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Birgit Nilsson venne sempre considerata come interprete pucciniana solo per Turandot dove il gelo della voce e i cannoneggiamenti in zona acuta le assicurarono fama e danaro (Turandot mi fece ricca ebbe a dire la cantante) eppure in questa esecuzione la Nilsson, chiamata fra l’altro a rimpiazzare la Callas, canta con un’attenzione al testo ed alla situazione drammatica, che smentiscono la opinione corrente. E poi se ci sono i limiti del protagonista abbiamo una pletora di comprimari (essenziali per quest’opera) che ci ricordano che cosa offrisse nei “piccoli ruoli” la Scala e sopra tutti la direzione molto vibrante, ma anche lirica, partecipe nel raccontare una storia d’amore e nel dettagliare il contorno della stessa. Il primo incontro fra gli innamorati è sottolineato con la stessa dolcezza e tenerezza, che si riserva a quello Rodolfo Mimì e, per contro, la partita a carte e la scena che la precede in orchestra tengono sulla corda il pubblico ovvero l’ascoltatore.
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