La scelta di Marcella Sembrich, che alla vigilia del ritiro dalle scene, ultra cinquantenne e con molti lustri di carriera sulle spalle esegue la cavatina di Semiramide deve essere ricercata nel fatto che nei giorni scorsi per celebrare il mezzo secolo del nuovo Met, avvolta nel costume di Adelina Patti, la signora di Donato abbia intonato la celebre pagina dell’ultimo titolo italiano di Rossini. Il celebre vestito della Patti è stato proposto perchè Adelina Patti nel 1892 eseguì per prima il capolavoro al Met. Marcella Sembrich è legata ad Adelina Patti perchè in questa registrazione esegue parte delle varianti predisposte da Rossini per la Patti stessa. Preciso: mai la Sembrich vestì i panni della regina di Babilonia, pur eseguendo la cavatina nella scena della lezione del Barbiere.
Il senso della proposizione di questa esecuzione di un estratto della cavatina va ricercato nel fatto che da una cantante al capolinea della carriera e per certo accorciata in alto ascoltiamo un suono sempre galleggiante sul fiato anche in zona grave (sino al 1920 i soprani emettevano suoni di petto senza sbracare od aprire il suono), una notevole fluidità nel virtuosismo e si intuisce una ampiezza di suono ed una tenuta di fiati davvero commendevole per età e durata di carriera, il timbro senza essere peculiare è per certo ancora fresco e giovanile in virtù di una emissione esemplare (la Sembrich aveva studiato anche con Lamperti a Milano). Qualcuno potrebbe sognare sulla qualità timbriche e sul virtuosismo della cantante quando attraversava l’Europa con Battistini e Marconi. Stiamo ai fatti ed agli ascolti e sia pure da una vecchia signora in una registrazione primordiale ascoltiamo qualche cosa che risana e lenisce, sopratutto dopo i video americano e lorenesi.