Gli Ugonotti I: Leo Slezak “Qui sotto il ciel”

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In un consesso di nobili cattolici, il cui corale  in spartito è definito “orgia” arriva un giovane protestante, che la tradizione degli allestimenti, vuole nero vestito e sobrio nel parlare e nel muoversi. Tutto le separa da quel mondo e Meyerbeer, che  come tutti gli autori del grand-operà porta avanti la sua polemica anticattolica dal primo apparire dell’eroe del dramma, vittima del binomio amore e religione. I gentiluomini cattolici, compresi solo a parlare di Bacco e Venere, deridono il giovane ugonotto, che oppone la propria morale, anche sessuale, a quella del mondo corrotto della corte dei Valois. Il primo incontro con il mondo cattolico (capiremo con l’arrivo di Marcel che Raoul de Nangis è cresciuto nella più rigida osservanza dei principi della Riforma) dove si presenta come ambasciatore ed arra di pace per il mezzo di un matrimonio con la figlia del capo del partito cattolico presenta un personaggio elegante e, fors’anche azzimato, un po’ intimorito dal luogo a lui totalmente estraneo.

La vocalità dell’ingresso di Raoul esige un controllo assoluto  del suono in zona di passaggio, attese le prescrizioni di dolce, diminuendo, piuttosto che di legato e “molto crescendo” di cui Meyerbeer dissemina lo spartito come pure compaiono, tipico di Meyerbeer, che sapeva di scrivere per le peculiarità di autentici fuoriclasse.

Dalla preistoria delle registrazioni Leo Slezak,uno dei protagonisti del titolo più famoso fra la fine dell’800 ed i primi due decenni del ‘900, offre a Raoul una voce bellissima, morbida e rotonda, consona al personaggio ed al momento scenico, grazie ad un controllo assoluto del suono in natura di altissima qualità.

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