Il secondo atto de Les Huguenots si apre nei giardini del castello di Chenonceaux, dove troviamo Marguerite de Valois circondata dalle proprie ancelle e dal paggio Urbain. L’introduzione descrive il clima languido e sensuale della scena e prepara la grande aria della regina, tripartita in un Andante cantabile, un terzettino in cui a Marguerite si uniscono gli interventi del paggio e di un’ancella e infine una cabaletta. L’interprete è dunque chiamata a esprimere dapprima il clima languido di “O beau pays de la Turaine”, per passare al virtuosismo del terzettino e della cabaletta, su una scrittura che impegna il registro centrale e quello acuto, senza dimenticare che Marguerite de Valois non può esprimersi come la bambola Olympia o Manon al primo atto.
Il primo ascolto proposto è l’incisione che Lily Dupre fa della scena nel 1912, testimonianza fra le più complete dei 78 giri, annoverando anche la sezione centrale, incisa senza gli interventi del paggio e della dama d’onore. La voce di soprano lirico leggero è mantenuta dall’interprete costantemente a fuoco, il suono è sempre avanti e il tono dolce ben si addice al clima della sezione iniziale. Va notato poi come la voce rimanga perfettamente omogenea passando dal canto in zona centrale centrale alle note sul passaggio delle prime frasi agli acuti. Il terzettino centrale viene inciso senza gli interventi degli altri due personaggi ed è per ovvie ragioni accorciato, ma si può apprezzare il suono brillante della voce della Dupre’ alle prese con le roulades che portano direttamente alla cabaletta “A cet mot”, in cui l’interprete da pienamente sfogo alle proprie capacità virtuosistiche in un’esecuzione straordinaria per fluidità della coloratura e lucentezza del suono.
Margarethe Siems incide la scena nel 1911 in tedesco, tagliando la sezione centrale, come era abitudine nelle incisioni di quegli anni. L’esecuzione è straordinaria e l’interprete dona a Marguerite una voce sontuosa e ampia che è raro udire in questo tipo di ruoli, salvo poche eccezioni. L’ampiezza del mezzo vocale consente all’interprete di esprimere la regalità del personaggio con assoluta facilità, indugiando nella prima sezione in un tempo piuttosto lento, esibendo una dinamica varia fino ad un’impressionante cadenza, che culmina in un meraviglioso lunghissimo trillo (circa 20 secondi, se non sbaglio). La cabaletta mostra ancora meglio le doti della virtuosa, che esibisce nelle figure ornamentali facilità nel canto di forza e ampiezza della, oltre che la facilità irrisoria del registro acuto, cui si può forse rimproverare solamente qualche fissità nelle note più estreme.
Due interpretazioni diverse ma complementari nel riuscire a rendere, partendo da due mezzi vocali diversissimi, la regalità di Marguerite, l’atmosfera di tutta la prima scena senza e il grande virtuosismo che la parte richiede.