Apprendo con dolore che poco prima di Jeffrey Tate, nella notte tra 31 maggio e 1 giugno, si è spento a Praga Jiří Bělohlávek. Musicista di prima grandezza era l’attuale direttore della gloriosa Filarmonica Cèca, orchestra tra le più magnifiche del vecchio mondo, fondata a Praga alla fine del secolo XIX. Ultimo esponente di quella grande tradizione musicale boema, sempre a cavallo di due mondi – oriente e occidente – che “danzava” su quel muro che divise l’Europa per più di mezzo secolo, Bělohlávek ne raccoglieva il testimone, succedendo – sul podio dell’orchestra che diede i battesimi alla Settima di Mahler – a grandissimi musicisti come Václav Talich, Rafael Kubelík, Karel Ančerl, Václav Neumann. La carriera di Bělohlávek, dopo l’apprendistato con Celibidache, fu straordinariamente ricca anche se, come spesso accade coi musicisti “dell’altra parte del muro” poco conosciuta da noi. Anche se il suo repertorio fu vasto, il suo nome è associato – come è naturale – ai grandi compositori céchi e boemi: le sue interpretazioni di Smetana, Dvorak, Janácek, Martinu, sono vertici assoluti, esprimendo – nelle sue interpretazioni – quel lirismo malinconico e fatalista che caratterizza da sempre quella fetta di mondo sospeso tra due universi (e martoriato da guerre, dittature e rivoluzioni) che ha saputo resistere alle prove tragiche che gli destinava la storia. Bělohlávek era malato di cancro, e immagino vivesse l’incedere spietato della malattia come fosse quel Golem che si aggirava nei vicoli misteriosi del vecchio ghetto ebraico di Praga nel romanzo di Meyrink. Un’altra voce si spegne, un altro sguardo si chiude: ascoltiamo quello che ci resta di questo straordinario musicista.
Gli ascolti:
Dvorak: Sinfonia n. 9 “Dal nuovo mondo”.
Dvorak: Stabat Mater.
Smetana: “La mia patria”.
Smetana: “Canto boemo”.
Martinu: Memoriale per Lidice.
Martinu: Rapsodia Céca.
Janáček: Sinfonietta.
davanti a duprez, quando si tratta di sinfonica sono un asino. devo dire che la filarmonica ceca per turgore e pienezza di suono, capacità di suoni melanconici e che richiamano il colore dei paesaggi Moravia e Noemi è straordinaria. un ciclo delle sinfonie di Dvorak, trasmesso di recente è davvero esemplare. una delle cose migliori che ho sentito e scoperto negli ultimi anni.
Caro Donzelli, sapendo della tua non grande simpatia per Mahler, ti inviterei anche all’ascolto del ciclo diretto da Nuemann con l’Orchestra filarmonica ceca, che magari potrebbe indurti a rivedere il tuo giudizio…
Concordo in toto con Duprez su Belohlavek, degno erede di una grande tradizione. Citerei anche le sue incisioni brahmsiane: non solo serenate e sinfonie, che pur mantenendo standard di assoluta eccellenza, secondo me non arrivano ai livelli di altre grandissime intepretazioni, ma anche e soprattutto i due concerti per pianoforte, dove è degno co-protagnista assieme ad uno straordinario Moravec.
io di mahler vorrei le registrazioni operistiche!!!!! questo credo sia risaputo. Adesso mi studio nuemann alcune sinfonie riesco anche a sentirle “tutte d’un fiato”
Essendo stato allievo di Ugo Duse, io sono un mahleriano convinto. Vaclav Neumann è sicuramente tra i massimi direttori mahleriani della storia, oltre ad averci regalato la più bella incisione esistente dell’ Orfeo ed Euridice. Parlo dell’ edizione EMI con la Gewandhausorchester e una straordinaria coppia di protagoniste come Grace Bumbry e Anneliese Rothenberger