“Penso che la Dessì sia stata a suo modo l’ultima esponente di una tradizione di canto all’italiana dove bella voce e professionalità permettevano all’interprete di spaziare nel corso degli anni in un repertorio molto vasto garantendo per certo professionalità quando non altro e di più. Dal vivo in un’opera l’ho vista solo in Tosca all’Arena di Verona nel 2008, insieme ad Antonio Tamburini, una serata con Marcelo Alvarez e Mastromarino, dove la Dessì alla fine trionfò a mani basse, a prescindere dal bis del bellissimo Vissi d’arte, proprio in virtù della voce che in Arena risultava più sonora dei colleghi, facile e piena soprattutto nella zona centrale e medio alta (qualche acuto problematico c’era, come il do dietro le quinte, che Tamburini ricorderà, dal nostro posto in gradinata si vedeva la Dessì dietro le quinte che al do, non proprio perfetto, fece un gesto come a dire accidenti).” Adolphe Nourrit
Quanto scritto da Nourrit esprime con felice sintesi la vicenda artistica di Daniela Dessi. E forse avremmo anche potuto limitarci a quelle parole e lasciare alle esecuzioni della lunga e variegata carriera del soprano il compito di celebrarne la memoria. Ma Giulia Grisi e Domenico Donzelli sentono la necessità di esprimere il loro pensiero in primo luogo ed anche il dovere di ricordarla come merita una cantante importante del suo calibro.
C’è un primo motivo personale, ossia che il debutto di Daniela Dessi ed il suo affermarsi come voce interessante e promettente è coevo alle nostre esperienze di ascoltatori, fuori degli spazi delle nostre città e quindi una carriera ed una storia che conosciamo interamente. Alcuni aspetti vanno posti in evidenza per chi all’opera si è accostato molto dopo, per motivi anagrafici. Quando il nome di Daniela Dessì’ cominciò a circolare fra gli appassionati che frequentavano luoghi di autentica proposizione culturale come il festival di Martina Franca e l’Opera Giocosa aveva una interessante voce di soprano lirico leggero, bella, morbida, rotonda e con una naturale predisposizione al canto. Insomma quelle voci cui la natura ha dato un vero timbro ed in parte anche il modo di usarla. Intervennero poi Rodolfo Celletti e soprattutto la sua maestra, Carla Castellani (per chi non lo sapesse soprano di buone doti vocali e meditata tecnica in carriera fra il 1930 ed il 1950). Furono esatte le indicazioni del repertorio settecentesco fatto di Serve padrone, Astuzie femminili, musica sacra coeva, che alla “Daniela” forse stavano un po’ strette, ma che le diedero il tempo di darsi una solida preparazione musicale e vocale soprattutto. Quella preparazione che era stata di una giovane Cossotto o di una giovane Ligabue nei cadetti della Scala, le tornò utile tante volte soprattutto in momenti poco felici della carriera quando la cantante, pur non al meglio della forma, seppe evitare naufragi o guai peggiori. Anzi si può’ dire che anche il suo ultimo ventennio di prosecuzione forzata dell’attività’, il suo non smettere mai, sia stato possibile grazie a quel ” saper fare” che, per dirla spiccia, le veniva dagli antichi modelli vocali, come potevano essere state una Sutherland, una Gencer, una Scotto, e l’avere sentito le opinioni di chi come Celletti (ma non solo) l’opera e l’esecuzione dell’opera la conoscevano davvero.
Aggiungo che gli inizi non furono facili e forse “la Daniela” venne anche sottovalutata o sotto impiegata pur essendo al meglio dei propri mezzi. La circostanza che Pesaro (guarda caso!) le preferisse la Gasdia nel Mosè in Egitto è eloquente, ma di lì a poco la cantante cominciò a dare ottime prove per qualità vocale e pulizia di fraseggio. Non posso non dimenticare una Boheme napoletana ascoltata nel 1985 che, lo confesso, ci fece sobbalzare sulla sedia, anzi sul divano. Il personaggio era di quelli che alla voce ed al freseggio della Dessi calzavano a pennello, come lo fu di lì a poco Desdemona, che la lanciò, grazie al protagonista (Placido Domingo) nella grande carriera, nei grandi teatri.
E dal 1985 la cantante divenne una cantante importante. Il repertorio divenne sempre più oneroso e pesante e non sempre adatto ai suoi mezzi perché la cantante non aveva in natura la vera voce di Tosca, di Giorgetta e di Iris e neppure quelle idee di fraseggio che inspiravano in ruoli pesanti cantante sottodimensionate per gli stessi (tanto per essere ripetitivi Olivero, Scotto, Gencer), ma raramente non fece centro. Come raramente non fece centro quanto affrontò il tardo Verdi di cui presto accantonò Leonora di Forza e Amelia di Ballo preferendo Maria Boccangera e soprattutto Aida, per la quale non aveva il tonnellaggio e neppure la saldezza in acuto. Va detto che, sin dall’inizio della carriera la tendenza a compiacersi della ricchezza e bellezza del proprio centro vocale impoveriva gli acuti estremi. Prova ne sia che la Dessi non cantò quasi mai il personaggio che vocalmente ed interpretativamente poteva calzarle a pennello ovvero Violetta, come non fu mai Manon di Massenet. Forse la Dessi avrebbe dovuto, come repertorio, guardar più a quello di Rosina Storchio, che no a quello della Caniglia o della Tebaldi. Ma nel frattempo quelle persone che avrebbero potuto dire questo erano morti o fuori servizio e soprattutto la contingenza del mercato imponeva presenze e ruoli sempre più pesanti.
Ma quella scuola iniziale, quella formazione spesso sofferta e sopportata (sapeva di avere la voce migliore fra le cantanti della propria generazione) le aveva dato una contezza di sé ed una solidità che le permise, anche, di essere una cantante mozartiana se non esemplare (esemplare per noi è la Steber, chiariamo) di grandissima levatura e cospicuo splendore vocale in un’epoca in cui si esaltavano le brutte copie della Janovitz, bianche stonate e fisse. L’ultima Fiordiligi scaligera più dedita al pediluvio che al canto è nulla davanti a quella sontuosa, femmina proposta dalla Dessi ed applaudita dal pubblico, che allora le rimproverava troppa carnalità e voce romantica. L’impianto vocale non cambio’ mai, nemmeno quando si spinse, per ingrossare il proprio mezzo naturale per ragioni di repertorio, a sperimentare la ferale tecnica dell’affondo di cui volle essere testimonial assieme al suo compagno,ormai giunta al crepuscolo della voce e della carriera.
Oggi che la salutiamo e già la rimpiangiamo ad onta di scivoloni, di passi più lunghi della gamba, di periodi di declino e ritorni sulla breccia. Ancora due cose vanno dette, ovvero che la vicenda artistica della Dessì’ ci esemplifica l’importanza di validi e consci maestri e che quell’ora originario “bagaglio” tecnico è quello che ha consentito alla cantante la più completa ed esaustiva carriera fra tutte le sue coetanee italiane. La salutiamo perciò’ come l’ultima grande voce della vera tradizione italiana dopo le Stella, Tucci, Carteri, Freni, Chiara, Ligabue.
Gli ascolti
Vincenzo Bellini
Norma
Atto I
Sediziose voci…Casta Diva…Fine al rito…Ah! Bello a me ritorna – dir. Evelino Pidò (2008)
Atto II
Deh! Non volerli vittime – con Fabio Armiliato, Rafael Siwek, dir. Evelino Pidò (2008)
Jacques Offenbach
Les Contes d’Hoffmann
Acte III
Tu ne chanteras plus? – con Ruggero Raimondi, Nadine Asher, Neil Shicoff, Guido Götzen & Liliana Nikiteanu, dir. Franz Welser-Möst (1995)
Giovanni Battista Pergolesi
Adriano in Siria
Atto I
Io piango! Ah no, la debolezza mia…Chi soffre senza pianto – dir. Marcello Panni (1986)
Atto II
Chi sa, quando Emirena…Ah, ingrato, m’inganni – dir. Marcello Panni (1986)
Qui Sabina non veggo…Splenda per voi sereno – con Gloria Banditelli & Jolanta Omilian, dir. Marcello Panni (1986)
Atto III
Come! Ch’io parte…Digli ch’è un infedele – dir. Marcello Panni (1986)
Il Flaminio
Atto I
Agata m’ama…Scuote e fa guerra – dir. Marcello Panni (1983)
Atto II
O Dio! Sei troppo barbara – dir. Marcello Panni (1983)
Atto III
Chi ha il cor fra le catene – dir. Marcello Panni (1983)
Giacomo Puccini
Il tabarro
E’ ben altro il mio sogno – con Alberto Cupido, dir. Gialuigi Gelmetti (2002)
Suor Angelica
Senza mamma – dir. Gianluigi Gelmetti (2002)
Gianni Schicchi
O mio babbino caro – dir. Gianluigi Gelmetti (2002)
Gioachino Rossini
Ciro in Babilonia
Atto II
Perdona, o principessa…Deh! Tu se m’ami ancora…Tu Nume de’ numi – dir. Carlo Rizzi (1988)
Elisabetta, regina d’Inghilterra
Atto I
Sento un’interna voce – dir. Gabriele Ferro (1985)
Atto II
T’inoltra. In me tu vedi…Pensa che sol per poco…Non bastan quelle lagrime…Misero me! La sposa…Ah, fra poco – con Lella Cuberli & Antonio Savastano, dir. Gabriele Ferro (1985)
Mosè in Egitto
Atto II
La pace mia smarrita…Oh Dio! Spiegar vorrei – dir. Claudio Scimone (1983)
Stabat Mater
Quis est homo – con Martine Dupuy, dir. Alberto Zedda (1982)
Inflammatus – dir. Alberto Zedda (1982)
Quando corpus – con Martine Dupuy, Dano Raffanti, Samuel Ramey, dir. Alberto Zedda (1982)
Giuseppe Verdi
Il trovatore
Atto IV
Siam giunti…D’amor sull’ali rosee…Miserere…Tu vedrai che amore in terra – con Roberto Alagna, dir. Carlo Rizzi (2006)
Don Carlo
Atto IV
Tu che le vanità – dir. Eilahu Inbal (1998)
Bellini – I Capuleti e i Montecchi – Oh quante volte (1990)
Boito – Mefistofele – L’altra notte in fondo al mare (1989)
Cimarosa – Gli Orazi e Curiazi – Quelle pupille tenere (1983)
Donizetti – Alina, regina di Golconda – Finale (1987)
Donizetti – Lucrezia Borgia – Com’è bello, quale incanto (1991)
Donizetti – Maria Stuarda – O nube che lieve (1992)
Donizetti – Don Pasquale (1984)
Giordano – Andrea Chénier – La mamma morta (2005)
Mascagni – Iris – In pure stille (1996)
Mascagni – Iris – Visioni! Affanni! Angoscie! (1996)
Mozart – Don Giovanni – Ah, chi mi dice mai (1990)
Mozart – Don Giovanni – Mi tradì quell’alma ingrata (1990)
Mozart – Così fan tutte – Come scoglio (1983)
Mozart – Così fan tutte – Per pietà, ben mio (1983)
Puccini – La bohème – Sì, mi chiamano Mimì
Puccini – Tosca – Vissi d’arte (2004)
Puccini – Madama Butterfly – Un bel dì vedremo (1998)
Rossini – Guillaume Tell – Sombre foret (1995)
Saluto con molta commozione la grande Daniela, che dopo tante memorabili serate all opera oggi è riuscita a rovinarmi la giornata! Al di là dell’artista che e’ stata – l ultimo soprano di caratura storica che abbia calcato i palcoscenici mondiali – voglio ricordare la donna, bellissima, ironica e intelligente. A Martina Franca in anni recenti fu definita soprano assoluto, riassumendo efficacemente quello che voi avete ben spiegato in questo ricordo. Credo che la definizione le piacesse.
e si, oggi salutiamo una vera signora del canto. Mi fa piacere che tra gli ascolti abbiate messo la sua bellissima Alina, a parer mio una delle sue opere migliori.
Grazie signora Dessì.
mi unisco ai commenti positivi di chi mi ha preceduto,è stato una cosa improvvisa inaspettata , della sua malattia si sapeva poco,ma a ottobre aveva dato di nuovo appuntamento per una recita,quindi lei sperava…riposi in pace
Addolora dire addio a Daniela Dessi’ grande protagonista di serate memorabili alla Scala. Il suo nome in locandina era una garanzia. Finalmente una Fiordiligi bella, affascinante e spiritosa, dalla voce piena e italianissima. RIP
Avete detto tutto alla perfezione; l’ascolto di Elisabetta dI Torino 1985 mi ha riportato alla mente la sonorità e la piemezza di armonici di una voce che in una sala così difficile creava la sensazione di poterla toccare, pur senza un peso eccessivo. E intorno aveva Blake Cuberli e Savastano, che oggi spopolerebbe. Forse noi 50/60 enni abbiamo vissuto l ultima stagione delll opera italiama, forse.