Gli ugonotti II: Figner, Yuzhin, Ershov Raoul venuti dall’ Est

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Proponendo la sortita di Raoul, una delle pagine più note dell’opera, oggi, e la più famosa un tempo va premesso che ne ascoltiamo sempre un sezione. La cavatina di Raoul, infatti, comincia con un ampio recitativo “non lungi dalle torri e dai bastioni” e si sviluppa in due strofe, la seconda delle quali ampiamente variata dall’autore ed entrambe con accompagnamento della viola. Già questi due elementi offrono argomenti di riflessione perché sarebbe interessantissimo studiare (e credo non sia mai stato fatto) i procedimenti di variazione utilizzati da Meyerbeer in un’epoca in cui l’operazione era il più delle volte o solo accennata (vedi cavatina di Lucrezia Borgia) o quasi sempre lasciata all’esecutore. (vedi la casta diva, di cui registrazioni del primo quindicennio del ‘900,tramandano varianti). secondo aspetto e’ che Meyerbeer ripete con il giovane ugonotto l’esperienza di Adriano di Monforte, che scioglieva l’inno di morte dei cavalieri, con l’accompagnamento dell’arpa. Va ricordato che nella tradizione operistica l’aria con strumento obbligato e’ assai più riservata alla voce femminile o del castrato, assai più rara per le voci maschili.
CHe l’opera fosse molto popolare è risaputo e che lo fosse la sortita di Raoul ancor di più. Nel primo decennio del ‘900 la incisero in russo tre tenori famosi in patria ( anche se la carriera o la formazione di tutti e tre era stata italiana od europea) Nicolai Figner (1856-1919), Ivan Erschov (1867-1943)  e David Yuzhin (1863-1923). Va subito detto che Erschov passò alla storia come tenore wagneriano, gli altri come tenori cosiddetti leggeri o di grazia, categorie che oggi producono cantanti tutti inidonei al ruolo del giovane eroe. Se li ascoltiamo “in blocco” possiamo osservare che  i dettagli del personaggio restano grosso modo i medesimi ossia aspetto estatico e sognante, accento castigato e, per quanto possibile attenzione ai segni di espressione, senza dimenticare che il personaggio è un eroe. Questo è ben evidente nel recitativo che Figner (cinquantenne all’epoca della registrazione e forse in declino visto la carriera ventennale che aveva alle spalle) dove  i due momenti narrativa del fatto ed estasi davanti alla bellezza di Valentina sono ben dettagliati. Nel cantabile non ci sono difficoltà vocali, in alto il cantante squilla anche se è piuttosto parsimonioso di colori puntando più sullo squillo dei primi acuti (Figner evita la cadenza originale di cui esegue l’incipit, che prevedrebbe anche la salita al re bem). Superiore l’esecuzione di Yuzhin, che non solo era il marito del soprano drammatico più famoso del tempo, ma un tenore lirico spinto dotato di voce bellissima, maschile e dolce nel contempo, di grande capacità di legare il suono e di smorzarlo. Nella prima parte dell’aria questo Raoul è davvero sognante ed estatico, mentre nella conclusiva prevale lo slancio, sono le due qualità e peculiarità del tenore del dramma di cappa e spade. Anche qui cadenza semplificata rispetto a quanto previsto da Meyerbeer ed acuti in cadenza esibiti con moderazione, anche se appare evidente che il passaggio superiore sia governato a meraviglia e la voce per una registrazione del 1902 straordinariamente fonogenica. Il caso di Ershov è più interessante sotto un profilo di storia della vocalità perchè il tenore russo è celebre come interprete di Wagner e la scena della forgia della spada è la sua registrazione più famosa. Eppure dei tre, pur senza vantare la voce “bella” di Yudhin è il più elegante ed il più sognante e sfoggia sul piano e sul mezzo forte suoni dolci e, nel contempo, squillanti e penetranti. Aggiungiamo anche che sotto il profilo della varietà di fraseggio è ben superiore agli altri e che l’esecuzione della cadenza, senza essere quella spettacolare di Jadlowker, di cui diremo, è esemplare per il controllo del fiato e del suono da parte di un cantante dedito a Wagner ed alla nascente scuola russa.

 

 

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