Al grande direttore ungherese si deve, secondo la più accredita ed attendibile critica, la prima esecuzione “moderna” ossia memore che l’opera è un singspiel di Fidelio. Anche alle prese con la sinfonia del capolavoro di mezzo carattere rossiniano di Fricsay sentiamo qualche cosa di nuovo rispetto alla tradizione sino ad allora vigente, sopratutto fra i direttori di area middleuropea. Eppure senza aver mai diretto il titolo in teatro per quanto ci risulta il maestro ungherese è moderno per lo stacco dei tempi davvero indiavolato che ben coglie l’ansia rossiniana e l’ansia ed angoscia, che pervade la vicenda di una povera servetta ingiustamente accusata ed ingiustamente sottoposta ad una sproporzionata pena, ma è antico nella tradizione dei direttori che in tre battute facevano capire quale fosse la natura e la poetica dell’opera eseguita perchè la sua sinfonia non ha nulla di farsesco o di comico. E’ assolutamente tragica e solenne nel contempo, parla, cioè, il linguaggio del tragico che è la cifra autentica di Gazza Ladra