Scontato che Francesco Tamagno, seppur ritirato o quasi, incidesse un brano e questo brano del Profeta. Il ruolo di Jean de Leyda era stato con Poliuto ben prima di Otello uno dei cavalli di battaglia del tenore torinese e l’inno del terzo atto che richiede squillo e slancio il punto clou del’esecuzione. A conti fatti o meglio ad ascolto avvenuto con la tara della registrazione e dell’età e della fase della carriera Tamagno colpisce non solo per lo quillo e la facilità in alto, ma per la freschezza e compattezza della voce e per la morbidezza della stessa. Prova che saldezza e controllo tecnico consebtono anche dopo un quindicennio di Otello di mantenere le qualità e le peculiarità della voce.