Chi abbia frequentazione radiofonica dell’opera almeno quarantennale ricorderà certamente le trasmissioni “Albo d’oro della lirica” che andavano in onda la domenica sera alla 21 circa sul secondo canale di Radio Rai. La serie di trasmissioni presentava cantanti famosi del passato o cantanti famosi, ma sconosciuti al grande pubblico anche perché allora la diffusione dei dischi era certamente minima rispetto ad oggi e quindi di taluni (diciamo Maria Michailova) si sapeva appena il nome. Era la trasmissione di Celletti e di Gualerzi. Chi avesse ascoltato quelle trasmissioni potrà capire la distanza che fra i due corresse. La parte critica sulla vocalità, sulla eventuale rilevanza storica del cantante sui suoi pregi o difetti era di spettanza di Rodolfo Celletti, quella sulla vita del cantante di Giorgio Gualerzi. E questa è la differenza abissale che correva fra i due presentatori e curatori della trasmissione e che segnò sempre la differenza fra gli stessi.
E’ trascorso un decennio dalla morte di Celletti ed almeno un ventennio dal suo silenzio, ma il fantasma di Celletti resta sempre importante ed ingombrante perchè per la critica che si occupi di canto è essenziale schierarsi pro o contro Celletti e siccome al 99% Celletti diceva la verità e ci sentiva con le sue proprie orecchie, la attuale critica al 100% spara ed inveisce contro Celletti. Prova di sua grandezza ed ingombro su persone pavide e poco preparate.
Tutto ciò non fu di spettanza di Giorgio Gualerzi che per l’intera sua vita si limitò alla anedottica ed il teatro d’opera molta ne offre e molte ne presenta farcita e rimpolpata rispetto al vero e che mai compì il salto– essenziale per essere uno studioso della vocalità – dal contare le serate di Norma della Callas alla rilevanza della stessa al di là della vulgata da settimanale da sfogliare sotto le mani del coiffeur.
Cresciuto ad alta scuola, stimolato da ascolti di grandi cantanti, a contatto con Celletti (non negli ultimi anni, tanto che le famose schede di Celletti altra strada hanno preso nonostante i desiderata dell’attuale scomparso, che non erano quelli del poziore) sapeva riconoscere la qualità del cantante e quanto scriveva come mi ha ricordato la signora F.B.S (anni 96 debutto come ascoltatrice Boheme con Gigli e la Zamboni nel 1938) si capiva se e come avessero cantato.
Oggi non lo fa più nessuno. E non è un merito da poco. Vale dottor Gualerzi, chissà se la Gabrielli nell’aldilà le rivelerà la data del proprio menarca e Pol Plançon chi lo iniziò all’amore gay!
Rodolfo Celletti & Giorgio Gualerzi
Albo d’oro della Lirica
Maria Farneti & Bernardo De Muro
Eugenio Giraldoni & Rosina Storchio
Selma Kurz & Leo Slezak
Per postare un necrologio così, potevate lasciar perdere. Con il silenzio avreste fatto miglior figura.
della risposta mi assumo ogni responsabilità. ho scritto quanto penso senza intenzione altra che raccontare quanto ho visto coi miei occhi a Martina Franca dove il Gualerzi melomane si alternava al tifosi di calcio sciorinando tutte le formazioni delle squadre di campionato serie A e credo B. questo era Gualerzi, che ben sapeva chi fosse perché mai presunse fare il maestro di canti, il direttore artistico di festival e festival in i o il regista. e questo è un merito coi tempi che corrono. esistono insegnanti perfetti alle medie inferiori e pessimi al triennio del liceo e viceversa. e come diceva la Maria al mondo di vogliono tutti
Pu essendo sostanzialmente d’accordo con Donzelli faccio mia la mail di elGuarany. Inoltre, come aveva ragione di dire la Maria (immagino la Callas…) è vero, al mondo ci vogliono tutti e io, figlio dell’era Celletti a cui devo tutto quel poco che so del nondo del canto, ho amato e letto (a volte anche ascoltato alla radio) Gualerzi. Per me lui fa parte di quegli anni, anni in cui la RAI faceva le cose serie (allestiva addirittura una tavola rotonda sul “Radiocorriere” un tavola rotonda sul “Fenomeno Callas”) Gualerzi è stato tra coloro che mi hanno in qualche modo insegnato qualcosa. Lui scriveva, se non sbaglio anche su “Discoteca” e non mi pare che le sue recensioni fossero così sciocche. Diciamo che Celletti faceva le “cronaca seria” e lui “la cronaca rosa”. Ma era un uomo gentile e secondo me per niente incopetente. Mi viene da pensare che se ci fossero ancora uomini come Gualerzi forse il mondo dell’opera non sarebbe così conciato. E poi, un’ultima cosa, non è che Celletti ci ha rovinato un po tutti?
Un po per volta se ne vanno tutti e rimangono quelli che voi tanto contestate (la maggior parte delle volte a ragione e alcune volte, secondo me, anche a torto.)
Saluti da Antonio che non va più alla Scala da almeno 4 anni. Voi come fate a continuare ad andarci?