Ultima delle voci statunitensi capaci di spaziare in maniera plausibile, se non sempre ideale, da Mozart al Verdi mediamente oneroso, Carol Vaness rende giustizia al rango principesco e all’alterigia del personaggio, scandendo il cantabile al pari del recitativo, accentando con alterigia e al tempo stesso disperazione, dimostrando che lo sconvolgimento del personaggio può essere reso con maggiore efficacia attraverso un “piano” repentino, piuttosto che con urla scomposte e ininterrotte.