Bastano pochi passi musicali per commentare questa produzione del Regio di Torino, che in una stagione piuttosto scarsa per fantasia e qualità, ha dedicato a Puccini ben due titoli quelli che ebbero nel capoluogo sabaudo la loro prima esecuzione.
Bastano gli ascolti che proponiamo per dire che non si tratta di una esecuzione di quelle che si devono ricordare. L’orchestra suona bene con un bel suono morbido e rotondo; il meglio viene agli ultimi due atti perchè è evidente che al direttore quelli interessano ed appassionano. IL ludus del primo atto dove Puccini è un po’ meno Puccini e la prima parte del secondo non lo ispirano particolarmente. Vi è anche da aggiungere che ci vorrebbero per conseguire risultati commendevoli cantanti ben diversi da quelli schierati nei ruoli dei due infelici amorosi.
Ma intendiamoci bene neppure il direttore fa cose che non abbiamo mai sentito. Propongo per spiegare il mio pensiero due intermezzi ossi quello di Gino Marinuzzi ritenuto uno dei massimi direttori del secolo scorso e quello di Francesco Molinari Pradelli, uomo di grandissima cultura, ma non ritenuto direttore di levatura storica. Eppure con una buona orchestra il maestro Molinari Pradelli dettaglia splendidamente il momento scenico iniziando con suono indugiante e colori diafani per poi stringere alla fine nel momento musicale che precede l’inizo dell’atto e sembra connotare il momento tragico. La verità è che il sentire, il descrivere un momento drammatico e tristissimo era nel comune sentire e nelle corde di tutti coloro, che dirigessero il capolavoro pucciniano. Esattamente come tutti sapevano che Manon poteva avere la voce sontuosa e nel suo genere sensuale di una Caniglia, di una Tebaldi, di una Leontine Price, di una Guerrini tali da far perdonare certe indidentali forzature d’accento e staticità sceniche oppure la voce consumata e diafana dedita all’esasperata ricerca espressiva di una Muzio, di una Farneti e di una Olivero. Ci sono stati e vanno segnalati ottimi compromessi fra le due tendenze ad opera ad esempio di Antonietta Stella o quello noto a tutti di Maria Chiara. Ma non si dava una Manon in scena goffa ed impacciata, imbustata come una signora della buona borghesia, persino ridicola che quando vuole essere ironica e provocante e per giunta afona in basso, gracchiante al centro, stridula e forzata in alto (il do dell’ora o Tirsi eseguito come una filastrocca o il si nat. dellìaria del quarto atto o la costante difficoltà del concertato atto terzo), piatta nell’accento e nella dinamica perchè messa in seria difficoltà dalla scrittura vocale e dall’orchestrale per lei troppo denso e spesso. Questa Manon non è presentabile in un teatro serio come non era presentabile qualche mese or sono la sua Butterfly. Poi si fanno giusti appunti alla Traviata della Netrebko e secondo una legge di onesta proporzionalità la Siri andrebeb rispedita al mittente.
Al mittente per altre ragioni Gregory Kunde. Era anche in forma e la scrittura vocale non evidenziava la voce afona al centro e con una parvenza di facilità in zona medio alta. Purtroppo la ripresa televisiva è implacabile a dirci che quel Des Grieux ha aspetto e timbro di Geront. IL teatro è sublime finzione, ma per farla perdonare altro occorre. La scelta susciterà perplessità e discussioni, ma lo stato vocale (non il gusto che è altro e che nella Manon di Puccini sopratutto al terzo atto toccava uno dei punti più bassi della parabola artistica) la capacità di flettere in certe frasi la voce, di ricorrere al misto di un Beniamino Gigli segnano la differenza. Se poi a termine di paragone prendiamo il Tucker 57enne partner di una ultrasessantenne Olivero vediamo che l’età può anche essere dimenticata a determinate condizioni, assenti a Torino.
10 pensieri su “Fratello streaming: Manon Lescaut dal Regio di Torino.”
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Assolutamente d’accordo con Donzelli. Per questioni di orario ho seguito la differita televisiva…..sono arrivato a fatica alla fine del secondo atto. Quindi non posso dire se Noseda é stato meglio dal terzo atto in poi. É un direttore che solitamente mi piace ma ahimè non qui….tempi a volte veloci, tutto un tirare via, mai ispirato…peccato. Cosa dire di Nonno De Grieux? Inguardabile….e poco ascoltabile. Della protagonista meglio non dire, io mi chiedo se una professionista può affrontare un ruolo in questa maniera e presentarsi al pubblico. A parte che per essere una Manon credibile devi essere un’attrice. Qui il nulla. E quando nemmeno la voce supplisce al resto…..beh allora meglio il Nonno!
a parte l’inadeguatezza vocale della Siri e un po meglio il tenore,ora in teatro la lontananza dal palco ,può non rendere tanto evidentemente l’incompatibilità tra gli anni dei personaggi e dei cantanti,ma in una ripresa televisiva con i primi piani tutto diventa pietoso,possibile che nn ci siano cantanti con qualche anno di meno? Noseda come al solito sembra che non finisca l’ora di finire …
Ho visto anch’io la differita. Ho resistito duramente fino alla fine con sospiri (pesanti) e smorfie (sofferenti).
Francamente, non mi è piaciuta. Penso al mio povero amico Don Carlo che se la vedrà (poco male) e udrà (molto male!!!) dal vivo tra non molto.
Certamente da rispedire al mittente… E poi quella placidità, quel tono querulo, quell’accento tutto uguale…
Ho visto anche io lo spettacolo…che dire? Tutto giusto: Kunde oltre ad apparire vecchio e fuori forma (e devo dire che il costume sembrava un sadico espediente per “valorizzarne” ogni ciccia), era senile nella voce. E non è una critica perché è naturale che sia così: mi chiedo tuttavia che c’entri una voce del genere (formatasi sul canto rossiniano e più a suo agio in quel repertorio o in quello del melodramma ottocentesco) con la passionalità della Manon Lescaut in cui il tenore dovrebbe dar forma vocale alla spavalderia del seduttore spudorato con i suoi slanci e il suo bruciore. Ancora peggio la Siri (le cui qualità canore per me restano un mistero insondabile: davvero non trovo nulla di salvabile nel suo canto, nel suo timbro, nella sua tecnica o nella sua interpretazione…scenicamente è più che imbarazzante) che appariva ancor meno fresca: aggiungere poi la desolante visione di quel che “facevano” in scena (ed a teatro si sarebbe visto come in TV, a meno di essere girati di spalle) rendeva lo spettacolo involontariamente comico. Messinscena polverosa e a tratti davvero brutta (atto II). Tuttavia il difetto principale sta nella direzione di Noseda: a furia di evidenziare preziosismi e di ricercare nel dettaglio annacqua tutto. Purtroppo vedo che oggi questo approccio a Puccini è molto diffuso (anche Chailly a Milano mi diede le stesse sensazioni): è una nuova moda…spero passeggera perché ridurre Manon Lescaut ad un raffinato giuoco di crinoline e merletti in un garbato accompagnamento che mostri le preziosità della partitura, significa non cogliere lo spirito pucciniano, né il testo, né la musica. Per Puccini Manon è passione e dramma. Noseda va da tutt’altra parte. E fa una Manon noiosa e per nulla coinvolgente, quasi a ribaltare l’intento pucciniano così passionale e sanguigno, rispetto alla cipria e ai minuetti di Massenet…ecco Noseda , secondo me, ha voluto applicare cipria e minuetti anche a Puccini. L’ha “massenesizzato”…
Completamente d’accordo! Purtroppo.
Vocalmente inqualificabile, scenicamente una vecchia Kathy Bates che perde la testa per una vecchia Athina Cenci.
Dopo la Bohème dei centenari il Regio di Torino conferma la sua vocazione gerontofila.
Obiettivamente, dall’ascolto televisivo, è difficile giungere a giudizi diversi da quelli espressi da Donzelli.
L’orchestra torinese, more solito, ha suonato bene, ma i cantanti sono stati quello che sono stati.
Peccato sentire un grande tenore come Kunde che cerca di cantare De Grieux con voce stanca, abusando di fiati. Gli acuti ci sono ancora, è evidente che alla base di tutto c’è una gran tecnica, ma non è più tempo e non è la sua parte.
Ci fosse ancora la voce giusta ce ne fregheremmo tutti della pancetta. Forse andare in pensione e cercare di insegnare canto alle giovani leve, lui che ha una tecnica che pochi oggi hanno, non sarebbe una cattiva idea?
Della Siri non mi aspettavo di meglio di quello che ho sentito.
Alla fine tutto sommato il migliore era il Geronte.
Almeno le scene erano belle e la messa in scena non era un insulto all’autore come troppo spesso si vede oggi. Ma ciò è troppo poco per restare soddisfatti.
A parte l’intera differita, avevo anche ascoltato in diretta radio i I Atto. Dunque, la parte visiva e’ consona ai miei gusti, quindi mi e’ piaciuta, Saro’ retrogrado, ma un allestimento “classico” e’ sempre gradevole, poi se la scena “sensuale” del ii Atto e’ venuta fuori un po goffa, lo dobbiamo all’impaccio dei 2 protagonisti ma, ripeto, nel complesso l’allestimento e’ gradevole, avercene !!! Anche se quest’anno, qui, finora non ci possiamo lamentare. Venendo agli interpreti, e’ abbastanza evidente l’inadeguatezza, diciamo pure la larga insufficienza dei 2 protagonisti. L’anno scorso trovai la Siri un’accettabile Tosca ma qualche mese fa una ben deludente CIO-CIO-SAN e, purtroppo, la Manon di oggi e’ sui livelli della recente prova scaligera. Detto questo, differenziandomi in parte da alcuni commenti di cui sopra, a mio parere Kunde ha fatto peggio. Alcuni mesi addietro lo trovai un cattivo Sansone ma qui fa anche peggio. Perche’ il suono oscillante c’e’ sempre, ovviamente, ma l’emissione dura e legnosa di qualche mese fa e’ ancora piu’ inficiata da un penoso e costante annaspare. si ha in pratica la sensazione che non riesca nemmeno piu’ a urlare. Non brilla nemmeno il Lescaut di Jenis, qui in un ruolo decisamente meno impegnativo di quello che sostenne nel maggio 2014, quando fu Guglielmo. Ed ora le note positive, perche’ ci sono, una gia’ individuata da Don Carlo nel Gerontea di Carlo Lepore, che non sfiguro’ un anno fa in Don Magnifico e 2 anni addietro in Selim, ma e’ anche soddisfacente l’Edmondo di Francesco Marsiglia: insomma, 2 cantanti corretti, cosi’ cosi’ gli altri a parte il pessimo, ululante ed inaccettabile Musico.
Si narra anche di un tizio che, investendo un piccolo tesoretto, nei prossimi giorni presenziera’ a 2 recite, martedi’ con il 2^ cast e domenica con il 1^.
Sono stato a sentire l’opera in teatro domenica 26 marzo, ultima replica. Non posso che confermare in massima parte quanto già scritto. Unica sostanziale differenza: Kunde mi è sembrato un poco migliore rispetto all’ascolto televisivo. Nel primo atto le cose sono andate proprio male. Nel secondo appariva decisamente migliore, nel terzo non perfetto ma mi pareva meglio che alla prima. Lo stesso nel quarto. La voce (stanca) correva per il teatro, nonostante tutti i se ed i ma che si potevano e si possono fare.
La Siri sempre la stessa, del tutto fuori parte.
Bravi Lepore e Marsiglia.
Almeno una volta tanto c’erano delle scene belle che raffiguravano i luoghi previsti dal libretto. Non le schifezzuole risibili in stile Ikea povera che si legge si siano viste alla Scala per la Bolena.
Speriamo in bene per L’incoronazione di Dario nei cui bozzetti pubblicati sul sito del teatro si vede un oleodotto…..