Dopo la trasmissione ci siamo domandati un po’ stupiti e molto sconcertati se dinnanzi a quello che avevamo udito valesse la pena di dedicare una riflessione alla Forza del destino genovese. Per spendere tempo nella sola lamentela sulla mediocrità di bacchetta e compagnia di canto forse valeva la pena di offrire un altro ascolto d’epoca. Poi due elementi uno appunto la qualità della Forza genovese l’altro la media di 700 posti liberi ogni sera per la produzione del Cavaliere della rosa scaligero contrapposto al suonar di tamburi ed all’elevar peana della critica togata ed amatoriale abbiamo ritenuto di dire, breviter, la nostra.
Potrei ripetere l’incipit dedicato alla direzione del Ballo scaligero, quello solennemente fischiato qualche anno or sono o quello per una Forza bavarese indegna. Allora vado alle conclusioni: per fare un’opera così tanto vale non proporla perché l’edizione di Genova è stato il trionfo della pessima professionalità e dell’approssimazione eretta a sistema. I cantanti schierati ed in dettaglio mi riferisco al don Alvaro di Marco Berti, alla Leonora di Tiziana Caruso (rimpiazzo di quella strombazzata di Anna Pirozzi che sta provando in Londra la tessitura ed il fraseggio donizettianeggianti della Leonora del Trovatore, dopo aver arrancato quale Lucrezia Foscari Contarini pochi mesi or sono alla Scala) ed alla Preziosilla di Sonia Ganassi danno ciascuno senza ombra di dubbio immagini paradigmatiche di come oggi nessuno sappia più “girare” la voce e salire agli acuti. Quindi secondo un diffuso adagio abbiamo il centro ingrossato e bitumato che in Berti crea problemi di intonazione e legato e nella Caruso di vibrato largo e fastidioso, in entrambi i casi nessun legato, nessuna capacità di smorzare anche in zona centrale, urla belluine sopra. E se poi aggiungiamo che l’edizione era quasi integrale prevedendo anche il duetto Alvaro –Carlos al terzo atto dove più evidente l’esigenza di un canto nobile, morbido ed attento al legato (soprattutto nel punto in cui si apre la via della conversione al fascinoso mulatto) lo scivolone per il protagonista viene incentivato come pure certe ripetizioni al duetto Leonora-Padre Guardiano con supplemento di si bem mettono vieppiù in crisi la modestissima Leonora. Quanto alla Ganassi credo abbia esibito il più spaventoso si nat di “ed io sarò con voi”, un bercio stonato e fisso da principiante o meglio da cantante esausta. Inutile illudersi di ottenere da una cantante che viene presentata per belcantista morbidezza al centro e precisione nell’esecuzione dell’ornamentazione. L’interprete potrebbe essere una sorta di Celia Peachum incazzata per qualche retata della polizia londinese o di strega Marzapane che non incappa in carne fresca di bambino da mesi. Aggiungo non che le cose vadano meglio con Dario Solari che complici i tempi staccati ha annaspato miseramente alla ballata (difficoltà indotte da incapacità della bacchetta), di suo per la scrittura acuta e la necessità di quel tono nobile, irato in uno all’aria e soprattutto al duetto della sfida al quarto atto. Qui don Carlos canta ed accenta in nome di un codice d’onore (lo abbiamo già detto altre volte) ed invece è solo plateale e volgare senza i mezzi di certi baritoni che sino a quarant’anni or sono berciavano nei massimi teatro italiani l’irato Calatrava. Mi taccio sui modesti religiosi, ingolato il superiore, incline alla pagliacciata il secondo. Ripeto ancora che la parte di Melitone fu scritta da Verdi per Achille de Bassini primo doge Foscari nel 1844 e baritono in declino, ma non accorciato nel 1862.
E poi siamo alla bacchetta che ha presunto di proporre una esecuzione integrale dell’opera ed allora dopo una sinfonia mediocre e senza particolare slancio e colori ha suonato tutto il terzo atto (dove diversi sono i tempi ed i luoghi) con pesante metronomicità (estesa anche alla scena della minestra) di una soporifera noia dove il passaggio dal dramma di Don Alvaro annegato nei ricordi o di don Carlo smanioso di vendetta cede il passo al colore dei campi militari e dei personaggi che lo popolano. Preziosilla, Trabuco e Melitone non sono percepibili nel colore dell’orchestra e nella dinamica orchestrale. Preciso non siamo alla solida routine di alcuni direttori che dirigevano più edizioni di Forza, siamo molto molto al di sotto.
In segno di lutto l’articolo esce senza immagini e senza commento musicale, rinviato a data da destinarsi.
Grazie Donzelli per la simpaticissima recensione. Non concordo su tutto e soprattutto sul vibrato e sul legato della Caruso che mi è parsa buona soprattutto nell’ultimo atto. Gli acuti, concordo, lasciano a desiderare, ma come scrivevi bene tu oggi è un problema piuttosto diffuso. Berti è indifendibile, ma in certi momenti mi è sembrato addolcirsi e porgere… Ai mezzo soprano mi sono un po’ arreso… Battistoni, me ne hanno parlato tanto bene, che dubito dell’ascolto streaming. Quello che si sente non convince. Del resto mi taccio pure io. Un caro saluto
scusate, ma parlando di voci che non girano…. questa mattina mi sono imbattuto per caso in questo video… discutibile, arbitrario, spesso poco condivisibile, tutto quel che volete… ma alcuni confronti sono davvero esilaranti https://www.youtube.com/watch?v=YNrOkeGpk1c
personalmente non considererei di stefano o granforte holdschool… ma in ognimodo… divertente
Basta leggere i nomi in cartellone per capire che Donzelli ci e’ andato giu fin troppo leggero. Io uno spettacolo così non andrei a vederlo neanche con i biglietti gratis. Posso dirvi che e’ un’ opera difficilotta da metter su bene di questi tempi, ma Verona pochi mesi fa e’ riuscita ad ottenere almeno la sufficienza piena secondo me….quindi volere è potere. Come sempre.
Saluti.
Mi perdoni, ma secondo Lei, se la senta e poi ne parli.
sono proprio d’accordo sulla messa in scena di Verona, a dicembre 2015, uno spettacolo sicuramente da sufficienza abbondante. In particolare Hui He aveva dato una buona prova come Leonora (anche se credo toccasse i suoi limiti superiori come cantante). Poi come Alvaro avevo ascoltato Fraccaro.
La recita del 13 dicembre si trova anche su youtube.
Ma andate ad ascoltare la Linda di Chamounix a Roma? Ho ancora nelle orecchie la brava Pratt di domenica scorsa…
Maxoro, mi scusi, ma anche io ogni tanto soffro di pregiudizi. I cantanti li conosco bene d altra parte per avere un’ idea sufficientemente chiara del disastro completo che possano avere fatto. Ma che dirle….posso sempre sbagliarmi.
Aurelio, io la He l ho trovata veramente al limite e spesso con problemi di intonazione, ma pur sempre una voce. Meglio fraccaro e il baritono, molto bene anzi benissimo la amaru e la parte scenica. Sono sto molto positivamente sorprrezo da meir wellber, che ho ritrovato maturato e in parte come direttore”verdiano”. Non so se lei è d accordo. Saluti.
La Amarù spero fosse meglio che a Parma, dove, tra fiati presi alla sperindio, agilità “scivolate” e intonazione incerta (eufemismo), era davvero al limite della decenza. https://www.youtube.com/watch?v=fYI9CbR6n5Q
Secondo me dal video emerge più che altro la bruttezza Dell scrittura verdiana, un orrore di allestimento e un’orchestraccia. Dica pure che sono sordo, ma tutta sta schifezza il mezzosoprano a me non sembra. Cordialità.
Veramente l’orchestra (ma soprattutto chi la guida) è l’unica cosa che tiene in piedi (per quanto possibile) questa loffia esecuzione. Poi diamo pure la colpa a Verdi! Della serie: frustare la sella per risparmiare il cavallo…
Un saluto, franz!
Purtroppo io ho un cattivo ricordo della Amarù in quella recita, mentre confermo che Hui He cantava ai limiti – ma a parte qualche calo di intonazione che è vero c’è stato, mi è sembrata una prova molto buona. Su Fraccaro e il baritono ho pochi ricordi (quindi vuol dire che non hanno fatto una prestazione storica, direi…
Meir Wellber in effetti non mi era dispiaciuto. Aveva scelto di inserire l’ouverture al termine del prologo (quello in cui Alvaro spara accidentalmente il padre di Leonora).
Io ero in sala domenica scorsa a Roma. Molto bravi sia la Pratt (era al debutto nel ruolo, avrà modo di maturare) e Ismael Jordi, un tenore spagnolo di cui avevo sentito parlare bene su questo sito. Peccato che canti poco in Italia… ma qui hanno orecchie solo per altre voci. Mi è piaciuta molto di più questa coppia rispetto alla coppia Damrau-Flórez nel video dal teatro di Barcellona (dove è stato presentato questo allestimento per la prima volta).
Bravo (soprattutto scenicamente) il Marchese.
Lo spettacolo è stato godibile (per la verità, a volte un po’ insipidino ma lontano anni luce dagli orrori che si vedono in giro). Assolutamente consigliato, tanto più che la Linda è un’opera pochissimo rappresentata.
Dopo aver ascoltato la prima alla radio ho visto lo spettacolo in sala ieri sera. Anche a me è piaciuto molto. La Pratt per me canta meravigliosamente. Purtroppo ho perso la Lucia del 2014. Jordi, il tenore, anche ha una bellissima voce (e un bell’aspetto, il che non guasta). Spero di poterlo riascoltare presto.
Ciao Lizzy,
sono perfettamente d’accordo. E’ stato uno spettacolo davvero piacevole e bello, soprattutto per il canto di Jessica Pratt. Sarò veniale, ma disperavo di sentire dal vivo un mi bemolle come quello alla fine della scena della pazzia! Jordi ha cantato bene anche lui: l’avevo ascoltato a Padova ormai quattro anni fa, come Edgardo e il riascolto è stato proprio positivo.
Concordo con Cerulli sullo spettacolo un po’ insipido, ma con un libretto così…
Non conoscevo la Linda. L’ho ascoltata prima per prepararmi allo spettacolo. La musica è bella, la storia, diciamo, limitata. Il libretto pessimo, penso che abbiano cantato “Linda” qualche decina di volte in 3 ore di spettacolo.