Questo 2017 apre con un grave lutto per la musica: Georges Prêtre. Certo la morte del direttore non è inaspettata: l’età avanzata, il diradarsi dei suoi impegni e i ritiri forzati erano precise avvisaglie. Nondimeno rattrista la scomparsa di una parte importante della storia musicale del secolo XX, Prêtre, infatti – come Karajan, Solti e pochi altri – ha attraversato il ‘900 incrociando la propria storia con quella di tanti grandi interpreti che, come lui, hanno contribuito a definire l’evoluzione e il gusto del far musica. Allievo di Cluytens e Messiaens, sviluppò la propria carriera nel secondo dopoguerra divenendo in breve il maggior direttore d’orchestra francese. Il repertorio – come sia addiceva ai tempi – fu molto vasto includendo i classici del grande sinfonismo europeo con i campioni della storia musicale francese, senza dimenticare la musica contemporanea. Proprio nel repertorio francese risiede il meglio della sua produzione: Debussy, Ravel, Massenet, Gounod, Bizet, Poulenc, Berlioz…resi con l’eleganza e la signorilità che, a partire dal gesto e dal portamento sul podio, irradiava sull’orchestra. Un suono luminoso, cristallino, misurato, privo di ridondanza e retorica ne caratterizzava l’approccio. Negli anni – vuoi per l’avanzare dell’età, vuoi per una certa attitudine dei francesi del Nord nei confronti della vita, chiusi e diffidenti, ma generosi e di grande cuore – alla naturale eleganza si è affiancata una scoperta malinconia, mai seriosa però: una sorta di amarezza bonaria che traspariva nello sguardo e nel sorriso (si ascoltino i due concerti di Capodanno – 2008 e 2010 – in cui la nostalgia della Vienna d’un tempo si accompagna a quella malinconia semplice e profondamente umana). Direttore dai molti interessi e curiosità, affrontò sia la musica sinfonica che il teatro d’opera privilegiando il repertorio francese (di cui ha lasciato testimonianze ancora di riferimento: Carmen, Werther, Damnation de Faust etc..), ma senza scordare il melodramma. E qui la sua storia si è incrociata con quella di Maria Callas in un connubio artistico e musicale che diede frutti straordinari. La Callas aveva con Prêtre un rapporto privilegiato tanto da volere solo lui nell’ultimo e commovente ritorno sulle scene. Proprio l’ultima Callas – quella più difficile da comprendere eppure più matura e interessante – si capisce nel rapporto con Prêtre. Non sono poi da dimenticare almeno Traviat e Lucia di Lammermoor in incisioni originali e storiche (seppur fraintese da parte del pubblico più legato ai cliché “italiani”). In questa ricca antologia di ascolti – di cui si è cercato di inserire le cose meno conosciute, senza dimenticare, tuttavia i grandi classici – non poteva mancare la Callas appunto (in Sonnambula e Samson et Dalila), così come la Damnation de Faust di Roma (con la Horne e Gedda: un pezzo di storia della musica e dell’interpretazione belioziana) e il Bolero di Ravel, divenuto una sua firma, nel tempo, e tutt’ora di assoluto riferimento. La morte di Prêtre lascia un vuoto che si somma alla scomparsa degli altri grandi musicisti che ha funestato il 2016 e il 2015: gli anni passano senza sconti e i grandi del passato entrano nella memoria, nel ricordo, nella storia personale e collettiva. Aspettiamo la nuova generazione, senza preconcetti, certo, ma con molta nostalgia e con la consapevolezza di aver perso molto più di quel che abbiamo guadagnato.
Bellini – La sonnambula – Ah, non credea mirarti (Maria Callas)
Berlioz – Symphonie fantastique
Berlioz – La damnation de Faust (Horne, Gedda, Foyer – Roma 1969)
Bizet – Carmen (Verrett, Lance, Garcisanz, Massard – Roma 1967)
Brahms – Ein deutsches Requiem
Gounod – Faust (Kraus, Freni, Ghiaurov – Chicago 1979)
Massenet – Werther (Kraus, Valentini-Terrani, Saccomani – Paris 1984)
Saint-Saens – Samson et Dalila (Maria Callas)
Stravinsky – L’oiseau de feu (Suite)
Davvero bellissimo ricordo. Eleganza e signorilità… Non si poteva trovare sintesi migliore, più azzeccata.
Secondo me ci sono alcuni grandi anche oggi…. Pero… Non sono più i signori di un tempo. Il mio personale ricordo è una integrale delle sinfonie di beethoven (non vidi solo la nona) e l integrale delle sinfonie di brahms, che furono concerti bellissimi e seguitissimi da un vasto pubblico, anche profano. Eppure pretre, sapeva arrivare a chiunque sapeva farsi comprendere da tutti. Non era uno snob, era proprio un signore della bacchetta.
Era anche diplomato in tromba e debutto’ come concertatore di operette. Rimarchevoli e il rubato,e gli accelerando e gli sforzando piu’ intensi, catturava sempre l’attenzione dell’ascoltatore. Il suo bolero e’ tutt’ora ineguagliato.