4.500.000: Oberon ossia omaggio all’amore fedele

carl-maria-von-weberAvevano evitato di celebrare i 4.250.000 perchè considerati numeri cui, in quasi dieci anni di presenza nel web, siamo arrivati, sono poche le ricorrenze da celebrare. Questa dei quattro milioni e mezzo ci ha detto della fedeltà dei nostri lettori (anche di quelli che ci leggono dopo i propri spettacoli sui tablet o sui cellulari per, poi, dare in smanie ed in escandescenze o per scrivere ingiurisosi commenti, che solo per carità nei loro confronti non pubblichiamo, ma che meriterebbero apposita rubrica di dileggio e ludibrio) e abbiamo scelto, credo per la prima volta una pagina della grande tradizione musicale tedesca, che pure molto occhieggia all’opera italiana ossia la grande scena di Rezia di Oberon, che una volta gettata su una spiaggia deserta, elevati i propri lai crede di vedere la bianca vela della nave dell’amato ed, invece, trattasi di pirati il cui rapimento sarà l’ulteriore prova d’amore cui la coppia perfetta Rezia ed Huon deve essere sottoposta.
Uscire solo in parte dall’opera italiana. Oberon vide la prima rappresentazione avvenne a Londra il 18 giugno 1826 con una compagnia di canto che se non italiana praticava il canto all’italiana. In particolare il ruolo di Rezia, di cui la prima interprete fu Mary Ann Paton fu, poi, uno di quelli significativi della carriera di Henriette Sontag famoso soprano rossiniano.
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All’opposto delle prime interpreti è la testimonianza vocale (unica registrazione della cantante) di Anna Bahr Mildenburg, con fama di dicitrice incise il solo recitativo. Era una famosa Klitemnestra e Strauss la preferì alla prima interprete. Certo che le attuali interpreti della fedifraga moglie di Agamennone non hanno nulla in comune alla compostezza che la Bahr tramanda da questo incunabolo. UN primo segno di come cambino i mondi vocali.
La grande aria “ocean immenso mar” rispetta la struttura dell’aria da opera italiana con un grande recitativo dove all’interprete è chiesto di saper dire, segue il cantabile e poi alla vista della nave, invano creduta di Huon, la stretta dove la protagonista è obbligata ad esibire facilità della zona acuta atteso che la voce è chiamata non solo a toccare il si nat, ma a reggere frasi piuttosto tese e concitate in zona acuta: la cosiddetta vocalità tragica o da tragenda, lo stile grande agitato. In stile grande agitato si esprimono da un lato Desdemona di Rossini e dall’altro Senta dell’Olandese, spesso ruoli di famose interpreti di Rezia. Aggiungiamo che trattandosi di Carl Maria von Weber sopratutto la sezione centrale dell’arie richiederebbe una grande orchestra condotta da una sapiente guida. Anche di questo abbiamo deciso di dare saggio con le esecuzioni di Inge Bork con la bacchetta di Krips e di Ruth Horna con quella di Mengelberg. In quest’ultimo esempio la cantante alla chiusa mostra la corda, ma non è la cantate che abbiamo inteso proporre, ma il grande direttore del Concertgeboauw di Amsterdam.
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Il personaggio è sempre stato in area tedesca ed austroungarica appannaggio dei soprani drammatici che la ritenevano, insieme a Leonore di Fidelio, un appendice o meglio in precedente di Isotta e di Brunilde del Ring. Gli ascolti di quei soprani fossero la Gadski (forse l’esecuzione più affascinante, un 78 giri dell’età della pietra che rende la straordinaria ampiezza e sonorità del soprano tedesco, la cui carriera e resistenza all’onere del canto wagneriano restano un esempio)Immagine anteprima YouTube sino ai classici della scena ossia Leider, Flagstad, Grob Prandl, Nilsson dicono che il soprano wagneriano sino agli anni ’70 del secolo scorso doveva avere le medesime qualità tecniche del soprano di scuola italiana: rotondità e morbidezza di emissione, capacità di distribuire i fiati nelle frasi più impervie e di vocalità tesa e drammatica, facilità in tutta la gamma della voce, legato negli andanti. Non per nulla la deputata pletora di soprani Wagneriani, che proponiamo nei panni di Rezia, erano alla bisogna e nei più grandi teatri con grandissimi direttori e partners esecutrici dell’opera italiana e francese a differenze delle attuali Isotta o Brunilde, che evitano in partenza essendo già in difficoltà nelle frasi legate e di ampio respiro del repertorio wagneriano.
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Due cantanti la Ohms e la Bindernagel, non circondate dalla fama planetaria delle precedenti, ma di splendida carriera meritano di essere ascoltate con grande attenzione per la qualità del suono, la pertinenza stilistica, il controllo tecnico della voce, che consente loro di cantare piano, forte e se del caso fortissimo sempre nel rispetto della parola e del dramma.
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Per altro il problema del rapporto tra le Rezie di allora e quelle di oggi si ripresenta uguale e contrario nel mondo diciamo latino. L’esecuzione dell’aria di Rezia che proponiamo in italiano appartiene ad una celebrata Norma e più in generale ad un soprano drammatico di splendida voce, ampiezza ed agilità nel contempo. E’ l’unica testimonianza (se prescindiamo da quelle in inglese di Joan Sutherland e, sopratutto, di una Maria Callas post Poliuto) dei soprani italiani alle prese con questa scena e che nella loro carriera erano famose Norme rispondendo ai nomi di Gabriella Gatti, Rosa Ponselle e Giannina e ci dice che le attuali Norme in genere soprani lirico leggeri quando non soprani leggeri evitano Rezia e nulla o pochissimo hanno della sacerdotessa druidica.
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Le signore che proponiamo tutte, quale più quale meno, in carne e sovrappeso -forse non troppo avvenenti- ci insegnano e richiamano un insegnamento che è vitale per l’opera stessa e la sua sopravvivenza: che per certi ruoli occorrono, certe voci di sicuro tonnellaggio ed ampiezza, idonee a garantire il rispetto della volontà dell’autore, delle sue prescrizioni orchestrali e sonore.
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