Coprire l’Arena di Verona: un’esigenza di chi e per cosa?


E’ di questi giorni la notizia della conclusione del concorso di idee per la copertura mobile dell’anfiteatro di Verona, annunciata tramite i grandi giornali dal sindaco della città, Tosi, e del presidente di Calzedonia, già sponsor della stagione lirica estiva, Veronesi.
Tra plausi e liete grida si annuncia che finalmente l’Arena non dovrà più sopportare danni economici alla propria stagione lirica estiva, potendo finalmente garantire il pubblico dai temporali estivi veronesi, contribuendo a preservare l’anfiteatro romano dai danni arrecati alle strutture lapidee dal dilavamento della pioggia. Insomma un’opera prodigiosa e straordinaria, destinata a garantire il business turistico, tanto importante per la città.
Alcuni giornali hanno già pubblicato pareri, più o meno moderati, sull’inutilità dell’operazione, secondo alcuni dettata da soli fini di propaganda elettorale da parte del discusso sindaco e di marketing da parte dello sponsor che, come tutti gli sponsor, sarebbe alla ricerca di un “evento” clamoroso per reclamizzarsi. Basterebbe il laconico e moderato commento di Salvatore Settis ad inquadrare la vicenda, ricordando ai cittadini che la concentrazione di una ingente quantità di risorse economiche ( il costo dell’opera è stimato in circa 13 milioni di euro) su un solo edificio per un intervento gigantesco ma non così necessario è l’esatto contrario delle buone politiche di utilizzo dell’Art Bonus, mentre sarebbe più fruttifero destinare a più interventi la generosa offerta di Calzedonia ( ammesso che volesse davvero impegnarsi per la cultura e non per la pubblicità clamorosa delle proprie mutande ). Basterebbe l’opinione di Settis, ma, come qualcuno ha fatto osservare, in questi tempi di cattiva politica, dove i voti vengono cercati nella maniera più schizofrenica e sconsiderata dai ns mirabili politici che non vogliono tramontare col paese, molti sentono di dover dire la loro, anche noi, rivolgendoci ai melomani che magari di restauro non sono pratici e col pensiero rivolto ad un ministro dei BB Culturali che mentre lascia andare a morte l’orchestra Verdi pensa altresì a pavimentare il Colosseo, chissà, forse per metterci sopra una bella serata con Star On Ice o roba simile. Mettere un bel coperchio high tech all’Arena di Verona non sarebbe poi una gran novità nel Veneto del grattacielo di Pierre Cardin a Marghera, dei palazzi sventrati dai re della moda a Venezia, della Punta della Dogana, delle navi da crociera in laguna, dell’hotel S. Chiara e chi più ne ha più ne metta.
Ripartendo da S. Settis, Verona non è una città che vive di sola Arena, ma un complesso archeologico, architettonico ed ambientale di straordinario valore, cui non guasterebbe la disponibilità di qualche risorsa in più su alcuni punti nevralgici, come il museo di Castelvecchio, non molto tempo fa oggetto di un clamoroso furto di tele. Le statistiche redatte dall’Unesco, disponibili a tutti sul sito del Comune ( http://www.comune.verona.it/nqcontent.cfm?a_id=16341 ) dimostrano come l’arena non rappresenti tutto l’interesse che i turisti mostrano per la città, anzi. Quanto poi all’equivalenza turismo veronese = arena, i dati dell’Unesco sono assai confortanti per la città in un momento di grande crisi della lirica e dopo la vicenda del fallimento dell’Ente lirico, avvenuto qualche mese fa a causa del debito multimilionario accumulato dall’ente. E’importante confrontare i dati forniti dall’Unesco per moderare la catastrofica visione di chi vuol far credere che il turismo estivo dipenda tutto dalla stagione lirica, che non sembra avere inciso, ad esempio, sugli afflussi in città nei mesi di giugno e settembre, entro i quali si è allargata la programmazione in maniera abnorme: con i mala tempora che corrono per le voci, si stenta a mettere insieme in maniera dignitosa anche solo per un titolo, figuriamoci quasi tre mesi di stagione! Tanti debiti ma forse anche spese inutili e mal calibrate, dunque, almeno stando ai risultati finali, per una stagione di livello musicale quantomeno scadente, per non usare altre parole, sorretta, di fatto, dal tradizionalismo zeffirelliano e da qualche spettacolo ispirato ai medesimi criteri ( il lusso, il colore, le comparse, i balletti etc etc ), meno felici i tentativi di inserire allestimenti moderni ( mirabile il tonfo dell’Aida della Fura del Baus). La truffa delle voci microfonate, ops, riverberate ( quelle che se le casse nella tua zona non sono accese, come mi capitò nei posti laterali più economici di II a, non senti un bel niente ); la questione del saliscendi del piano dell’orchestra, con tutti gli squilibri che abbiamo percepito in questi anni tra palco e buca; il fatto che i cantanti di oggi non sappiano proiettare il suono, e nei migliori casi si sentano solo perché urlano, hanno reso da anni gli spettacoli lirici in arena un’attrattiva sempre meno.. attraente ed ambita, quindi il pubblico in calo vertiginoso, pure quello più disinformato ( se il Nabucco con Domingo mette insieme 8-10mila persone allora vuole dire che nemmeno il prodotto più commerciale ha più la forza di catturare la gente ). La vecchia arena romana ha una sua grande forza attrattiva, come sempre hanno queste grandiose e potenti architetture, e anche i dati dei rilevamenti Unesco lo testimoniano, pur distinguendo assai poco l’oggetto archeologico dalla sede del festival lirico. Basta andare in estate una di quelle meno conosciute come l’arena di Pola per rendersene conto, e taciamo del Colosseo, di Arles, di Nimes etc etc. Già, l’arena di Nimes, anch’essa adibita alla lirica e per prima coperta da una tensostruttura cui collaborarono, alla fine degli anni ’90, alcuni degli odierni vincitori del concorso veronese e prontamente citata dal Direttore Generale del Comune di Verona in un’intervista quale esempio da imitare per la nostra ( http://www.touringclub.it/notizie-di-viaggio/come-sara-il-tetto-dellarena-di-verona-tutti-i-perche-di-una-scelta-difficile ).nimes copertura

Dimentica, però, il Direttore Generale le grandi differenze intercorrenti tra le due proposte, ossia che, in primo luogo, a Nimes l’opera non si rappresenta più da anni, che la tensostruttura era solo temporanea (veniva smontata e rimontata ogni anno), insisteva sulla porzione più bassa delle nuove gradinate, frutto di una modernissima ricostruzione, e, soprattutto, non era affatto visibile dall’esterno, ossia senza modifiche perpetue del disegno architettonico dell’arena. Un progetto ispirato al criterio del nuovo sul nuovo, non del nuovo sull’antico, per giunta in maniera permanente, come propone il progetto vincitore, con l’anello sommitale metallico ammorsato al frastagliato profilo sommitale dell’anfiteatro romano. Una nuova struttura mobile che darebbe al pubblico finalmente la certezza di non essere colpito dalla pioggia perdendo certamente la magnificenza della volta celeste durante lo spettacolo, offrendoci in cambio una visione da stadio hi tech per serate piovose dove non si dice quale acustica si genererà e nemmeno quale microclima interno dovuto all’apertura dei teloni. Ma vale veramente la pena per quel contabilizzato 0,5 % del bilancio areniano di danni stimati dalla pioggia, incoronare il gigante romano con uno scheletro di tralicci di acciaio, cavi e teli? Non sarebbe un nuovo velario romano, nemmeno un po’, perché i velari che riparavano le antiche arene, dal sole soprattutto oltre che dalla pioggia, correvano sulle gradinate ma lasciavano vuota l’area soprastante la platea. Non erano volte leggere poste sulle cavee, come sarebbe il progetto che si vorrebbe costruire, ma leggeri velari a sbalzo, ossia soluzioni ben diverse da quelle che si vanno spacciando sui giornali come nuovo che si ispirerebbe all’antico.
Vi è poi la questione, assai imbarazzante e grave, perché in essa risiede la moderna frode del marketing a danno del nostro patrimonio, delle esigenze conservative dell’antica struttura in pietra di Verona ed opus caementicium a giustificare la costruzione della nuova copertura. La grande conchiglia Tosi-Calzedonia avrebbe lo scopo preservare il monumento dalla pioggia, il terribile veicolo degli agenti inquinanti entro la struttura e le parti che la compongono. Agenti da cui gli uomini del passato, per una consapevolezza più empirica che scientifica, hanno sempre difeso e trasmesso al futuro le grandi architetture ereditate dal passato tramite operazioni continue e mirate di manutenzione e non di inaudito stravolgimento come questa. La storia delle documentate manutenzioni che dal XVI secolo in poi si sono susseguite sull’Arena annovera interventi sugli impianti idraulici di smaltimento delle acque, la manutenzione delle pendenze dei gradoni della cavea verso la zona della platea, la ricollocazione e la sigillatura delle pietre degradate o fessurate e dei giunti tra i blocchi, la sorveglianza e protezione dei punti critici, come alcuni tra gli arcovoli, il tutto per impedire la penetrazione dell’acqua dalla parte sommitale, soprattutto dai vomitori. A queste modalità si sono ispirati i recenti restauri e ad essi basterebbe ispirare una buona e costante manutenzione durante i periodi di fermo della stagione lirica, imprescindibili oltre tutto per una struttura sottoposta agli stress della stagione lirica. Manutenzioni efficaci e bastevoli, ma certamente poco appariscenti per le esigenze di visibilità e clamore di uno sponsor o di un sindaco in cerca di voti, che dovrebbero proporsi, se volessero davvero servire la cultura e la conservazione del patrimonio, per la sponsorizzazione mirata su più punti della città per un vero e ben pensato progetto culturale.
Per parte nostra, tornando alla lirica, vorremmo affermare chiaramente che se, per quanto riguarda i fruitori del genere, l’Arena è in crisi perché allestisce spettacoli scadenti e non esistono abbastanza cantanti oggi in grado di esibirsi all’aperto e risultare convincenti. Le due ultime vere regine di Verona, Maria Chiara e Fiorenza Cossotto venivano aspettate da un pubblico molto più numeroso di quello odierno sotto i temporali estivi fino anche alla mezzanotte. Trovatene altre due equivalenti e riempirete ancora l’Arena!

18 pensieri su “Coprire l’Arena di Verona: un’esigenza di chi e per cosa?

  1. Come giustamente ricorda M.me Grisi lo sconsolante spettacolo del crolo delle presenze in arena (e in tutti i teatri italiani) è sotto gli occhi di tutti e irreversibile temo. Credo però che operazioni come quella della copertura dell’Arena…(che in un paese civile non dovrebbe neanche entrare nell’orizzonte delle idee) non sia rivolta all’opera, genere economicamente in decadenza…ma che al comune di Verona interessi molto di più poter vendere lo spazio Arena a ben altre manifestazioni di natura come dire, popnazionalpopolare, che non conoscono crisi e vendono benissimo. Tutto rientra nel programma di risanamento di bilancio che vede il diradarsi e accorciarsi delle stagione lirica, e che vedono la stessa stagione lirica sempre più inframezzata da “eventi” d’altra natura. Insomma dell’opera in arena non interessa un accidenti a nessuno, vogliono solo fare dell’arena un pittoresco palazzetto dello sport più facilmente fruibile (e quindi vendibile) .

  2. Come si suol dire, parole sante. Più d’un dubbio sul fatto poi che la copertura non sia che il preludio per garantire definitivamente all’Arena altro utilizzo (Pausini, Vasco et similia).
    Tornando comunque alla lirica: cosa sentirebbe il pubblico durante una rappresentazione con tanto di tuoni, fulmini, grandine e acquazzoni sul futuristico telone? Ricordo il fastidioso brusio creato dalle interperie al Palafenice, dove per captare l’orchestra non occorreva, come in Arena, mettersi due antenne paraboliche al posto delle orecchie.
    Come giustamente fatto notare, coprire l’Arena non c’entra nulla con l’opera o i melomani, i quali da anni si guardano bene dal mettervi piede.

  3. alla Chiara ed alla Cortese aggiungerei la Dimitrova e la Kabaiwanska……avercela ma vi ricordate la lady che verso le quattro del mattino dopo un temporale della malora filava il re bem ? l’ ultimo successo di una cantante mi risultano le variazioni di provvedere, che Jessica Pratt ha inserito nel barbiere. pubblico plaudente, critica su posizioni anti storiche, visto che da sempre i soprani di Agilità fanno divertire e si divertono alla lezione. eppure non sono pochi gli spettacoli in cui all’ Arena si sia offerto un. prodotto culturale

  4. Sono estremamente dibattuta, questo problema ha mille sfaccettature,non ultimo il fatto che parliamo di un monumento splendido del primo secolo d.C. Importante anche il fattore dell’acustica. La mia passione per le antichita’ e l’amore per la musica dicono no a questo progetto.Altro fattore da considerare e’ lo spettacolo di pattinaggio,e sponsor molto noto,che piace e ci sono cantanti dal vivo e l’orchestra dell’Arena.Quest’estate infine,all’inizio del secondo Atto dell’Aida storica ecco il diluivio e fine dello spettacolo,vi assicuro che e’ stato tristissimo lasciare l’Arena.Tutto il pubblico rammaricato,dispiaciuto.Molti fanno un lungo viaggio.Non facile come decisione ma la Sovrintentenza esaminera’ancora il progetto,in effetti guardando foto e disegni mi pare interessante ma purtroppi fatalmente estraneo alla struttura antica.Vedremo come prosegue la vicenda.Grazie.

    • Sarei curiosa di sapere come risolverebbero le percolazione d acqua sui muri dell arena all interfaccia arena – anello di imposta….ad esempio….o il rumore della.pioggia sul telone durante lo spettacolo …. voglio dire che il tutto ha dell improbabile con un tocco di demenziale.

  5. L’opera lirica è in calo di pubblico in Italia, non altrove. Chiunque frequenti teatri fuori dai patri confini lo può facilmente constatare. E non è che fuori d’Italia si canti meglio: si canta come da noi, le stelle internazionali sono le stesse, il livello medio è quello: non si scappa. Anche le regie non sono meglio, talvolta anzi peggio. Siamo noi italiani ( di oggi ), unici al mondo, a prendere poco sul serio il melodramma: un’ulteriore indizio della nostra congenita bischeraggine. L’opinione secondo cui il pubblico sia in calo perché si canta peggio può essere definita, a essere gentili, ottimistica. Inciderebbe una valutazione di gusto, mentre più realisticamente incide il degrado culturale generalizzato che investe la nostra popolazione. I declini anche economici non capitano mai a caso. Infine non riesco poi a condividere la soddisfazione, sottesa ( ma non troppo ), che in fin dei conti la lirica a Verona conti poco o nulla per l’affluenza turistica. Non amo la lirica all’aperto, meno che meno in spazi assurdi come quelli areniani. Ma se l’affluenza di pubblico cala non riesco a rallegrarmi: penso che sia comunque un pessimo segno. Non m’intendo di queste cose ma d’istinto mi sembra che coprire l’Arena sia una pessima idea. (Aggiungo però che Settis potrebbe ogni tanto concedersi una qualche salutare pausa: mi sono francamente stufato di coloro che prendono come oro colato ogni sua esternazione ).

    • A ti invito ad informarti nel web dati alla mano sulle crisi economiche dei teatri stranieri a cominciare dal met. Abbiamo editato anche noi vari pezzi tempo fa
      B L opera nonn trattiene il pubblico. Ne quo ne altrove anche …e sorse soprattutto…assimo causa del.suo livello infimo. Cosa.di cui tu forse ancora non ti sei accorto. Guarda Bayereuth…..biglietti introvabili un tempo, ora entri sempre
      C Settis ha il difetto di parlare sempre a proposito e con fondatezza. Non è chiunque o quaquaraqua come i ns politici o certi giornalisti.Ha dedicato la vita alla storia ed alla archeologia oltreché ai bbb culturali. Ha declinato con brevita il pensiero della tutela del patrimonio. Parlassero sempre tutti come lui. …D Se poi devi sputare su settis per le posizioni del referendum forse a te sgradite, sarebbe ora che in Italia si imparasse che le opinioni vanno vanno valutate sempre nel merito e non per presa di posizione….politica in questo caso Ciao

  6. Non mi sono permesso di “sputare” su Settis, ovviamente studioso di alta levatura. L’infallibilità è tuttavia prerogativa del Papa – per chi ancora ci crede – e solo su questioni di dottrina. Sull’Arena di Verona poi mi sono dichiarato d’accordo con voi e con Settis ( le cui posizioni referendarie, essendo egli né un costituzionalista né un politologo, mi hanno interessato poco o nulla ). La mia opinione sulla frequentazione del pubblico dei teatri d’opera è basata su osservazioni personali ed empiriche: non avanzo dunque alcuna pretesa di scientificità e dunque le mie sono semplici impressioni di un frequentatore di teatri. Osservo ad esempio che in Italia la presenza di giovani è assai meno folta che altrove. Dubito che il fenomeno sia dovuto al fatto che i cantanti d’oggi dispongano di una tecnica e di un’arte meno agguerrite che in passato o – più in generale – che le esecuzioni siano divenute di minore qualità: considerazioni che presupporrebbero la capacità di un giudizio, una qualche preparazione che sono invece assenti in chi probabilmente non sospetta nemmeno l’esistenza di qualcosa chiamata opera lirica, esattamente come non la sospetta un indigeno della Papuasia . Oltre a fattori culturali vi è poi la questione economica. Un piccolo esempio: il teatro dell’Opera di Nizza vende i propri biglietti agli studenti fino a 26 anni a 5 euro. E’ infatti frequentato da moltissimi giovani, si tratta di un investimento sulla vita futura di quel teatro: non sarà solo questo, tanti fattori incidono oltre a quello economico, ma è senz’altro una politica lungimirante. In conclusione: davvero si crede che uno Schipa o un Pertile redivivi porterebbero all’opera gli zombie del rap, dei “talent” e dei videogiochi? E che costoro non frequentano i teatri perché Kaufmann non appoggia la voce o la Netrebko cala o cresce?

    • Infatti la smentita al tuo assunto viene dalla percentuale da sempre molto alta di stranieri a Verona. Ti ripeto, leggiti i dati del met che trovi con facilità come di altri teatri americani o di Vienna o di bayreuth e troverai belle smentite al tuo pensiero. Siamo sempre stati un paese senza educazione musicale ma siamo sempre stati i piumelomani del mondo. Ergo non è questione di cultura musicale insegnata o trasmessa a scuola…..posto che vorrei sapere quale cultura dimostrano i grandi coprofagi, scusa la parola, che si pappa no 5ore di versi a bayreuth o applaudono gente come è eyvazov a Salisburgo. Non vado oltre.
      ps Vicini al mondo del diritto anche costituzionale ringraziamo Settis per avere dato ulteriore forza ai costituzionalisti Italiani nel salvare la ns costituzione da quell’ aborto maldestro svergognato e senza cultura giuridica della schiforma Boschi.

      • Salve,
        da “grande coprofago ” di Bayreuth vorrei solo riportare una mia recente esperienza . La settimana scorsa sono andato alla Bayerische Staatsoper per il Boris Godunov con la regia ( stavolta splendida) di Calixto Bieito ,ed esecuzione musicale mirabile. Teatro esaurito , posto in platea 55 euro , tantissimi giovani.

    • forse sono un povero illuso, e per certo Lei mi considererà tale dopo aver letto i miei pensieri. Sono certo che un Pertile redivivo, una Nilsson, ma anche cantanti che non hanno goduto della fama planetarie dei citati fossero una Tucci, una Chiara, un Labò, un Tagliabue ovvero professionisti solidissimi dalla vasta esperienza, dal rendimento sicuro e costante sarebebro in grado di richamare al teatro d’opera tutti di ogni età. Certo dovrebbero superare un ostacolo ulteriore ovvero la disonestà della critica, la sua sorda piaggeria. E questo è peggio del do della piraq o del mi bem di Violetta.
      Il problema di oggi non è che la Netrebko cala o cresce perchè centinai dicantanti celeberrimi lo hanno fatto prima di lei (gli acuti della Tebaldi non erano MAI in regola con l’intonazione, i bassi della Price erano indietro e soffocati, ma….), ma che la Netrebko non dice nulla non esprime in nessun repertorio che non è mai un interprete, spesso na mediocre vocalista ad onta della dote cospicua. Mi illudo che talune conclamate cantanti di “cattivo gusto” come la Carelli o la BUrzio (il cui gusto è quello di un’epoca per determinato tipo di melodramma) riempirebbero teatri e solleverebbero il pubblico. Ma se svacca, spinge gli acuti e stringe la gola un nulla come NIna Stemme o Cristina Opolais allora è chiaro che uno sta a casa.
      Saluti domenico

  7. Bellissimo post che condivido in pieno come pure molte delle risposte, Aggiungo solo un paio di cose in merito al pauroso calo di pubblico in Arena. Quando una produzione viene riproposta per 20 anni e più di seguito (Carmen di Zeffirelli), anche il più’ sprovveduto degli appassionati o chi va all’opera (meglio dire in Arena) per passare una serata d’estate, dopo 2 anni di seguito della stessa “roba” non ci va più’……tanto la minestra e’ sempre quella ed anche cara. Ormai le stagioni areniane da 15/20 anni a questa parte non e’ altro che proporre e riproporre gli stessi titoli nelle stesse identiche produzioni. Hai voglia a nominare incompetenti al cubo ad amministrare un teatro……appena sentono il nome di Zeffirelli, subito a proporgli di mettere in scena di tutto e di piu’…..non certo a costi convenienti. Ovvio che poi per ammortizzare certi spettacoli li devi proporre alla nausea….”nauseando” pure il pubblico che scappa. Da mozartiano ho voluto assistere più’ per curiosità’ che per altro al Don Giovanni una paio di estati fa…..un deserto….mai visto un vuoto simile in Arena….bene…..al primo accordo ho sobbalzato sulla poltroncina….era tutto amplificato…Finita l’ultima nota del primo atto…sono scappato e mi sono promesso di non mettere mai più’ piede in Arena.40 anni fa chi avrebbe osato microfonare un Corelli, Bergonzi, Cossotto????
    Riguardo alla copertura la trovo solamente vergognosa come idea……tanto a chi amministra interessa solo guadagnare e rendere tutto nazional popolare 365 giorni all’anno. Spero non succeda mai…ma se nel caso fosse vero…spero lascino da parte Aide, Carmen, elefanti e zeffirellate varie e si succhino Zuccheri, Pausine varie…etc etc….povera Arena. un saluto a tutti

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