Che senso hanno questi dieci anni di Corriere della Grisi e che senso ha che questa avventura prosegua? Domande che potrebbero risultare banali e retoriche, e che invece sono ben presenti allo spirito di chi, quotidianamente, si impegna nel portare avanti questo progetto, sottraendo ore al sonno, o magari ad attività più immediatamente piacevoli. Non intendo infatti nascondere che il Corriere sia, come sottolineato da altri colleghi, un gioco in ogni senso oneroso: per il Corriere (non esclusivamente, o almeno non sempre, ma anche per il Corriere) molti di noi vanno a teatro, acquistano libri e dischi, viaggiano e soggiornano magari all’estero, e ovviamente nessun biglietto, pasto o camera d’albergo viene finanziato da altri, che da noi stessi. Questo è un punto cruciale, perché la critica che accetti “mance” di qualsivoglia genere e qualità non può davvero dirsi tale, e lo stesso vale, naturalmente, per gli spettatori, ché di fan prezzolati (strano ossimoro) ce ne sono già troppi in giro. Se considero lo scenario che ci circonda e lo confronto con quello di dieci anni fa, quando il Corriere, un po’ per gioco e un po’ (tanto) per scommessa, nacque, alcune osservazioni si impongono. Dieci anni fa trionfavano i forum virtuali e i loro gestori, che a suon di ban li avevano ridotti, da feconde aree di confronto, a corti dei miracoli, in cui si celebravano trionfi e santificazioni iperboliche, seccamente smentite dalla nuda realtà di un onesto ascolto. Oggi quei luoghi si segnalano più che altro per le ragnatele virtuali che li popolano. Del pari naufragati nel silenzio e nell’indifferenza appaiono quei club, circoli dopolavoristici o della terza età, cenacoli e conventicole provinciali, che organizzavano pellegrinaggi nei santuari della cosiddetta avanguardia e vera cultura, alla ricerca di quella chimera, denominata teatro di regia, che si è ormai svelata, anche agli occhi più ingenui e benevolenti, per quello che è, ossia meno di un placebo. Immutato, per contro, anzi per certi versi addirittura peggiorato il già pessimo ruolo di certa critica, che dalle colonne a stampa come dalle virtuali pontifica (con scarsissima cognizione di causa) su autori, opere e terminologia tecnica, badando nel contempo ad insultare, sperando così di screditarla, qualunque forma di dissenso o anche solo di circostanziato dubbio rispetto alla supina accettazione, da pecore orwelliane, di tutto quello che passa il convento “che conta”. Si tratta di atteggiamenti che possono impressionare solo una parte del pubblico, la meno esperta e quindi la più esposta a suggestioni di questo tipo. Per fortuna non è cresciuta solo l’arroganza della critica, ma anche lo spazio e il peso del web, che se da un lato ripropone discutibili meccanismi di raccolta e cura del consenso (soprattutto tramite i social network), dall’altro offre uno sterminato patrimonio di conoscenza, fatto di dischi ormai introvabili e registrazioni clandestine, fonti letterarie e musicali di ogni tipo, spunti insomma per approfondire, istruirsi e crescere come fruitori di quel fenomeno culturale che si chiama musica. Forse proprio a questo serve, ancora, il Corriere: dare a chi lo legge (e a chi lo scrive) l’occasione di non accontentarsi di quello che si sa, l’opportunità e lo stimolo per imparare e meditare senza sosta. Auguri!
8 pensieri su “E sono dieci!”
Lascia un commento
Devi essere connesso per pubblicare un commento.
carissimo Tamburini e redattori tutti, aprofitto di questo post per ringraziarvi del prezioso e puntuale sforzo che fate ogni giorno da dieci anni. Condivisibile il resoconto di Tamburini su cosa e in che modo sia cambiato il multiforme mondo dell’opera in questi dieci anni. Personalmente ritengo che la critica musicale sia crollata per qualità e utilità in questo decennio; nel momento in cui più o meno tutto il mondo della carta stampata è entrato in crisi, ci si sarebbe potuti aspettava che la critica musicale in rete potesse prendere nuova vita proprio dall’immediatezza, dalla velocità, dalla possibilità di dibattito che un giornale on-line ha rispetto alla sua vetusta versione cartacea. Abbiamo assistito invece a un involuzione, la critica che appare giorni dopo sulla carta stampata non serve a nulla, sa già di stantio ed è come altre rubriche, oramai scomparsa dai giornali di carta. Con il diminuire di “utilità” della critica del giorno dopo, anche la qualità dei critici è stata sempre più trascurata dalle redazioni. Oggi un critico musicale in un giornale conta tanto quanto un critico gastronomico (personalmente tra le due, io leggo la seconda) o chi scrive un trafiletto di gossip. Abdicato all’avere una funzione, la critica musicale è naufragata nel mare del prassapochismo e dell’improvvisazione. Tanto più utile e necessario è quindi il vostro sforzo nel dare strumenti di approfondimento ai lettori che vi seguono.
Un abbraccio e cento di questi anniversari.
Grazie Aureliano per questi complimenti che mi/ci fanno quasi arrossire! Speriamo davvero di esserne all’altezza, e di sicuro faremo di tutto per esserlo. Però devo aggiungere che, se la qualità della critica è in picchiata, quella del pubblico (inteso come spettatore medio) non gode certo di miglior salute. Disinteresse per qualsivoglia titolo o autore esuli dal consueto, un accodarsi frenetico alle mode del momento e ai cosiddetti “fenomeni” propagandati dal solito giro, amore per il proprio campanile che automaticamente si traduce in incensi per qualunque… vaccata il “proprio” teatro produca… E, ovviamente, la demonizzazione del dissenso. Conformismo e rassegnazione. Per fortuna, ci sono anche le eccezioni: voi.
La critica musicale nell’ ormai ex paese del belcanto offre un’ idea piuttosto precisa della mancanza di paura di rendersi ridicoli tipica di quasi tutti i giornalisti in Italia, che non considerano neanche i fatti più elementari né il controllano. E hanno una loro tesi preconcetta da dimostrare per finalità che non si capisce quali siano. O si capisce anche troppo bene. Grazie ragazzi e avanti cosí!
Gentili Grisini, il vostro è un blog che seguo praticamente da quando è nato e colgo l’occasione per ringraziarvi, non solo perché con voi sono cresciuto (nel 2007 avevo 17 anni) ma perché è grazie a voi e al vostro lavoro che ho iniziato ad amare veramente l’Opera. Il mio ringraziamento anche col rischio di essere sentimentalmente appiccicoso (e lo corro volentieri) è per sottolineare che essere una voce fuori dal coro è sicuramente scomodo ma fondamentale, perché lo dobbiamo tutti alla straordinaria eredità che il passato ci ha lasciato e che purtroppo noi italiani non abbiamo saputo gestire ed apprezzare pienamente. Una cosa che ho sempre apprezzato è sicuramente la straordinaria qualità di scrittura e pertinenza degli articoli oltre ai titoli (originalissimi) e una cosa che infine mi sento di dire come lettore è la straordinaria passione che ho percepito, che carattere! Cosa molto rara oggi da trovare nelle persone, quale piacere leggervi! E quindi complimenti ragazzi (giovani o meno giovani i veri melomani non invecchiano mai), nessuno vi stima più di me.
Quando un “critico musicale” (ne conosco alcuni) smania per essere invitato a cena dopo lo spettacolo da questo o quel cantante, o trema di terrore alla sola idea che l’ufficio stampa non lo inviti alla cena di Sant’Ambrogio, come volete sia “onesto e senza preconcetti” ?? E’ un malvezzo che va avanti da parecchi decenni, ve lo assicuro, solo che oggi viene esibito senza pudore ….
Voglio anche io ringraziarvi di questi anni in cui vi ho sempre letto con passione e grande ammirazione – è chiaro che produrre tutto questo materiale richiede prima di tutto un investimento notevole di tempo e risorse intellettuali, un investimento che non è scontato un gruppo di persone voglia fare!
Ricordo che avevo cominciato a leggervi nel 2010, una estate in cui cercavo informazioni riguardo il Barbiere di Siviglia – e da quel momento, oltre a rileggere a ritroso tutto il materiale dei tre anni precedenti, è iniziato un viaggio intellettuale che mi ha dato più consapevolezza sul mondo dell’opera, sulla sua storia, sul suo ruolo nella cultura contemporanea.
Grazie!
Grazie perché ci siete. Grazie a voi vengono smascherati i tanti ” re nudi” che sfilano nel mondo della musica; sempre grazie a voi restano in circolo i coretti criteri di valutazione sulla qualità della musica che ci viene propinata. La vostra opera di educazione del gusto è davvero meritoria. Ad multos annos !
mi regalo e vi regalo dieci minuti di pessimismo; poi chi vorrà potrà dirmi come la pensa. I Grisini possono anche e auspicare un “piccolo mondo moderno” che sia il figlio di quel “grande mondo antico” della cui esistenza e grandezza danno prova quotidianamente, ma poi quando leggono i peana per Domingo (oggi indegno persino di un trenos di un poetucolo della tarda antichità) che possono fare?
Saluti DD