La Bartoli è altro….e devo starmene zitto
Dopo aver letto il commento di Donzelli sto leggendo il programma della stagione sul sito scaligero: una stagione davvero comica, Donzellone è stato fin troppo buono.
La Gioconda che copia da Piacenza i ruoli principali.
Evidentemente alla Scala poi:
1) Non rileggono ciò che pubblicano sul sito, se è vero che nella presentazione di GIoconda si legge: “perfetta materia per un regista dal talento narrativo di Davide Livermore che torna in chiusura di Stagione in squadra con gli scenografi di Gio Forma e la costumista Mariana Fracasso”.. “Gli scenografi di Gio Forma!? Che significa?
2) Applicano alla presentazione della sagione in modo radicale il detto evangelico “non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra” (Mt 6, 3), poichè a proporisto di Salomé, nell’elenco dei personaggi si legge:
Herodias Anna Maria Chiuri
mentre poco più sotto, nella presentazione, si legge:
“Forte l’attesa per il cast che include accanto alla protagonista Malyn Byström, reduce dal trionfo a Londra nella stessa parte, Michael Volle come Iokanaan, Marina Prudenskaya come Herodias e Roberto Saccà nei panni di Herode”.
Ma allora, chi è ‘sta Erodiade?
Peraltro Erode in tedesco si scrive Herodes e non Herode…
Vediamo quanto tempo ci mettono gli scaligeri ad accorgersi dell’errore ed a correggere il sito.
Poi lo stile delle presentazioni è insopportabile. Retorico, ridondante, risibile, da vendita televisiva di pentole in tv locale di terz’ordine per casalinghe mezze addormentate. Mi vien da ridere leggendo che c’è grande attesa per un cast che è stato presentato solo oggi. Manca fosse l’arrivo di Cristiano Ronaldo alla Juve…..
Un tempo a Piacenza cantavano anche Gigli, Merli, la Caniglia, l’ Olivero e magari dirigeva Votto
Questo Da Definire che canta Cavaradossi nella serata inaugurale deve essere un bravo tenore. Sono anni che lo vedo in cartellone nelle stagioni italiane
Ho preso la briga di vedere su YouTube il video della conferenza di presentazione….al momento del “da definire” Pereira fa riferimento ad un tenore ma non fa il nome …..asma …Manon…..(capito??) contattato ma rinunciatario….allora hanno pensato a un tenore italiano (ma non quello di cui tutti parlano (Grigolo?) e fra qualche giorno sarà ufficialmente annunciato…..come dice Aida: io tremo! Ho paura che ci sarà un bis per qualcuno già in cartellone…..
Infatti temo anch’io. Personalmente non ho particolari riverse su questa stagione, attendo in particular modo trovatore Tannhäuser e un ballo (se è vera la notizia voglio vedere i vestiti Dolce e Gabbana 😍 e la Hernández che ho sentito canta molto bene Morrò ma in grazia). Per un probabile bis di Alagna la cui voce non mi è mai piaciuta!
Che bello se foste voi a dirigere i Teatri, o se foste voi i cantanti e i direttori! Sarebbe tutto sicuramente più bello e diventerebbe una gioia andare all’opera! Chissà, magari un giorno succederà
Magari un giorno i professionisti (quelli sul palco come quelli dietro le quinte e in buca) torneranno a fare i professionisti, ovvero studieranno per migliorarsi, anziché buttare il tempo su Internet a insultare il pubblico, in assenza di validi argomenti contrari.
Lo spero vivamente, come spero che gli invidiosi e i frustrati la smettano di disprezzare il lavoro altrui.
gentile signor Francesco G, guadagnarsi il pane oggi non è facile e ben lo sappiamo TUTTI nessuno escluso quale che sia la professione che svolgiamo, posso anche, seppure con qualche maggior difficoltà comprendere il Suo amore per l’istituzione che quel pane e forse un lavoro, che Lei ama, garantisce. E qui però mi fermo e tengo a precisare che essere in una certa posizione ed avere un certo rapporto di lavoro non comporta in automatico insultare chi la pensasse differentemente da Lei con toni sprezzanti e maleducati. Atteso che Ella esercita la professione di musicista in quella che fu ad esempio l’orchestra di Enrico Minetti, per citare il primo che viene alla mente, studiare e conoscere quel passato (i nomi dei cantanti citati nel mio pezzo sono arcinoti e le loro registrazioni sul tubo pronte per essere sentite) che deve essere rispettato ed in nome del quale non si possono proporre i paletot rivoltati di cui la Sua Scala è oggi la maestra indiscussa.
Dirigere il teatro, cantanti e direttori? Ha dimenticato i registi, parbleu!
Non ho insultato nessuno, non era assolutamente nei miei pensieri. Mi chiedo solo il perché criticare sempre tutto e tutti. Tutto qui, non era un discorso riferito alla Scala, ma generale
purtroppo la tradizione, anche quella che abbiamo vissuto direttamente, ha una presenza ed una forza che non si devono e possono dimenticare. Personalmente la Scala non mi piace da almeno 45 anni ( e le aggiungo che non ne ho 90, ma ci vado da quando ero bambino) per ragioni assai differenti fra loro che alla fine sempre ignoranza e preconcetti possono definirsi. Ieri non si poteva non censurare Abbado e suoi plauditores quando snobbavano come musica sentimentale Puccini e come fascisti Mascagni e Giordano, oggi si deve dire che la Scala non può indorare la pillola di una Gioconda onesta e decoroso per Piacenza. UN tempo i teatro di provincia servivano per i debutti (voglio ricordarLe che al Cagnoni di Vigevano Gina Cigna debuttò con Pasero Merli e la Pederzini la Norma perchè la funzione del teatro di provincia era quella) oggi dal teatro di provincia si va a prendere spettacoli ed idee.
….altrimenti al Cda della Scala converrebbe rivolgersi direttamente alla direzione artistica del Teatro di Piacenza silurando Pereira…..
Riflettevo… Oddio, forse è un parolone… Diciamo che mi venivano in mente un po’ di cose. Non so se neanche se ancora “ho il diritto” di commentare la stagione della Scala, visto che ormai non lo sento più come il mio teatro.
Perché alla fine della fiera, detto così tra noi, mi ha proprio un po’ rotto le balle: non per qualcosa in particolare, ma ormai già mi indispone il sito (non che quello vecchio fosse chissà che cosa, per carità). Bastia che uno apra la stagione prossima ventura e vede che la Tosca inaugurale è fatta di tre eventi diversi: la preprima per i gggiovani, perché così facciamo in modo che anche i ragazzi blabla blabla blabla; la prima blabla blabla; e poi le recite normali. Normali, oddio, un altro parolone.
Poi non lo so, si inaugura la stagione con Tosca?. Sarà che quando ero giovane le stagioni si aprivano con le Iphigenie in Aulide, con le Armide di Gluck, con le Europe riconosciute… E mai mi sarei immaginato a fingere di rimpiangere quelle stagioni (dico fingere, perchè proprio di rimpianto non me la sento di parlare).
Mi chiedo cosa sia diventata la Scala negli ultimi anni, se sia cambiata poi così tanto da quando andavo in loggione almeno una volta a settimana, e anche allora (non erano poi i tempi del Carlo Codega!) non è che la minestra fosse poi sempre il massimo. Però avevo voglia di andarci… Ma ero giovane…
Chiariamo: io mi faccio tante domande. Poi non è che trovo le risposte, anche perchè dopo un po’ non è che mi interessano poi più di tanto le domande.
Ma questo forse perchè ormai sono un giovane vecchio cinico, saldamente improvincialito, che di scendere in macchina a Milano per andare a teatro ha sempre meno voglia.
E allora stasera colto da un raptus ha pensato di tornare dopo un po’ a visitare dei vecchi amici per fare loro un saluto!
Ciao gente, un saluto! Soprattutto alla signora!
L’uomo del lago (già Giustiziere)
non hai meno voglia, te l’hanno fatta passare. Vedi il pubblico come noi che ha memorizzato esecuzioni ed interpretazioni vuoi per averle viste dal vivo (potrei parlare dell’Assedio scaligero o della Jenufa della coppia Olivero/Bumbry) vuoi per averle ascoltate centinaia di volte ( e ti potrei parlare di quel lacerto di Tosca di Claudia Muzio nel 1932) non interessa a questa dirigenza ed a questa critica. La prima è chiaro non sa fare il proprio mestiere e l’altra fa, in cambio di un biglietto e di una gratuita pietanza, quel mestiere che Manzoni ha ben ritratto nei commensali della tavola del conte zio. Era un altro lago, ma era sempre la stessa ruffiana piaggeria. A proposito questa mattina ho pensato che siccome tutti scrivono libri e qualcuno dedicato al milione di serate che ha visto io potrei scriverne uno sulle serate fischiate. Potrei cominciare dal “bravina” all’indirizzo di Mirella Freni nei panni della Valois nel 1977.
Mi verrebbe da dire esattamente lo stesso per la mia esperienza. Le mie prime stagioni del Regio di Torino: Centrillon di Massenet, Candide, Sogno di Britten, Corsaro, Damnation de Faust, Street Scene, Arianna a Nasso, la Bohème del centenario, ecc.
Ero io giovane o le stagioni erano DIVERSE da quelle del passato prossimo ed odierne ???
Attenzione a Centrillon, ché centrillo in napoletano significa altra cosa.
Per altro la Bohème del centenario fu ribattezzata la Bohème dei centenari.