La sera del 29 novembre 1929 al Metropolitan un cantante che non era ancora il basso ufficiale del massimo teatro americano Ezio Pinza, debuttava sulla scena don Giovanni. Era la scelta giusta per uscire trionfatore perché Pinza aveva tutto per incarnare l’eroe negativo di Mozart a partire dal fatto che,secondo i canoni del tempo non era considerato un basso autentico. E non poteva essere differentemente perché nei maggiori teatri del mondo i bassi si chiamavano Nazareno de Angelis, Alexander Kipnis, cantava ancora Adamo Didur, che era un fenomeno vocale ed in Italia iniziava l’ascesa di Tancredi Pasero. Ma don Giovanni, dalla scrittura centro acuta era un condominio fra bassi e baritoni (in Italia monopolio della voce acetilsalicilica di Mariano Stabile) conveniva ad un cantante dalle caratteristiche di Ezio Pinza, che oltre tutto godeva di fama di tombeur de femme, era un uomo fisicamente dotato e di grande fascino. Al fascino fisico si aggiungeva quello vocale fatto di facilità in alto, ampiezza, suoni sempre morbidi e calibrati in ogni gamma della voce che gli consentivano tutte le sfumature di cui un seduttore deve essere capace, di essere beffardo nei recitativi e nella scena del cimitero, ma al tempo stesso di reggere i passi di canto autentico come il finale secondo e lo slancio del “Sin che han del vino” dove in genere le voci leggere sono destinate a penare. Ovvio che pagine come il “là ci darem la mano” e la serenata fossero, come cantate da PInza pressoché esemplari. Per vent’anni Pinza fu il don Giovanni ufficiale di tutti i più grandi teatri e festival del mondo, fu diretto dai maggiori direttori d’orchestra bastando i nomi di Walter e Szell, ebbe come Leporello i bassi più deputati del suo tempo ossia Pasero (a Firenze nel 1934) e Kipnis, che pur declinante al Met nel 1942, si divertì ad imitare la voce “chevrotante” del basso italiano. Una volta ritiratosi fu la pietra del paragone dei grandi don Giovanni successivi ovvero Cesare Siepi e Samuel Ramey. Gli ascolti dal 1930 al 1942 ossia dalla maturità del debutto all’inizio del declino sono di quelli che confermano miti e rendono evidente perché talune interpretazioni sono un pochino sopra le altre.
Grazie mille, questo fondamentale mi mancava totalmente, e si capisce bene perché la interpretazione di Pinza rimanga storica.
E visto che a Verona andrò ad ascoltare le nozze di figaro, per ripassare mi ascolto la registrazione dal Met del 1944, sempre con Pinza e con Eleanor Steber!
grazie della considerazione. Dopo aver ascoltato una contessa come Eleanor Steber le altre (con l’esclusione di una Jurinac e pochissime altre) mostrano il fianco.
Posso, tra le pochissime altre, includere Ilva Ligabue e Margaret Price?
concordo ed aggiungerei la cuberli ed il disco di jessie norman e poi… e poi basta con il rammarico che ad esempio maria chiara non abbia mai cantato la contessa
Io aggiungerei anche la Della Casa nell’edizione diretta da Kleiber.
Senza dubbio: a mio modesto parere Lella Cuberli é stata la migliore Contessa ascoltata dal vivo. Un’esperienza unica