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Prosegue la carrellata dei Raoul di grande e bella voce il belga D’Arkor (1901-1971), capace di conciliare l’estasi del recitativo, espressa attraverso un esemplare canto a fior di labbro, e lo slancio del cantabile, mercé l’esibizione di un registro acuto sicuro e luminoso, ma senza eccessi di sorta. Mirabile sintesi di natura e mestiere, come lo fu la carriera del tenore, che, sempre guidata da prudenza e oculatezza (non cantò mai gli Ugonotti in scena), sfociò poi in quella di direttore artistico della Monnaie di Bruxelles.