Altro frammento quello lasciatoci da un tenore spinto come Augusto Scampini e Cecilia David, che privilegia la famosa sezione “Dillo ancor…” testimoniataci anche da altri grandi del passato per esibire il registro acuto. Mentre un Lauri Volpi fece di questo passo un capo d’opera anche di varietà esecutiva del passaggio, Scampini non impressiona più di tanto. Esegue tutto di forza, con grandissimo squillo, secondo le modalità che preferiva e che lo resero famoso. Scampini all’invito “ah vien non esegue” non esegue la puntatura al re bem, fermandosi al si nat e più che altrol’incisione non aggiunge nulla rispetto ad altre storiche, anzi. La stessa David non possiede nulla per colpirci, gli acuti estremi un po’ bianchi e aperti ed il tipico vibrato delle voci di impianto verista. Per altro va precisato che d’abitudine frequentava il repertorio lirico e quindi moderno. Scampini sentì molto il richiamo del tenore di forza incarnato da Francesco Tamagno ossia voce chiara, squillo dizione scolpita. Augustarello Affre venne Mathilde definito il Tamagno francese. E di Tamagno aveva alcune caratteristiche, non per nulla fu l’ultimo vero tenore eroico di scuola francese capace di cantare i titoli del grand-opèra da Meyerbeer sino a Donizetti sino alle estreme propaggini rappresentate da Gounod e Saint-Seans. Affre è straordinariamente squillante facilissimo in alto, anche se omette la salita al re bem; la profferta d’amore di questo Raoul è altisonante e solenne anche se il cantante smorza ed addolcisce, ma il mezzo è di tale importanza che l’ascoltatore sente in primo luogo lo splendore vocale di questo cantante che forse dimentica la giovinezza del personaggio per la grandeur. Ma i fiati, la tenuta degli stessi sono sorprendenti e da tempo perduti, come sono oggi persi l’ampiezza e la larghezza di fraseggio di Mathilde Comes che forse, come tutte le voci importanti patisce il mezzo primordiale di registrazione.