Merita più di un applauso o di una standing ovation quello che Mariella Devia ci ha fatto sentire ieri sera via radio da Napoli nella sesta recita Norma. Non ci sono parole adeguate per come ha cantato e ciò che ha dimostrato in un’opera massacrante scritta per ben altra voce, all’età straordinaria di 68 anni. La sua longevità è talmente impressionante da inquietare, pare un patto magico con la natura quasi abbia trovato modo di dire all’attimo fuggente, Fermati sei bello!
La Devia oggi è la voce di Dorian Gray, pensavo, mentre la radio restituiva questo piccolo capolavoro vocale diretto da un altro protagonista senza tempo, Nello Santi, con la sua direzione forse anche pesante, o magari anche lenta, ma meravigliosamente monumentale ed aulica, nello stile di quelle che un tempo dirigevano i Gui, i Serafin, i Gavazzeni etc..Pur avendo una protagonista leggera, che un tempo mai sarebbe andata oltre Adalgisa, Santi non ha rinunciato all’ideale della tradizione, veramente teatrale ed efficace, ed ha diretto una tragedia grandiosa, solenne ed imponente. Ed ha funzionato, perché lo spettacolo camminava, il pathos di Bellini e la grandiosità dell’opera restituite. Altro che minuetti, direzioni cameristiche, baroccaggini o pseudo filologie stucchevoli sentite nelle ultime edizioni.
E lei, il soprano senza età, ha voluto fare tutto, anzi, di più di quello che aveva fatto sentire al debutto, caricando un po’ di più gli accenti nei momenti tragici spingendosi oltre il limite della sua voce e della sua natura, eseguendo con grande dolcezza momenti come la risposta del “Mira o Norma”, perché i piani sono ancora duttili; persino cercando suoni un filo tubati nel “Casta diva”, per arrotondare e scurire il più possibile una voce, che di suo è troppo esile ed eterea. Non so valutare che effetto facesse in sala quello che abbiamo udito. So però che le frasi scorrevano una dopo l’altra alla radio, il canto sempre straordinariamente facile o comunque controllato, i fiati più lunghi di tutti i comprimari che la circondavano che sono stati schiacciati dal suo diverso e superiore professionismo: il soprano senza tempo ha sempre “tirato” lei i suoi numeri, non i giovani che con lei stavano cantando, il che dice già tutto. Pensata e ripensata ancora dopo Bologna, battuta dopo battuta, frase dopo frase, questa Norma è il frutto di una caparbietà e di uno studio ininterrotto, che destano ammirazione anche per l’età in cui potrebbe accontentarsi di essere meno precisa e suonano come una lezione durissima di professionismo per tutti i cantanti che stiamo ascoltando in questi anni. La produzione si avvaleva del lavoro esperto e suggestivo di altri due giganti della lirica italiana, Franca Squarciapino ed Ezio Frigerio, per la regia di L. Amati.
In conclusione, il teatro San Carlo e la RAI hanno mandato in diretta un’inaugurazione di stagione obbrobriosa, ma soltanto una diretta radiofonica dell’ultima recita di una Norma di tutt’altro livello e grandissimo successo, realizzata in virtù di un soprano di quasi 70 anni ( pure fuori ruolo), un direttore di 85, uno scenografo di 86 ed una costumista di 76. Lo spettacolo non era affatto perfetto e ben lungi dall’essere una Norma ideale o una grande Norma da collocare nella storia. Al di là dei record personali della protagonista, si è trattato di una produzione realizzata da artisti in possesso dei capisaldi e dei riferimenti del proprio mestiere, in grado di gestire ciò per cui vengono chiamati. Oggi per trovare professionisti del genere, occorre però rivolgersi a queste generazioni. Il che la dice lunga su come stanno le cose nella lirica e quali siano le prospettive future.
18 pensieri su “Sorella Radio. Norma al San Carlo di Napoli: il ritratto di Dorian Gray”
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Ascoltata dal vivo alla seconda recita , ancora meglio dal vivo. Spettacolo non perfetto , Devia strepitosa : un bassorilievo canoviano in musica. Sara’ mancata la plasticita’ della statua tridimensionale , ma il risultato e’ stato commovente. Sono ritornato con la mente alle grandi esecuzioni dei primi anni ’60 : grande routine che oggi ci sognamo.
Bah…ho sentito la registrazione della serata e, francamente, non so se era peggiore la nonna di Norma della Devia o la volgare, pesante, chiassosa direzione del pessimo Santi. La Devia non ha la necessaria statura di interprete per Norma, potrà anche eseguire più o meno correttamente le note, ma interpretativamente è nulla: basta sentire i recitativi compitati con grigia monotonia. Cantante noiosissima lo è sempre stata…con l’età non migliora. Santi è sempre dimenticabile, piace solo a Isotta e ai cantanti più pigri… Non provo entusiasmo per uno spettacolo che è la caricatura della provincia anni ’60
Vero Duprez, anche io ho sempre trovato la Devia una cantante noiosa, particolarmente all’inizio della carriera dove sempre troppo controllata, irreprensibile, perfetta nella coloratura era incapace di far spiccare il volo ai suoi personaggi con un accento pertinente. Ma le cose negli anni hanno cominciato a mutare, mentre la voce iniziava a cedere, ad avere degli sbandamenti, l’interprete prendeva campo. Rimasi già sorpresa ascoltandola in Bolena e Stuarda, per il miracolo della voce e le inusuali capacità interpretative, ed ora mi associo al plauso della Divina Grisi dopo l’ascolto radiofonico della Norma. Brava Mariella Devia, un gigante per tenacia e volontà! Credo sia chiaro a tutti che il ruolo non sia adeguato alla sua voce, che il temperamento della donna e della cantante sia quanto di più lontano a Norma, eppure, nota dopo nota ha scalato il grande ruolo tragico, lasciando, chi come me si attendeva la solita Norma improponibile ed inascoltabile alla Gruberova o alla Bartoli tanto per intenderci, sorpresa ed ammirata.
Sono d’accordo con quanto dice la Grisi anche sul Maestro Santi ancora capace di porsi al servizio del canto e dei cantanti senza, per questo, mai perdere di vista l’autore e la tradizione esecutiva dell’opera.
Tra poche settimane Mariellissima sarà a Genova in un Roberto Devereux, andare all’opera è sempre più come andare al museo a vedere reperti storici
Ma che vuol dire porsi al servizio della tradizione? O dei cantanti? Questo è batter la solfa…va bene all’ASLICO o nelle arene estive, ma il teatro d’opera è altra cosa. Comunque ognuno ha i suoi gusti: ridurre l’opera ad un concerto per primadonna per me è insensato. Non ho alcuna nostalgia per “i vecchi tempi” e la tradizione.
Mi dispiace duprez, ma stavolta ha torto marcio. Santi a Napoli ha fatto cose bellissime e magari ce ne fossero tanti come lui. Invece ci ritroviamo pieni di bimbominkia colla bacchetta in mano, sprovvisti di arte e pure di mestiere.
Quanto alla devia, tutt’ altro che noiosa. Pensiamo alla stuarda o al Roberto o alla Borgia..
Contento tu…io di Santi e della sua crassa ignoranza faccio a meno. Un battisolfa era e un battisolfa resta. Ti piace? Amen: il mondo è bello perché è vario. Ti lascio pure anche la Devia, la cantante più noiosa di sempre e la dimostrazione che la tecnica non basta. Già nel ’92 mi fece sfiorare il coma con Lucia di Lammermoor (la serata d’opera più pallosa della mia carriera di ascoltatore). Oggi è ancora peggio.
Senta, ma lei a sentire Santi al san Carlo ci e’ mai andato? Quanto alla devia mi pare di avere citato altri titoli e comunque se quella e’ una lucia noiosa o lei ha sentito dal vivo la callas o si merita qualche cantante di serie d di quelle che imperversano in questo momento un po’ in tutti i teatri.
Innanzitutto ti invito alla calma e ti richiamo alla buona educazione: ho espresso un mio gusto e sei pregato di rispettarlo. Tu la Lucia del ’92 l’hai sentita? Ti è piaciuta? Nessun problema. A me la Devia non piace, non mi è mai piaciuta e non mi piacerà MAI! E’ un problema per te? E’ un reato? E’ un peccato mortale? Francamente – e mi scuso del linguaggio – mi sono rotto le palle di dover ogni volta che si discute affrontare tifoserie e scontri tra hooligan che non accettano i gusti altrui o ritengono chiunque abbia gusti differenti un povero cretino. Cretino non sono, e neppure sordo. E se pure non ho avuto il piacere di ascoltare la Callas, non vedo perché ora devo sorbirmi la Devia.
Senta duprez io la invito a rileggere perché chi sembra rivolgersi con perentoria arroganza al prossimo e’ proprio lei, quasi fosse depositario di chissà quale assoluto. Io non ho sentito in teatro la lucia di cui le parla, ma faccio mio il motto del figaro di da ponte e quindi non impugno mai quel che non so. Preciso solo che non faccio parte di alcuna tifoseria e non mi permetterei mai di dare del cretino a chi ha gusti diversi dai miei. Le faccio notare piuttosto che e’ lei che da’ Dell ‘ ignorante a Santi senza averlo sentito dirigere a Napoli. Poi e’ libero di non farselo piacere, ci mancherebbe.
Santi l’ho sentito dirigere. E mi disgusta. Posso? Quanto all’ignoranza musicale, purtroppo l’ho sentito pure parlare…
Concordo. La lucia della devia non è noiosa affatto. E ne ho viste parecchie incluse le 2 produzioni scaligere. Se è stata noisa nella sua carriera è stato in violetta da cui non sapeva cava nulla.. Quanto a santi…a me piacque la sua lucia.napoletana…lenta ma sanamente teatrale romantica ed efficace. Senza tante balle e sofismi come si usa oggi con bacchette tipo Roberto Abbado. …che guardi la porta della platea tutta sera…
Io ricordo quella Lucia del ’92 come la serata d’opera più soporifera della mia vita: un continuo cantarsi addosso senza esprimere nulla, tutto compitato con precisione senza “interpretare” una sola frase e dare un senso drammatico al personaggio (ripiombato tra le diafane e asettiche figurine del pre Callas). Ecco dopo la Callas – che ci ha mostrato il valore e la potenzialità drammatica del personaggio donizettiano – credo che la Lucia della Devia sia davvero fuori tempo massimo. E quella serata un salto indietro irreale (complici anche un allestimento di esemplare inerzia e una direzione col freno a mano tirato). Poi, per carità, ognuno ha i suoi gusti e nei miei la Devia non rientrava allora e non entra ora.
Olly, potrei condividere tutto quello che scrivi solo una cosa mi fa sobbalzare, il tentativo di accostare una Devia, con tutti i limiti possibili che vuoi, ad una caricatura vivente della cantante d’opera che è la Bartoli.
Non sarà la Norma dei nostri sogni, ma tale e tanta serietà professionale, tecnica e tenacia sono commoventi. Brava Mariella Devia!!!
fan delle devia proprio mai. corretta, inappuntabile, da un certo punto della carriera anche esemplare per come cantava al centro e sul primo passaggio ( in gioventù al centro suonava un poco aperta come tutti i soprani leggeri italiani, che credono modello di canto la toti) in alto facile, ma a condizione di emettere suoni flautati (qui in compagnia dell’altra ragazza vecchia della lirica, che però miagola in alto e al centro ne ha il doppio della devia), amministrazione più che parsimoniosa dei sovracuti a piena voce, negata alla vera agilità di forza rossiniana e para rossiniana. Interprete neanche per sbaglio, mai una frase detta per colpire. Insomma non un gran bilancio a giudizio mio, però adesso da un po’ di anni qualche cosa è cambiato diciamo che si sforza di dire ed i interpretare. Questo non ne fa un’interprete, ma un’idea di interprete (rispetto all’altra è almeno misurata e contenuta, l’altra deborda e straborda senza gusto) un tentativo di interprete e questo oggi basta a segnare il vallo di adriano fra questa piccola donna e le altre (pochissime escluse, forse un paio). Lo so che davanti ad una schiera di soprani di agilità è pochino e ancor meno per essere norma, ma questo basta. Oggi le devo tanto di cappello e di stima perché non si ferma perché la sua Norma è il trionfo del professionismo e dello studio. Poi resta possiamo dire che non è spartito alla mano tradizione intepretativa pure norma, ma una insuperabile professionista. questo si! guai a negarlo. Cantasse Margherita di Valois degli Ugonotti ………
sarebbe anche in parte
avendo assistito alla 1^ recita concordo con la maggioranza dei giudizi non proprio positivi sull esecuzione…tout courte
E’ comunque una grande professionista , Norma non è nelle Sue corde interpretative, tecnincamente ancora
sfolgorante considerando l’età della Signora Devia, mancava completamente il phatos necessario al personaggio… il mezzo soprano assolutamente incolore Laura Polverelli, mentre il tenore Stefan Popp che ha sostituito il titolare è stato tecnicamente convincente e dotato di un bellissimo colore di voce..
Regia assente (Lorenzo Amato- figlio del più famoso padre multipensionato d oro -) , scene e costumi Frigerio e Squarciapino molto belli.
Nello Santi mi ha ricordato il grande Gavazzeni …
si usava dire : direttore d’orchestra e maestro concertatore… calzavano perfettamente entrambi : un professionista che ha accompagnato e dato et seguito i tempi (a volte lunghissimi ) ..di cantanti e coro ;
orchestra spesso imprecisa.
Il viaggio non è valso il risultato, un successo caloroso ma non troppo …
a Genova, ieri pomeriggio, invece è stato un trionfo per la Devia, assolutamente sublime a partire da” qual cor tradisti” fino alla fine, buona, ma non trascendentale, nel resto. Molto bene anche il tenore Pop che non conoscevo. Pomeriggio, comunque, di assoluto piacere , finalmente un’esecuzione gradevole , rispettosa, a tratti davvero entusiasmante, di un capolavoro musicale assoluto… (mica quella fregnacciata dello Chénier…)
perdona, certo che entusiasmare da “quel cor tradisti” in poi….insomma