Questa domenica avrebbe dovuto essere dedicata agli ascolti cosiddetti irrinunciabili, quelli che ciascun melomane appassionato o anche in odore di professionismo non può e non deve non conoscere. Purtroppo altro urge: ossia l’ultima puntata delle riflessioni sull’infausto Pirata scaligero. Questa come l’immediatamente precedente non erano state pensate in origine, non perché avessimo il dubbio che questa produzione “svisserotta” potesse trionfare o anche più banalmente sfangarla, ma perché, davanti ad un insuccesso esteso e costante nelle serate, non avremmo immaginato di assistere alle pietose difese di povere persone, che non disponendo di autentici argomenti difensivi sono scese in campo con gli insulti personali. Insulti personali cui siamo da tempo abituati, che questa volta hanno il sapore della diffamazione per la assoluta falsità e per l’oggettivo contenuto diffamatorio. Quando Pierluigi (per chi lo conosce dall’epoca del Politecnico milanese, dove emulava l‘Arlecchino goldoniano, Gigi) Panza sulle pagine del Corriere della sera, che ci illudiamo essere ancora un quotidiano serio, non sa far altro che insultare quelli della Grisi dicendo che sono stati gli istigatori via web del fiasco, afferma il falso e diffama. Dice il falso perché sul Corriere della Grisi l’unico pezzo riferito all’opera belliniana è comparso quando il pubblico era già in sala e, quindi, manca qualsivoglia prova della premeditata “sifulata”; è incompleto nell’informare perché scopiazza e riporta ben fuori dall’intero contesto, in cui spesa, una risposta del Corriere della Grisi ad un intervento e per concludere, come spetta ad ogni encomiasta di bassa provincia ellenistica, ricorre al consunto repertorio di frasette ossia che il pubblico straniero inorridisce e che i divi non vogliono venire in Scala per timore dei fischi. Belinate. Come falsità e stravolgimento o quanto meno superficiale ed incompleta lettura dell’abborrito sito è riportare che riteniamo Assedio del 1969 e Donna del lago del 1992 gli unici spettacoli decenti della Scala. Peccato non avere aggiunto che ci si riferiva all’hortus clausus del repertorio belcantistico. Inutile aggiungere che se nell’ultimo cinquantennio il massimo teatro milanese avesse proposto Semiramide o Tancredi, Falliero, Crociato in Egitto, Arabi nelle Gallie con le varie Anderson, Cuberli, Horne, Terrani, Dupuy, Podles, Ramey, Blake, Merritt e Matteuzzi l’elenco si sarebbe e di parecchio allungato. Ma il teatro milanese a quel poco si è limitato e i frutti sono l’altro esemplare recensor-insultatore Elvio Giudici, che sfoggiata tanta perifrasi in stile Delly, ha tacciato i fischiatori di essere cocorite. La cocorita è un grazioso animale, un tipo di pappagallo e, come tale, piuttosto intelligente. Quindi se avesse avuto qualche superficiale nozione di ornitologia il sig. Giudici si sarebbe reso conto di non aver offeso nessuno ed anzi di avere fatto la figura dell’ignorante. Sempre con riferimento all’ornitologia.
Possiamo capire che per elogiare l’impossibile si devono dire belinate, che si può anche difendere il datore di lavoro e biglietti, benché indifendibile visto che i fischi e le riprovazioni sono stati costanti e sonori, aggredendo, insultando e diffamando e peggio ancora negando sé medesimi. Un vero esempio, un paradigma di pessimo e squalificato giornalismo. Tanto per imparare qualche cosa anche da questo ennesimo insulto – di gusto degno di chi lo ha richiesto e commissionato- un altro dei tasselli della rovina del melodramma. Anche se devo dire che sono nugae davanti alle lezioni di tecnica di canto e di interpretazione di un ex tenore, che quando faceva il fianco ai veri grandi rossiniani portava a casa o quattro clap clap o salve di fischi. Non è vero che non esistono le voci, non esistono cervello, umiltà, capacità di ascoltare anche in chi nella carriera (altra ex cantante d’opera questa famosissima) questo ha usato per cinquant’anni, dimenticandolo una volta passata ad insegnare.
L’ascolto proposto è assolutamente estraneo al Pirata, ma di quelli che bisogna conoscere. Tanto per ritornare in tema con la programmata puntata.
18 pensieri su “IL PIRATA: servi e padroni.”
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Vi esprimo la mia solidarietà. Un attacco ignobile, mosso da servilismo ed ignoranza. La decadenza dei tempi si vede anche dal livello infimo a cui è giunta la professione giornalistica. Per fortuna l’estinzione è vicina
Conoscendo i due, hanno fatto la sola cosa naturale che sanno fare. E che Pansa non sa nemmwno nulla di musica ed opera essendo un vagabondo che oscilla tra restauro progettazione estetica e chi più ne ha più ne metta. Vuoi una bella presentazione al tuo aborto di progetto? Chiama Pansa, patologico nomade concorsuale che ci prova tra n classi concorsuali diverse senza mai raccogliere nulla…mentre si definisce giornalista, oro ora addirittura scrittore.Serve serve serve ma anche da servo mostra la sua corda lisa. Scrive scrive scrive scrive su tutto ma i suoi libri non lasciano il segno e restano irrilevanti. Ahilui che pena. E xhe pena i giornali che prendono uno che può giusto scrivere di colore, anche il colore della Cederna aveva altro smalto, i una serata di teatro e gli chiedono siffatte mestieri…..Mai visto una volta on teatro e mai in loggione. Dove e come traggono ispirazione costoro? E a quale prezzo vendono la loro penna dati i compensi correnti nei giornali?
Quale miglior risposta del teatro perennemente SEMIVUOTO in ogni ordine di posti! L ‘unico a riuscire a fare il pieno è Roberto Bolle. Il resto è miseria.
Che poi è lo stesso identico articolo che costui scrisse in occasione della Gazza dello scorso anno, viene il sospetto che non siete molto simpatici ai committenti…in ogni caso non è certamente un critico perché non recensisce l’esecuzione, vuole forse essere un articolo di costume ma scritto con enorme superficialità, presunzione e maleducazione nei vostri confronti
Abituato a parlare di tutto non sapendo assai spesso nulla. La parola come fine , è senza fine. Vorrei farlo parlare del Pirata per sentire cosa sa….perché non sa. Ma pur non sapendo , scrive. L arte moderna del campare co la “kultura”
Che un critico musicale del Corrierone nazionale abbia paura del mitico Donzelli, mi riempie di gioia, ammirazione, e onore per essere stato accolto nel giardino della Grisi!
Caro Donzelli, non e’ che mi passa l’articolo in questione, sono veramente curioso di leggere cosa abbia scritto il suddetto Panza (o Pansa?).
Comunque, che il “Pirata” sia stato una schifezza, lo puo’ capire chiunque abbia un minimo di orecchio e abbia ascoltato non dico l’opera dal vero, ma anche le tracce sul Tubo.
Concordo su tutto e rilancio: perche’ non ci riuniamo tutti quanti, o quanti possono, del Corriere della Grisi, e ci diamo appuntamento alla Scala, che so, per ascoltare il Giulio Cesare in Egitto con la VERA cocorita, e non con presunti cocoriti, l’ineffabile Bartola?
Cosi’ possiamo cantargliele di persona, al sig. Panza/Pansa.
Splendido suggerimento che ricorda la modesta proposta di swiftiana memoria.
Se si è deciso che il teatro d’Opera debba sparire (e son decenni che chi dovrebbe curarne le sorti lavora in quella direzione) è meglio che ciò avvenga con un botto piuttosto che con un paraculesco e bartolesco rantolo.
Mi stupisce che, parlandosi di stampa, non si sia ancora messa questa simpatica citazione rossiniana:
https://www.youtube.com/watch?v=1Tu8rXB4prg
o
https://www.youtube.com/watch?v=n_P4N9kcg2A
o
https://www.youtube.com/watch?v=uiI0_m0ZJ9s
MACROBIO
(a Pacuvio che insiste)
È inutile: ho due cento
articoli pro e contra preparati,
che in sei mesi saran già consumati.
Son tanti i virtuosi
e di ballo, e di musica, clienti
del mio giornal, che diverrà frappoco
l’unico al mondo. Infatti figuratevi
d’essere in casa mia.
Questo è il mio studio: qui ricevo;
e frattanto nel cortil, per le scale, in anticamera,
un non so qual, come di mosche o pecchie,
strano ronzio si ascolta:
piano, piano, signori; un po’ per volta
Chi è colei che s’avvicina?
È una prima ballerina.
(finge che la ballerina parli ella stessa)
«Sul Teatro di Lugano
gran furor nel Solimano!»
(finge di prendere del denaro)
Mille grazie; siamo intesi;
il giornal ne parlerà.
Vien la mamma sola, sola.
(come sopra)
«Nel Traiano alla Fenice
gran furor la mia figliola!»
(come sopra)
Mille grazie; siamo intesi:
il giornal ne parlerà.
La Fiammetta col fratello,
altra prima sul cartello.
(come sopra)
Mille grazie; siamo intesi:
il giornal ne parlerà.
Ma la folla già s’accresce;
tutti udir non mi riesce.
Virtuosi d’ogni razza,
che ritornano alla piazza,
bassi, musici e tenori,
pappagalli e protettori:
osservate che scompiglio!
che bisbiglio qui si fa!
Largo, largo… ecco il maestro,
il maestro don Pelagio:
baci, amplessi… adagio, adagio…
ma chi è mai quest’altro qua?
È il poeta Faccia Fresca,
che non sa quel che si pesca.
Quante ciarle! Sì, signore,
voi farete un gran furore:
questa musica è divina:
più bel dramma non si dà.
Il poeta con le carte…
Il maestro con la parte…
Giusti dèi! che assedio è questo:
chi mi salva per pietà?
PACUVIO
Trovar saprò ben io
qualch’altro giornalista, che abbia a cuore
il suo guadagno sì, ma più l’onore.
Come suggerito dal baccelliere in utroque dottore, che opportunamente cita il libretto della Pietra del Paragone, consiglierei a Giulia e Domenico di rispondere al pennaiolo con le parole del Cavalier Giocondo:
“Vil timore ai versi miei
Mai non fece alcun giornale:
Ma una bestia come lei,
Se mi loda, io ne ho rossor.”
La frase che mi lascia più disgustato nell’articolo di Panza è questa: “Esperti? Appassionati; in genere non ci sono tra loro cattedratici, strumentisti di grido…”
Da una frase del genere si comprende immediatamente come l’autore non abbia la benché minima idea né degli interventi che compaiono sul Corriere della Grisi, né – cosa ancora più grave – di cosa sia un esperto di canto lirico. Il riferimento a fantomatici “cattedratici” rivela la più completa ignoranza dell’ambiente musicale e musicologico (chi scrive ha assistito a lezioni di storia della musica in cui il docente proponeva ascolti della Bartoli e la definiva “bravissima”), sfiorando poi il ridicolo con gli “strumentisti di grido”, che magari riconoscono tutti gli intervalli e non distinguono un suono appoggiato da un urlo…
Lui invece è così esperto che va in tv a parlare della grandezza dell era Lissner. ….chissa con quali cognizioni di causa….
Non amo i pubblici disposti ad approvare qualunque cosa, anzi li delporo. Trovo peraltro gli schiamazzi e i buh piuttosto sgradevoli e molto autoreferenziali. Noto un certo insopportabile narcisismo in tanti buatori, convinti – spesso a sproposito – di rappresentare un grado di competenza e di sensibilità musicale quasi sempre più presunto che reale. Un’accoglienza fredda e distaccata , quando opportuno, credo peserebbe assai più di qualunque scomposto schiamazzo, comportamento provinciale di cui troviamo traccia ormai quasi solo alla Scala e mai o quasi mai altrove nel mondo. In un post di qualche giorno fa ho letto esortazioni a erigere novelle “colonne infami”, invocando scioccamente Manzoni e dimostrando di non averlo letto o – peggio – averlo letto e frainteso. Altri hanno anche invitato i lettori di questo blog a intonare un concerto di vuvuzelas quale accoglienza per le future performances di Cecilia Bartoli alla Scala ( accoglienza ovviamente priva di alcun senso e di miserando stile anche per chi la ami pochissimo come il sottoscritto ). Qua sopra vedo che c’è chi ritiene una fortuna che la professione giornalistica sia vicina all’estinzione. Quante sciocchezze dovremo ancora digerire prima che avvenga l’improbabile estinzione della stupidaggine umana? La gara degli insulti sui giornali poi, tra cocorite pennivedoli etc. , solleva un polverone sgradevole e insensato. Vedo che diverte molti: a me fa pena. Sono del resto argomenti che interessano quattro gatti, lasciando fortunatamente immuni e felicemente ignari i più. Molto meglio tornare agli ascolti irrinunciabili e continuare a parlare di musica.
Anche il tuo intervento è piuttosto snob e autoreferenziale…….
Ridurre il tutto a un problema di bon ton – senza per altro evitare di far ricorso a insulti vari – conferma l’improbabile estinzione della stupidaggine umana.
Un’accoglienza fredda e distaccata avrebbe senso se non ci fossero masse plaudenti senza criterio e giornalisti che anziché esercitare la professione in modo critico e competente, elogiano qualunque cosa.
Il fatto che nel mondo i contestatori non ci sono più non dimostra che la Scala è provinciale, ma solo che nel mondo il pubblico è sempre più ignorante. E questo non è snobismo, ma una mera constatazione: lo spettatore medio quante volte ha ascoltato l’opera a cui assiste? Ne possiede almeno una versione completa, o conosce solo due o tre pagine “famose”? Ha idea di chi siano gli interpreti di riferimento, quelli dai quali – piaccia o no – nessun interprete dovrebbe prescindere?
Personalmente non contesto mai se un cantante sbaglia una nota o ha un cedimento, ma se mi accorgo che sono davanti ad un interprete inadeguato, impreparato o carente sul piano tecnico ed espressivo, perché dovrei astenermi dal manifestare il mio dissenso?
Senz’altro ci sono anche “buatori” per partito preso, ma certamente sono molti meno di quelli che applaudono a teatro e poi a casa ascoltano Sanremo.
Il mio intervento è nostalgico:ero presente al Pirata 58 Votto Callas Bastianini Corelli.Un trionfo per tutti,vedete quel che scrisse Montale,callasiano con giudizio.Corelli in una forma smagliante,mi sembra toccasse il re bem all’unisono col soprano,ma non era il Rubini -io dico per fortuna-un Calaf straordinariamente adattato al bel canto, più bello e sonante di Jonas.Bastianini rivale per libretto e non solo. Una pagina di storia andata perduta,per colpa della Scala in primo luogo,poi forse per la volontà di Corelli -e della non sempre dolce metà- la Callas cantò ancora,insuperata,la follia di Imogene,ma credo non provasse nemmeno a chiedere una incisione completa.dopo il no alla Bolena. Si diceve di sedute continue Votto-Corelli per la tessitura Rubini comunque il successo per Corelli fu clamoroso,non vi furono stecche,per cui l’eliminazione di ogni traccia è deplorevole e inspiegabile.Va anche detto che mai dopo anche in concerto Corelli cantò Gualtiero
Dell’attuale stato della critica illume non mi meraviglio.Quanto alla possibilità di dissentire è privilegio della Scala,quel che vedo su YT del Pirata è molto mediocre.
se non mi sbaglio in concerto corelli non cantò mai neppure l’aria di Raoul !!!
Siamo tutti invidiosi dei tuoi meravigliosi ricordi……