Lungi dal potersi considerare di riferimento, l’edizione fiorentina del 1962 costituisce un esempio di realizzazione decorosissima del titolo e, con riferimento al soprano, anche qualcosa di più. La direzione di Bruno Bartoletti non brillerà per inventiva o eleganza, ma restituisce fedelmente il clima corrusco della partitura, soprattutto nei momenti in cui il podio è chiamato ad esprimere lo scatenarsi delle forze della natura (secondo quadro del prologo e finale del secondo atto). In altri momenti (soprattutto nei concertati) Bartoletti tende invece a far prevalere l’elemento diciamo più esteriore, e forse un poco caricato, di una musica che ha peraltro le sue caratteristiche migliori nell’immediatezza e brutalità con cui viene tratteggiato il dramma. Finezze sinfoniche o presunte tali, insomma, non pervenute o quasi. Nel poker degli interpreti principali spicca, come già osservato da Donzelli con riferimento all’edizione radiofonica di quasi dieci anni prima, la facilità con cui Giangiacomo Guelfi regge, a prezzo di qualche suono in fondato sospetto d’incipiente scuola del muggito, la tessitura astrale di Ezio e il saldo professionismo di Gastone Limarilli, giustamente più guerriero che non languido amoroso. Il protagonista è Boris Christoff, che, come spesso avviene, impressiona per la qualità della dote naturale non meno che per la tendenza ad abborracciare, per non dire inventare di sana pianta in più punti, la parte. Su tutto e tutti svetta la voce da autentico soprano lirico spinto, che all’occorrenza poteva anche simulare lo status di soprano drammatico, di Margherita Roberti, che dà veramente tutto come Odabella e, oltre al generoso temperamento e a un’abbondante dose di acuti (spesso malcerti di intonazione, a volte gridati) inseriti in chiusa dei singoli numeri, dà prova di un ragguardevole controllo della voce, il che le permette di eseguire con sufficiente fluidità i passaggi fioriti e soprattutto piani e pianissimi perfettamente calibrati (ma fatti della sostanza dell’autentica voce verdiana) nell’aria del secondo atto, quel “fuggente nuvolo” in cui voci sulla carta ben più lievi ed eteree tendono a diventare, quando va bene, evanescenti.
Verdi
Attila
Attila – Boris Christoff
Odabella – Margherita Roberti
Ezio – Giangiacomo Guelfi
Foresto – Gastone Limarilli
Uldino – Franco Franchi
Leone – Mario Frosini
Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Firenze
Bruno Bartoletti
Firenze, Teatro Comunale, 01 Dicembre 1962.
Prologo
Atto I
Atto II
Atto III