Ricordare Maria Callas nel quarantesimo anniversario della sua morte è un atto doveroso ma allo stesso tempo difficile, questo perché non è facile o semplice dire qualcosa di nuovo su una figura emblematica della storia della Musica, a proposito di cui hanno scritto e continuano a scrivere in molti, da penne blasonate fino allo spettacolo cui assistiamo al giorno d’oggi di chi sa poco o nulla di musica e pretende di scrivere su questi artisti, per cui ci ritroviamo articoli come quelli comparsi in questi giorni pieni di imprecisioni imbarazzanti ed assolutamente evitabili, se non con della preparazione almeno col silenzio (situazione medesima si era vista giorni fa per i 10 anni della morte di Pavarotti). Aggiungo che per quanto mi riguarda non è semplice scrivere di Maria Callas perché subentra la componente che potrei dire personale, dovendole molto riguardo la mia passione per l’Opera, perciò rimango del parere che il miglior ricordo di un’Artista resti sempre la Musica e l’ascolto di quanto fatto in carriera, magari analizzando quello che si ascolta, chiedendosi perché certe prove siano così sensazionali da creare clamore tale da destare accesi dibattiti fra appassionati anche al giorno d’oggi dopo svariati decenni. Maria Callas è ancora oggi un’Artista fuori dal comune, ma non perché fosse un fenomeno della natura, una cantante graziata da una voce fenomenale e da un istinto naturale per quanto attiene alla tecnica, ma perché capace di studio maniacale e dedizione assoluta verso la propria professione, verso la musica e il compositore, unite probabilmente anche alla voglia di primeggiare, di cui ci sono giunti aneddoti per voce della sua maestra di canto, ma anche da lei stessa, ad esempio durante le masterclass presso la Juilliard School di New York, quando raccontava di come, oltre agli esercizi assegnati dalla maestra dal “Panofka e Concone”, lei ne preparasse spesso anche altri che non le erano stati assegnati, pur di imparare e di migliorare. Di quest’aneddoto proponiamo il resoconto fatto dalla stessa Callas ai suoi allievi presso la Juilliard School, unito alle riflessioni sull’importanza dell’aver studiato sul Panofka e una punta di delusione nel vedere come pochi allievi avessero seguito il proprio esempio in quelle giornate di studio comune. Questa dedizione per la propria professione e per la Musica le ha poi permesso non solo di padroneggiare un repertorio vastissimo, ma anche e soprattutto di riuscire ad essere sempre all’altezza dei ruoli affrontati, anche quando sulla carta non si sarebbero subito associati alla propria voce. Le ha inoltre permesso di poter avere continuità con il passato che l’aveva preceduta, che lei conosceva e da cui presumibilmente può aver attinto, se consideriamo come lei stessa, sempre durante le Masterclass presso la Juilliard School, suggerisse ad una giovane cantante di ascoltare Lilli Lehmann per imparare a padroneggiare la prima ottava. Maria Callas dunque rimane ancora oggi una cantante irripetibile, perché irripetibile rimane il suo approccio al mondo dell’opera, lo studio, la serietà e la sua totale dedizione allo spartito.