Mai avrei pensato, dopo dieci anni di corriere della Grisi ed in mezzo ad un fiorire di luoghi virtuali, dedicati all’opera ed alla musica, dove chiunque a partire dagli amministratori insegnano e sentenziano novelli Vegeto, Gara, Celletti ed anche Gualerzi e Soprano, di accettare la necessità di ritornare ad ascolti, che dobbiamo definire “i fondamentali”. Siamo nelle condizioni di rinfrescare declinazioni, aggettivi, pronomi e diatesi attiva del verbo a chi vuole sedere su scanni universitari, di imporre la preparazione di risotto alla parmigiana è scaloppine al marsala a chi si crede e si propone come stella Michelin. Eppure é così: colloqui, chiacchierate e discussioni con amici e conoscenti, che spendono la più parte del loro tempo libero fra un teatro e l’altro, sono stanziali in circoli operistici, accreditati è considerati ci hanno certiorati che sfuggono loro capisaldi dell’ interpretazione operistica come l’Adriana dell’ Olivero, la Lucia della Sutherland, il Ballo di Tucker, la Forza di Bergonzi o della Tebaldi. Non stiamo parlando di registrazioni dell’ età della pietra del fonografo come la Favorita di Battistini, i Pagliacci di Caruso, ma di registrazioni ed artisti che, fortunati loro, ascoltatori della generazione precedente hanno ripetutamente ascoltato ed applaudito. Sono esecuzioni che devono essere ascoltate, conosciute, meditate perché riferimento della tradizione interpretativa di un titolo, perché summa della grandezza di un artista ed anche perché strumento indispensabile per capire le impostore, che oggi una improvvisata ed impreparata critica spaccia per eventi di levatura storica. A tutti questi compiti risponde, ad esempio, l’ esecuzione di Traviata di Maria Callas. Ha scritto con lucidità ed onesta’ oggi perdute Rodolfo Celletti, che quella Traviata poteva essere superata in ciascun singolo brano da altre, ma che la sua grandezza era nel complesso del rendere il complesso personaggio, complesso per la vocalità, complesso per le esigenze interpretative. Avere nel cuore e nella mente e, naturalmente, nelle orecchie certe interpretazioni sembra, a parere nostro, essere vaccinati contro fandonie, bugie e fanfaronate di stonati tromboni della stampa. Cartacea o virtuale. Per la cronaca il primo ascolto toccherà domenica prossima alla paradigmatica Norma di Maria Callas.
2 pensieri su “Ripasso di fondamenti.”
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Basta vedere come insegnano canto al conservatorio e il resto viene da se..
Benvenute repetita e sacrosante, i fondamentali non sono mai abbastanza…aspetto con piacevole ansia, almeno esco un po’ da solipsismo becero del gusto personale e lascio in pace le buonanime della Swarzkopf e.della povera.Rasa. AD MAIORA.