Tanto per fare felici quegli sventurati, che un giorno sì e l’altro pure affliggono carta stampata e web censurando l’inutilità di questo piccolo sito e i tremendi danni che provoca (strana contraddizione, non certo l’unica sfoggiata da simili tristi figuri), dedichiamo quest’ultimo post del 2016 non alle riflessioni sull’anno che sta per concludersi, bensì ai pronostici sul 2017. Ci siamo chiesti, un po’ per celia e un po’ sul serio, quali spettacoli, fra quelli annunciati per i prossimi mesi, si presentino sotto cattiva stella, quali siano destinati insomma a non andare in porto, oppure ad approdarvi con esito infausto per gli incauti naviganti. Del resto Rodolfo Celletti scriveva che l’arte del canto non è l’arte della cabala, e i protagonisti (pour ainsi dire) del nuovo anno musicale sono in massima parte i medesimi che hanno calcato le scene in questo, che va a concludersi. Poi magari, folgorati come Paolo di Tarso, saremo costretti a ricrederci e a cantare, in uno con numeroso e variopinto coro, le lodi dei medesimi spettacoli. Diciamo allora che queste righe valgono anche come promemoria e fra un anno (o anche meno) potremo verificare se le previsioni di oggi (per le quali, parafrasando una celebre canzonetta napoletana, nessuna zingara è stata consultata) abbiano trovato rispondenza nella realtà dei fatti. A voi lettori, che siete la vera certezza anche per il nuovo anno, i nostri ringraziamenti e gli auguri per l’anno che fra poche ore comincia.
Coi tempi che corrono, con la cronica mancanza di cantanti e direttori, è facile fare del catastrofismo sull’esito degli spettacoli. Spettacoli che, quale più quale meno, realizzano l’adagio milanese “mal trà insema”. In realtà ogni produzione di quelle proposte potrebbe finire male, ovvero pesantemente riprovata e sonoramente fischiata. Poi c’è la componente della sempre più diffusa ignoranza del pubblico, sempre più pilotato e privo di vera autonomia di giudizio, che salva produzioni, che per un ascoltatore ormai prossimo alle nozze d’oro con il teatro sarebbero condannate al fiasco. La recente esperienza di Butterfly insegna e suggerisce il basso profilo: opera famosa ed amata, allestimento che eviti troppe distorsioni e dimentichi il cosiddetto teatro di regia, un cantante decente e se no trovi una bacchetta sicura e di grande professionalità. Poi ogni tanto i teatri pensano qualche cosa che non abbia nessuna di queste caratteristiche. E quindi in un titolo che dalla sua nascita è stato monopolio di autentiche dive da Giuditta Pasta a Giuseppina Ronzi o Marianna Barbieri Nini sino alle Callas, Gencer e rovine della Sutherland, che prevede per la protagonista una saldezza tecnica e robustezza fisica con un finale da 30 minuti per la protagonista, come tutte le parti di Giuditta Pasta, che impone almeno tre parti di deuteragonisti che si incontrano e scontrano fra loro e con la protagonista, con una parte di contorno essenziale per la vicenda e con ben due numeri solistici che impone per tenere le fila di una vicenda, che anticipa quelle del grand-opéra, una guida certaeè sicura sotto il profilo musicale ed anche di concertatore, il massimo teatro milanese offre una debuttante, priva, dagli ascolti sui media, di quelle eccezionali caratteristiche di talune debuttanti, rispondenti al nome di Rosa Ponselle o Rosa Raisa che dopo una sera furono la Ponselle e la Raisa, aggiunge un soprano corto, ritenuta a torto specialista della parte, ormai al capolinea, un tenore che forse fu contraltino, prima di Balli, Vespri e simili massacranti ruoli, un basso nelle medesime condizioni della antagonista e carico da 11 un direttore, noto negli ultimi tempi per i forfait. E poi non si dica che Bolena alla Scala è sfortunata e magari le si attribuiscano funeste e nefaste qualità… – Domenico Donzelli
In una stagione tutta o quasi velleitaria (il cui punto apicale è forse Traviata affidata alle cure degli allievi della locale accademia di canto, che farebbe fatica a sfornare Gastone e Annina), Bologna propone, quale titolo di punta della collezione primavera-estate, Lucia di Lammermoor. La affida al suo direttore stabile, Michele Mariotti, di cui sono noti i conflittuali rapporti con il melodramma post rossiniano e pre verdiano (non che con Rossini o Verdi le cose vadano molto meglio, a dire il vero) e che è, da sempre, incapace di trasformare le mirabolanti osservazioni prodotte in sede d’intervista sui quotidiani nazionali in gesti concreti e soprattutto coerenti con le richieste della partitura e con le esigenze della compagnia di canto. Compagnia in cui spicca, con l’Enrico di Markus Werba (nominale baritono, che stenta a farsi udire nella liederistica e in Mozart, persino in sale acusticamente propizie come la Fenice), Celso Albelo, recente rinunciatario Werther nel medesimo teatro (per la cronaca, anche l’ultima recita prevista è stata sostenuta da altro tenore) e che nei prossimi mesi dovrà affrontare, nei teatri della provincia padana, un tour de force quale Arturo Talbo, ruolo che già ebbe a costargli non pochi dolori nella stagione 2008/2009 del palcoscenico felsineo. Sua partner anche nella Lucia sarà Irina Lungu, cui le problematiche escursioni nella parte alta del pentagramma dovrebbero suggerire di astenersi non già dalle puntature, ma sic et simpliciter dalla parte di Lucia, che nella regione dei primi acuti è chiamata a cantare e fraseggiare per buona parte della serata, soprattutto all’ultimo atto. Facile, insomma, prevedere grandi elogi per la regia di Lorenzo Mariani. – Antonio Tamburini
Fin troppo facile è giocare a fare gli astrologi scegliendo tra i luxury box proposti dai templi più blasonati della lirica, pacchetti splendidi e pomposamente ornati progettati per distrarre dal vuoto più assoluto che li connota qualitativamente un pubblico sempre più affamato di eventi. Una piccola previsione – altri direbbero gufata – la voglio fare sul Festival di Pentecoste made by Cecilia Bartoli a Salisburgo che prevede ben due capitali prese di ruolo da parte della Diva: Ariodante, suo primo ruolo haendeliano en travesti in scena, e Elena nella Donna del Lago di Rossini. Sul primo debutto dubbi ve ne sono pochi, sul fatto che riesca a reggere contemporaneamente anche il secondo personalmente ne ho molti di più… ma non mi stupirei se l’impegno venisse onorato ricorrendo all’autotune o a tracce pre-recorded come è costume tra le più famose star del pop, gruppo in cui l’italiana, peraltro, rientra. Suo fido scudiero sarà Diego Fasolis alla testa de Les Musiciens du Prince, la nuova band fondata dalla star romana che regalerà – finalmente! – sonorità filologicamente corrette tanto a Händel quanto a Rossini, compositori coevi e con esigenze musicali pressoché interscambiabili. I cast che affiancheranno la primadonna saranno composti da una schiera di prezzemolini che godono di un inspiegabile quanto immeritato successo nonostante (o in virtù) delle loro modeste doti vocali, perfette per far risaltare Ceciliona nostra. In Ariodante sentiremo Nathan Berg, Kathryn Lewek, la pallida Piau, l’esangue Rheinhardt, il pessimo Dumaux, in Donna del Lago i vagiti di Rocha alle prese con un ruolo David, di nuovo il legnoso, leggero e corto Rheinardt che, dopo Pollione a fianco di Sua Signoria, è pronto ad affrontare i vertiginosi saliscendi di Rodrigo di Dhu e, infine Vivica Genaux, celeberrima per la sua ridicola coloratura mandibolare e i suoi rapidissimi e fiochissimi vavava. Una lode va tributata anche quest’anno a Santa Cecilia che ha cuore la salvezza dei suoi fedeli: ella sa che l’espiazione dei peccati al giorno d’oggi necessita di tempi più lunghi della Quaresima standard, perciò dispenserà a tutti noi una Pentecoste puramente nominale che sarà, nei fatti, una Quaresima prolungata. Amen! – Giovanni David
And… the „opera-pacc dell´anno“, the most clamorous cancellation will go to…. London! – the premiere of Verdi´s Otello, which will see the long-awaited debut in the title role. Maria Agresta and Ludovic Tézier will be Desdemona and Iago, Pappano conducting. From middle/end June to mid-July, Kaufmann is scheduled to sing 6 performances, alternating the role in this run with Gregory Kunde, who is scheduled on three evenings. Still plenty of time for Kaufmann to get his voice (back) in shape and still some time to realize and admit what it REALLY requires… In any case, Kunde (or someone else) better be in good health and well prepared to take over some of Kaufmann´s performances. My guess: he will either cancel some time in advance or sing the premiere and only one or two of the following performances.
– Selma Kurz