Navigando si impara?

ZatteraQuel mare magnum che è Internet, e in particolare il sottobosco (ma altri e più pregnanti sarebbero i termini da utilizzare) dei social network, offre ogni giorno perle di vario genere e natura. La norma è la costante, impenitente e impertinente celebrazione di se stessi, della propria capacità di influire sul gusto o meglio ancora sulla formazione degli altri, quasi che si disponesse di chissà quali competenze da dispensare. Qualcuno osserverà subito che anche noi del Corriere patiamo del medesimo disagio psichico, e potrebbero anche avere ragione, almeno dal loro punto di vista. Trovo, però, poco decoroso e parecchio offensivo dell’intelligenza di chi legge, nonché della dignità che dovrebbero comunque mantenere, per professione e collocazione nella filiera culturale del Paese, i soggetti dell’esternazione, l’ultima, di certo non in senso assoluto, affermazione, posta in forma d’interrogativa indiretta, circa lo scarso fondamento del mito (sic) di Martine Dupuy. Intendiamoci bene: se i termini di paragone si chiamano Ottilie Metzger, Eleonora de Cisneros e Sigrid Onegin, le perplessità circa la cantante marsigliese potrebbero almeno in parte essere giustificate e fondate. Peccato che l’esternatore della dubitativa e i suoi accoliti prediligano, o peggio ancora propagandino cantanti di ben diverso calibro. Quegli stessi che  in nome della completezza di disamina di tutti i nostri pezzi, proponiamo in coda a queste riflessioni per ogni opportuno confronto e per rinfrancare lo spirito di chi abbia avuto la pazienza di leggere queste poche, sicuramente livorose righe. L’ascolto, che è poi un “ascolto comparato” forse già proposto è l’esemplificazione che cantare Rossini non è solo rispettare la tonalità in cui scritte le pagine, perchè questo importava poco al medesimo pesarese, ma rispettare le frasi musicali, il legato sia nel canto spiantato che il quello acrobatico (lo scempio delle quartine vocalizzate della stretta delle scena delle catene dove le difficoltà di sostegno e di scansione costringono a prese di fiato abusive ed anti musicali). In difetto di questo il cantante non è neppure un esecutore e chi spara a zero per motivi metartistici un incompetente ed un impiastro, degno di una bocciofila, quale sono quasi tutti i festival e teatri italiani a partire da quello che vide l’affermazione della Dupuy. La quale si può dire che tutto ebbe nella carriera salvo che un agente potente anche perché chi visse quegli anni sa bene per quella mercanzia nostrana fossero i peana e gli inni. Meritati per la natura del mezzo, non certo per la tecnica di canto.

E siccome navigando si impara (si impara quanto è disinformata, credulona e fors’anche in mala fede la gente) chiudo solo deprecando, se possibile più ancora di pennivendoli e amministratori di manifestazioni semiamatoriali (ma con pretese da grande festival), quei cantanti, che ritirati ormai da anni, sperano di sostituire alle tavole del palcoscenico quelle virtuali, fornendo un generoso contributo di insulti e insinuazioni alle polemiche nei confronti di chi, memore dei precetti di una Stignani (“il cantante si giudica per quello che fa in scena”), mai ha travalicato i limiti e le prerogative della professione, e in nessun caso avrebbe cercato ribalte di questa infima qualità. La verità è che dubitare di una cantante come la Dupuy è solo strumentale a insultare chi dà fastidio come il Corriere della Grisi perché non si allinea. Per il banale motivo che i suoi componenti hanno un cervello e conseguente autonomia di pensiero rispetto ai cori e coretti di quelli che vogliono esserci esistere e contare lusingati dalla falsa considerazione di chi gestisce questo penalmente rilevante guazzabuglio che è il teatro d’opera.

Ancora nella nostra navigazione abbiamo appreso che un rappresentante di quel pubblico, che grufola nelle coulisse dei teatri, e che siccome è tanto presenzialista quanto incompetente e non è in grado di una replica seria e professionale deve ricorrere al turpiloquio con il termine “merdacce”. E’ il rappresentante, in questo bestiaire stanziale nei teatri d’opera di coloro i quali, digiuni di educazione e di qualche minima cognizione di diritto penale (quelle che impari a ragioneria o sfogliando riviste dal parrucchiere per signore), ignorano che paragoni fecali, per dirla con il principe di Salina, siano penalmente rilevante. Perché prima o poi una denuncia per diffamazione o ingiuria viene la voglia di depositarla.

Rossini

Bianca e Falliero

Atto I

Se per l’Adria il ferro strinsi – Daniela Barcellona (2005)

Atto II

Qual funebre apparato…Tu non sai qual colpo atroce – Daniela Barcellona (2005)

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3 pensieri su “Navigando si impara?

  1. Non so a quale povero mentecatto Donzelli si riferisca, ma da parte mia posso testimoniare che in circa quarant’anni di ascolti DAL VIVO, raramente mi è capitato di imbattermi in una identificazione più perfetta ( e quasi inquietante) di quella offerta da Martine Dupuy nel ruolo di Romeo dei Capuleti. Ma chi ne parla male l’avrà mia vista e ascoltata in scena???

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