Gaudium magnum: habent Bartulam

bartolipaviaCon anticipo e risonanza è stato annunciato, antecedentemente l’assai più importante della nuova stagione scaligera il ritorno di Cecilia Bartoli alla Scala. Non dimentichiamo che nel 2012 la cantanta era stata pesantemente riprovata in occasione di un concerto scaligero dove si esibì in Handel e Rossini. La disavventura del 2012 ha, certamente, rallentato il ritorno. Ne siamo certi come siamo certi che ne abbia delimitato i contorni o meglio gli autori. Intendo in occasione di quella disavventura sulla quale, ora, ma non allora, la cantante celia dicendo che sono incidenti capitati a tutti i grandi (elevato livello di autoconsiderazione! Ambrosiane locutus “la se stima”), si era detto che la riprovazione era nata dall’esecuzione di Rossini mentre erano passate le esecuzione di pagine barocche. E quindi la cantanta ed el sciur Pereira hanno pensato di proporla in titoli handeliani e non per una produzione,ma per per un triennio. Titoli, allestimenti e compagne di palcoscenico che la Bartoli ha già sperimentato altrove e con successo. Ripeto altrove e precipuamente a Zurigo e Salisburgo. Luoghi, sopratutto il primo, dove el sciur Pereira ha dispiegata la propria cultura ed appreso quella che qui in Milano è venuto a spacciare. Sotto questo profilo un giretto in internet certiora, inesorato, dell’assunto. Sulla opportunità dei titoli sulla natura assolutamente pseudo culturale ed in realtà assolutamente commerciale, altri di me me più preparato vi riferirà. Mi fermo al fenomeno come ritengo opportuno precisare che non può sfuggire ai pochi cui rimasto un poco di spirito critico che la operazione è stata impostata per avere successo, ben consci che la cantante è, sul palcoscenico milanese, a rischio. Pensiamo alla scelta dei titoli perché la cantanta non rischia, presentandosi in Scala Norma, Italiana in Algeri, Otello di Rossini o Turco in Italia. Giulio Cesare in Egitto, Semele ed Ariodante sono ormai titoli di un repertorio non popolare nell’accezione comune, ma che hanno il loro pubblico, quello che si crede colto e raffinato. Vorrei aggiungere, senza che configuri una generale polemica contro quelli che vengo definiti “baroccari”, che spesso questo pubblico in virtù di una autoreferenziale superiorità si pasce all’ascolto di chitarroni scordati e pseudo castrati ed è pari in questa acritica convinzione al pubblico, che, oggi, popola la Scala ossia turisti ed “imbesuiti” da overdose di Rigoletti di Nucci et consimilia. Solo queste categorie che non sanno per ragioni opposte ed eguali distinguere l’esecuzione di qualità dall’impostura può credere la annunciata triade scaligera novità e cultura. Sono diciamolo una volta per tutte il pubblico migliore per evitare incidenti di percorso, che non capisce che le scelte sono da teatro e gusto di provincia di cui il sovrintendente è paradigma e la cui unica “astuzia” è preparare il rientro della amica con una apparizione durante un concerto di un altro aficionados di Zurigo. A Pavia, infatti, questa signora si è presentata in concerto vestita (conciata?) da Cenerentola in una paesana e provinciale captatio benevolentiae, che offende il pubblico. Cenerentola non è una pagliaccia o una buffona, ma una dolce e patetica creatura, che si esprime con una mirabolante scrittura vocale, che trionfa in grazia di bontà ed intelligenza. Ma di queste strumentali deviazioni la cantante è, in forza dell’ignoranza dilagante, maestra assoluta. Basta pensare al suo barocco ora gridato, ora abbaiato ora sussurrato e sospirato con una serie di effetti, effettino ed effettacci che dell’oggettività dell’arte barocca sono la negazione e la mistificazione.
Qualcuno ha scritto altrove, mi hanno riferito, che ci saranno i soliti quattro cretini pronti a fischiarla. Tempo sprecato simili fenomeni circensi in un luogo dove il circense potrebbe anche avere sede, ma in forma e modo differenti, non merita attenzione alcuna. Solo la commiserazione per chi acriticamente li applaude ed il disprezzo per chi li propone.

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34 pensieri su “Gaudium magnum: habent Bartulam

  1. Trovo la sua “buffonaggine” una valvola di sfogo nel quotidiano…spesso mi chiedo ” E la Bartoli che fa?!” E la cerco su YouTube… Credo che neanche nel più fantasiosi libri di Harry Potter si possano trovare i suoi memorabili travestimenti da cocorita impazzita, da prete maniaco, da donna barbuta sempre piaciuta… E specialmente la sua ineguagliabile voce che riesce a trasformare in gorgoglío di pentola di fagioli qualsiasi parte cui lei si accosti. Trasformare Cenerentola e Rosina in due personaggi interpretati da Marisa Laurito che ha sniffato elio è un escamotage da grande commediante; rendere svenevole e pigolante qualsiasi parte da castrato – in fondo i gatti si castrano- è un traguardo; far credere che Maria Malibran fosse una specie di diavolo della Tasmania della Warner Bros ha il suo fascino… Ormai non si parla più di cantante ma di INTERPRETE! Attendo con ansia anche Simone Kermes. Alla Scala sarà ovviamente, manco a dirlo, amplificata e vedremo finalmente lei che si lancia su un razzo, con un sacco di juta in testa, vestita di lattex e tante strabilianti amenità. Propongo anche Pippo Franco e la Signorina Leonida il prossimo anno. La sua umile e rispettosa visione “ho dato tanto all’estero ed è giusto che ora sia all’Italia” (cit.) mi conforta e mi fa strappare un applauso. L’opera nel tempio delle grandi e dei grandi è morta finalmente…grazie Cecilia!!

  2. Dimenticavo…questo è solo l’inizio…lei che è filologicamente preparata i prossimi anni proporrà alla Scala: Norma versione Malibran -da lei ritrovata in qualche oscura biblioteca russa-, Sonnambula versione Malibran, Lucia versione Malibran, Anna Bolena versione Malibran – ritrovata a Londra in un antico maniero appartenuto alla Patti-… Non paga di ciò arriverà a fare la Regia di Aida, Otella, la Trovatora – opera sconosciuta di Verdi, scritta ovviamente in memoria della scomparsa Malibran, dove Manrica e Leonora si amano safficamente,sempre ambientata in Spagna, ma sull’ isola di Ibiza come da libretto-, e chi più ne ha più ne metta!!! W Cecilia!!!

      • Esatto!!! Loro vogliono questo ormai!! La bella Cecilia che tutti la voglion…e loro la piaglian! Darà una sferzata d’aria fresca a quei vetusti drappoeggi con la Norma ambientata in stile Alien o Predator…la sua Sonnambula gorgogliante come una Moka da 12 ambientata in una piramide Maya o in stile Tomb Raider! Il pubblico scaligero se lo merita eccome!!

  3. La Bartoli é in linea con il resto. Una volta in un commento ho letto che i suoi difetti li ha trasformati in virtù nel senso che sono quelli che la caratterizzano e che piace tanto al pubblico. Sono d’accordo. Su YouTube se ascoltiamo le sue prime esibizioni é completamente diversa nel senso che é più inquadrata per intenderci sia stilisticamente che dal punto di vista tecnico. Poi il dopo é come un calzino rovesciato. Non sopporto quando nelle interviste in inglese deve sempre inserire parole italiane a sproposito che non siano ovviamente relative alle musica. Ma non lo capisce che é ridicola? Infatti gli intervistatori puntualmente la guardano un po’ perplessi, ma questo ovviamente é il minimo diciamo che infierisce su se stessa. In ogni caso Norma cantata da lei é proprio una buffonata visto che la consistenza delle sua voce é inferiore a quella di un peto.

    • Concordo in pieno. All’inizo della carriera cantava meglio che adesso. Ma non è che ci vuol tanto…. Io la sua Norma non sono ancora riuscito a sentirla. Mi pare una cosa contro natura. Né ho avuto il coraggio di sentirla in Amina. Continuo a pascermi di Callas e Sutherland.

      • Ho trovato tempo fa il suo debutto in TV grazie, manco a dirlo, a quel mattacchione di Pippo Baudo. Cantò la Barcarolle con la Ricciarelli. La signora Baudo sembrava sempre strafatta di valium quando cantava in quel periodo, ma almeno da o abilmente riesce a portare la voce in maschera e sul fiato. La giovane Cecy ha il volume di un rutto di Coca Cola a bocca chiusa…
        https://youtu.be/2fKzE8EiA8k

  4. Devo sempre ringraziare il mio amico Aurelio per avermi introdotto in questa simpatica compagnia di “melomani conservatori”, come li chiama lui.
    Ho talmente riso alle vostre descrizioni, che mi sono venute le lacrime agli occhi: “Marisa Laurito che ha sniffato elio” e’ geniale!
    Venendo al dunque, sono totalmente d’accordo, la Bartoli a me non ha mai entusiasmato: alla fine mi da’ sempre questa sensazione di monotonia, simile a una centrifuga della lavatrice. E’ disdicevole quindi che, dal punto di vista commerciale, abbia avuto tutto questo spazio nell’ambito di un repertorio barocco, dove (Donzelli non me ne voglia) occorre peraltro maggiore (e non minore) tecnica che nel repertorio tradizionale.
    Rigetto invece la definizione donzelliana di “baroccari” come pubblico che si pasce di “chitarroni scordati e pseudo castrati”: come in altri ambiti, si tratta di un pubblico molto variegato, e ci sono ascoltatori che amano il barocco e sanno distinguere un cantante da una lavatrice… Lo invito infine ad ascoltare anche altre esecuzioni, oltre a quelle della Horne: pur manifestando la mia sconfinata ammirazione per la cantante, le orchestre che ansimano come un asmatico sotto la sua mirabile voce, mi mettono angoscia.

    • Infatti, i dischi di Emma Kirkby e Carolyn Watkinson sono un esempio di buon barocco “filologico”. Canto pulito e accompagnamento orchestrale impeccabile. Aggiungerei anche i nomi di Karina Gauvin, Dorothee Mields e Anke Vondung, bravissine cantanti barocche della nostra epoca

      • Sono d’accordo con Donzelli (sara’ grave? Primo accenno di senescenza?…;-). Qui ho da raccontarvi un aneddoto: per il mio matrimonio, chiesi a una cara amica cantante (un giorno vi diro’ il nome…) di cantare al mio matrimonio, e il pezzo scelto per la comunione era il ‘Nulla in mundo pax sincera” di Vivaldi. Io ne avevo un CD con la Kirkby, e chiesi alla mia amica, “ma me lo farai come la Kirkby”, la risposta fu, “spero per te di no!”. La definizione “fisse come locomotive” e’ calzante, io la Kirkby la paragonerei anche al trapano del dentista…

  5. Dando una rapida occhiata a l resto della stagione, da oggi disponibile sul sito internet del teatro, effettivamente la bartoli è il male minore (…). se si ha stomaco sufficientemente robusto a spasmi e conati, si potranno ammirare scelte cul-turali raffinatissime, come la nuovissima traviata con nucci, un nuovissimo rigoletto con nucci ( unico interprete annunciato) e scelte saggissime quali manon lescaut con la siri, i masnadieri senza il soprano e una utilissima ripresa del capolavoro di francesconi. Un consiglio, prima di leggere prendete, a vostra scelta, un ansiolitico, un antidepressivo o, se preferite, un tonico cardiaco.
    Saluti

  6. Breve commento sulla nuova stagione scaligera, che sono andato or ora a vedere sul sito del (in illo tempore) “primo teatro del mondo”.
    Grande fantasia del pio Pereira nella scelta dei titoli, vero? E degli interpreti, con ritorno di soggetti già sentiti nelle passate stagioni, con maggiore o minore successo, e molti aficionados dei tempi belli di Zurigo.
    Attila: dopo il bellissimo “Don Pasquale” di poco fa, ritorna lo stesso team! Che bello! Almeno Abdrazakov non mi pare nuovo alla parte. Vedremo la Hernandez che farà passando da Piacenza a Milano.
    Traviata: i barioni (o presunti tali) li prendono al gerontocomio? Poi Domingo non è un baritono ma un tenore da rottamazione che canta parti da baritono! Almeno una volta tanto Meli è impiegato in una parte adatta a lui come vocalità.
    Cenerentola: teniamoci stretto Ponnelle, finché si può! Ma Chausson non era già in pensione? Non cantava a Zurigo nel Rossini comico – secondo il gusto locale – già 30 e più anni fa?
    Chovanchina: finalmente qualcosa di interessante, soprattutto per Georgiev. Poi il titolo mancava da anni.
    Manon Lescaut: la Siri non aveva convinto affatto nella parte a Torino; forse a Milano migliorerà per incanto scaligero? Ma il regista non è lo stesso della recente Francesca da Rimini? Chissà che combinerà…
    Arianna a Nasso: grande Pereira che va in scena nella parte del maggiordomo! Welser-Möst non è famoso come direttore troppo brillante, anzi…e poi che colpo di genio pereiriano, poi, affidare per la terza volta una messa in scena scaligera al regista della vomitevole edizione delle Nozze di Figaro di qualche anno fa che tanto aveva ottenuto unanime riprovazione di pubblico e critica! Una coppia direttore- regista che si ricongiunge: in Strauss si otterranno gli stessi risultati ottenuti in Mozart?
    Idomeneo: direttore illustre, ma gli altri chi sono? Regista dal nome tedesco: ciò solo fa iniziare a tremare…
    La città morta: come si possa affidare la parte di Paul a Klaus Florian Vogt, pseudo tenore wagneriano con sua vocetta biancastra troppo leggera forse fin per Paolino, ce lo deve spiegare Pereira.
    I masnadieri: con Mc Vicar forse ci sarà una messa in scena sensata; come sarà la direzione di Mariotti? Fa ridere il fatto che la parte di Amelia non risulta ancora assegnata (ma come si fa a programmare “i masnadieri” senza sapere chi farà Amelia?), ma sul sito c’è già la foto di una cantante, in mezzo a direttore, regista, tenore, basso e baritono!
    Quale sia la logica di accoppiare “prima la musica poi le parole“ a “Gianni Schicchi” forse non l sa manco Pereira. Poi la messa in scena di Woody Allen per l’opera di Puccini, di notevole cattivo gusto made in USA, è notoriamente malriuscita, quindi non si capisce perché importarla dall’America. Lasciamola in America dove, magari, piacerà al gusto americano
    Rigoletto: con Nucci, che fantasia! Mai sentito negli ultimi 20 anni…..
    L’elisir d’amore: ordinaria amministrazione. Come saranno i tenori? Recenti Dulcamare di Maestri pare non fossero al livello di sue passate esibizioni….
    Quartett: il pagamento di pedaggio all’opera contemporanea
    Giulio Cesare: ecco che ritorna Ceciliona! Che bello, che bello, che bello! Anzi, che belo, che belo, che belo! Come poi possa un mezzo ormai sfiatato e con una tecnica tutta sua affrontare la parte sopranile (non certo semplice) di Cleopatra, già in passato banco di prova per cantanti dotatissime tipo Tebaldi, Zeani (alla Scala, fra l’altro) o Sills (anche se erano edizioni tutt’altro che filologiche, lo si sa), è un mistero della fede che i fans della Bartoli prendono come dogma, La Mingardo aveva cantato una buona Cornelia a Torino qualche anno fa. Degli altri taccio. Il fatto di vedere che con regista, scenografo, costumista, coreografo, direttore luci c’è anche un drammaturgo, fa solo rabbrividire. Cosa cavolo serve?
    Elena egiziaca: di nuovo Franz Welser-Möst; si vede che è tanto stimato da Pereira. Una volta alla Scala Strauss lo faceva di solito un certo Wolfgang Sawallish…. Era tanto bravo. Me lo ricordo dirigere a Torino, tanto bene, la Jupiter e l’Eroica. E sapeva anche dirigere Mozart, Wagner e Rossini. Qualcuno se lo ricorda?

  7. Si certo forse la Bartoli sarà quel che sarà ma il cast del Giulio Cesare a mio parere (salvo Kovanchina) é il meno indecente rispetto a cos’é la stagione 18/19 presentata oggi……Amalia nei Masnadieri….da definire…..!!!!

  8. Antiche leggende narrano di donne spedite nello spazio su questa amena aria. I famosi venusiani cantano ancora, gorgoglianti nella loro rarefatta atmosfera, queste splendide note udite dalla siderale ugola di un’ignota cometa- missile, che vaga nell’universo per portare gioia e felicità a popoli lontani.
    https://youtu.be/ytNpLXMCTDY

  9. In realta’ vi invito a leggere TUTTO il mirabile cast del “Giulio Cesare in Egitto” in programma alla Scala. Forse la Bartoli e’ anche il male minore: se infatti la Nostra vestira’ i panni che, nel 1724 al teatro di Haymarket furono della celebre soprano Francesca Cuzzoni, vorrei proprio ascoltare come il controtenore ammericano Bejun Mehta vestira’ quelli – udite udite!! – del Senesino, il famosissimo rivale di Farinelli. Una menzione (minzione?…) a parte merita il diafano (afono?) Philippe Jaroussky, di cui il mio informatore Aurelio mi disse che a un concerto ad Aix-en-Provence fece fatica a udire dalla seconda fila. Mi rincresce ancora di piu’, perche’ questi filologi-che-filologi-non-sono mi piazzano un Jaroussky, quando storicamente si sa che Sesto alla prima assoluta a Londra fu interpretato da Margherita Durastanti, mezzo-soprano “en travesti”.
    Non so se andare a vedere questo Giulio Cesare, occorre una certa propensione per l’horror…

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