L’esecuzione della sinfonia a opera di Marinuzzi è esemplare non solo per la tinta monumentale e insieme fosca del tempo d’attacco in Maestoso marziale (impressionante anche per la compattezza del suono esibito, a dispetto della precaria tecnica di registrazione, dalla compagine scaligera), ma per la scelta di ottenere il massimo della tensione drammatica non attraverso la precipitazione, bensì tramite un tempo deliberamente più lento dell’Allegro prescritto per la seconda sezione. L’incedere solenne della musica, sottolineato dalla precisione rigorosa, ma non vuota o meccanica, del crescendo, esprime come meglio non si potrebbe l’ineluttabilità del destino dei personaggi, tutti indistintamente condannati all’infelicità, e in caso addirittura alla morte, e salvati solo in extremis dallo stesso “deus ex machina” che ne aveva decretato la rovina.