Incisione più completa, tra tutte quelle “storiche”, di questo lungo duetto e, a mio avviso, la più importante, perchè dà modo ai due esecutori di cimentarsi con l’intera varietà del fraseggio meyerbeeriano. Marcel Wittrisch si dimostra un grandissimo esecutore oltre che un fraseggiatore cui non sfugge lo stile vocale del grand-opèra, evidentemente non misconosciuto prima dell’avvento della filologia, come oggi si vorrebbe far credere. Wittrisch, dalla voce piena e robusta, usa con grande facilità il falsetto nelle frasi amorose, perchè il canto di grazia appartiene ancora ai modi espressivi di Raoul, ma sa anche infiammarsi e svettare con squillo, quando il lato eroico ed istintivo del personaggio passa in primo piano, come nella frase con cui esce di scena. L’immediatezza espressiva romantica, lo slancio si intrecciano con quella la grazia ricercata che l’amoroso di Meyerbeer eredita dall’en travestì, che, cronologicamente, lo precede ed il risultato complessivo è straordinariamente vario, elegante e travolgente perchè sentiamo due mondi operistici diversi, il prima ed il dopo, che si fondono in un unico modo di cantare. Alla Teschemacher non manca nulla di una grande Valentina, il timbro, l’accento accorato e dolce, lo slancio, gli acuti saldi. Il documento è assolutamente eccezionale e straordinario, per la sua completezza e per la qualità esecutiva. Due cantanti straordinari cui la trasmissione orale della prassi stilistica, che ancora evidentemente esisteva al momento dell’incisione, è stata sufficiente per spiegare alla filologia come si eseguiva il duettone degli Ugonotti.
Un pensiero su “Gli Ugonotti, XXXII duetto d’amore: Marcel Wittrisch-Magarete Teschemacher”
Lascia un commento
Devi essere connesso per pubblicare un commento.
Semplicemente fantastici. Ogni altro commento sarebbe riduttivo.
Per rimanere in terra teutonica, chissà che effetto farebbe lo stesso brano “cantato” oggi da Kaufmann e dalla Harteros? ah ah ah….