Dire Ezio Pinza significa dire don Giovanni, il ruolo con il quale il basso italiano essendo uomo alquanto fascinoso si identifico’ soprattutto per il pubblico americano e del Met in particolare. Siccome don Giovanni vero ed autentico basso non è (lo è, invece, Leporello ed i maggiori bassi veri del tempo di Pinza, ossia Kipnis e Pasero furono i servitori di questo don Giovanni) il cantante romano fu vocalmente perfetto. Lo era anche interpretativamente perché il controllo del fiato gli consentiva sia i toni melliflui del ‘Là ci darem la mano” e della serenata, che lo slancio vitale ed erotico del “Fin ch’ han dal vino” o la beffarda ironia della scena del cimitero ed il finale dove se non si dispone di un vero strumento vocale o si parla o si grida. Con riferimento alla serenata altri interpreti sono stati ancora più vari sfumati e forse leziosi, ma di Pinza va ammirato l’ equilibrio fra momento scenico ed esigente vocali del seduttore mozartiano.