Ah! Vieni al tempio – Virginia Zeani
Come ascolto comparato oggi proponiamo il finale I de “I puritani”, dove la protagonista Elvira è chiamata a mostrare la propria maestria nell’arte del canto legato, attraverso cui esprimere la disperazione della propria nascente follia. Per il confronto abbiamo scelto la giovane soprano Pretty Yende, perla dell’Accademia della Scala, al suo recente debutto a Zurigo, e Virginia Zeani, in uno dei cavalli di battaglia della propria fase iniziale di carriera, passata fra teatri importanti e tanti teatri di provincia.
La voce della giovane Yende fin dalle prime battute rivela la propria natura di soprano leggero, al limite della tipologia vocale abitualmente identificata come “soubrette”, ma risolve bene la cadenza che precede Ah vieni al tempio, nonostante un do che l’audio fa sembrare leggermente stridulo. Alle prese con il larghetto sostenuto la cantante non è affatto aiutata dal tempo plumbeo e lento scelto dalla blasonata bacchetta di Fabio Luisi, adatto semmai ad una cantante con ben diverso peso vocale. Pretty Yende prova da subito a cercare un suono più possibile rotondo per mascherare la propria natura di soprano leggero e convincere l’ascoltatore di avere caratteristiche più liriche, come si sente, per esempio, alla prima ripetizione di “Ah vieni, con te vivrò d’amor”, subito dopo la quale, anche a causa del tempo, è del tutto perso l’effetto di rallentando su “d’amor morrò”. La cantante si sforza di cantare piano, ma la dinamica non risulta molto varia, scegliendo quasi sempre di puntare sul mezzoforte. Al centro, poi, i suoni tendono ad essere tubati, con relativo impoverimento del timbro, che risulta così inaridito, mentre il legato di tutta la linea costa alla cantante delle evidenti difficoltà, vuoi per il tempo, vuoi per la natura vocale leggera, poco adatta a questo repertorio, legato che risulta così essere spesso frammentato, perdendo l’effetto delle lunghe arcate sonore di Elvira in questo punto dell’opera. I vari “ah vieni” che seguono sono suoni tremuli, evidenti nei “Vieni t’affretta” che precedono la tradizionale salita al do diesis, , che tendono a conferire al personaggio una nota querula estranea alla psicologia della grande Primadonna, mentre la salita al do diesis è risolta con impegno dalla Yende, nonostante lo sforzo che ne risulta per una voce leggera. Meno bella, invece, la cadenza conclusiva, dove la voce si fa di nuovo alquanto tremula. Il fa sovracuto che chiude l’atto, se sulla carta può sembrare una prodezza vocale, nei risultati si riduce in suono esile e, a mio parere, poco bello perché privo del necessario effetto spettacolare che un’interpolazione del genere dovrebbe produrre. C’è molto impegno da parte della cantante nel cercare di adattarsi alle caratteristiche vocali che una buona Elvira dovrebbe avere, ma la natura vocale e tecnica della cantante non la facilita nell’arduo compito, riuscendo comunque a non incappare nei recenti passi falsi di altre primedonne in questo ruolo su palcoscenici internazionali di primo piano.
Virginia Zeani, qui in una recita a Trieste nel febbraio 1957 (mentre il ruolo era stato debuttato a Firenze nel gennaio del 1952, come doppio di Maria Callas), pur nella prima fase della propria carriera, in cui la cantante affrontava il repertorio del soprano lirico leggero, ci fa sentire subito una voce più piena e brillante, soprattutto nell’ottava alta, davvero scintillante, come è si può ascoltare dai due do all’ingresso di Elvira su coro e orchestra, appena scoperta la fuga di Arturo, suoni sicuri e svettanti. Nel Larghetto sostenuto il Maestro Francesco Molinari-Pradelli sceglie un tempo abbastanza sostenuto, tale da permettere alla Zeani di avere da subito una linea di canto piena ed espressiva. Il suono della cantante è sempre mantenuto omogeneo e saldo quando tocca la prima ottava, e, complice cantante e direttore, sentiamo bene l’effetto del rallentando su “d’amor morrò”,che rende molto espressiva tutta la frase musicale. Il legato della Zeani è molto sicuro e permette alla cantante di avere una linea musicale controllata in tutte le lunghe frasi musicali di Elvira, senza perdere il senso di disperazione dolente del brano. La voce poi è sempre a fuoco, variando nella dinamica dal piano al mezzoforte con sicurezza, e rendendo queste variazioni di dinamica espressive, complice anche il maggior peso vocale della cantante. Il suono è mantenuto brillante anche sul passaggio, mentre la salita al do diesis è quanto di più facile si possa sentire, riuscendo a legare la nota al seguente “Ah vieni”, eseguendo di fatto una vera prodezza vocale. Molto bella poi la cadenza, dove la Zeani, attraverso il controllo della linea musicale, dà senso ad ogni parola senza perdere occasione per essere espressiva. Peccato invece per il taglio della ripetizione della frase vocale che precede la salita al do diesis, scelta sicuramente poco condivisibile e di cui non si capisce la natura, vista la sicurezza dell’interprete.
La tradizione salita acuta, doppiando le frasi dei primi violini, arriva non al do diesis ma al do naturale e re naturale.
Bel pezzo Nourrit La Yende è una delle nuove stelline del belcanto il cui corrispondente televisivo sarebbe una di quelle presunte showgirl della tv tipo Cecilia Rodruguez. Le major ne pompano l’immagine, lei pompa la voce per sembrare ciò che non è cioè una cantante di un certo peso con velleità tragiche. Lo strilletto spacciato per fa sopracuto è ridicolo oltre ad essere inutile… La Mosuc ha fatto scuola e ora in molte copiano questa “prodezza”.
Grazie al cielo abbiamo avuto canranti di grandissimo valore, quali la Zeani appunto (mai troppo ricordata!), che con due note mettono in riga file e file di cantanti come la Yende.