Carlos Kleiber:
Bruno Walter:
L’ascolto di oggi è atipico: non un confronto per stabilire chi è meglio di chi, o per dimostrare che uno dei due interpreti è inadeguato o non soddisfacente. Oggi – anche per smentire la solita fola per cui noi del Corriere studieremmo a tavolino raffronti capziosi e disonesti al solo scopo denigratorio – voglio confrontare due mostri sacri, due leggende, due giganti. E li confronto sul terreno di un grande classico: la Quarta Sinfonia di Brahms. La scelta dei direttori non è casuale: Bruno Walter è uno dei massimi interpreti brahmsiani e la sua Quarta è storia, ma Carlos Kleiber sta da un’altra parte. Sarebbe come confrontare il Bruckner di Celibidache con quello di qualsiasi altro: due mondi differenti. E così Walter è splendido, perfetto, ma Kleiber sembra letteralmente vivere la partitura. Quello che si coglie – ascoltando e vedendone il gesto – è l’estrema familiarità e naturalezza di una musica che sembra pulsare di vita propria, di un proprio respiro condiviso da direttore e orchestra: la serenità di Kleiber si traduce nelle innumerevoli sfumature, negli appena percettibili rubati, nella cantabilità di un suono che sembra scaturire direttamente dalla mente dell’interprete. L’attacco del primo movimento è esemplare nella sua varietà ritmica, nelle note che si rincorrono tra pause e legature. In questa Quarta c’è tutta l’arte di Carlos Kleiber che ha gestito con parsimonia la propria carriera dedicandosi ad un repertorio sempre più ridotto, ma esplorato sino a penetrarne il modollo: e il risultato si sente. Un Brahms diverso da ogni altro: rivissuto e fatto proprio. Esattamente come il Bruckner di Celibidache: molti interpreti prima e dopo di lui ci hanno regalato esecuzioni storiche, ma Celibidache resta un unicum. E così Kleiber nelle, purtroppo, poche sue interpretazioni. Più che un confronto questo è un omaggio ai due musicisti e un regalo ai lettori che così avranno occasione di riascoltare due realizzazioni storiche.
Ho ascoltato dal vivo Kleiber nella Quarta.
Indimenticabile l’aspetto “visivo ” dell’ attacco: un lento movimento rotatorio delle spalle , bacchetta ferma , ed il poderoso meccanismo si mise in moto. Le variazioni del quarto movimento furono l’apoteosi del rubato orchestrale , mai piu’ ascoltato cosi’ . Forse la massima emozione sonora della mia vita insieme , e non e’ un caso , ad una lacerante esecuzione a Munich della ” Patetica” con Celibidache ( nella prima parte gli Ultimi Quattro Lieder di Strauss con una sconvolgente Jessye Norman)
Caro Duprez, che dire… hai ragione da vendere, pur se compari la migliore esecuzione di Walter, decisamente superiore a quella con Columbia Symphony con l’ultima di Carlos, inferiore -ma è un nonnulla – a quella in studio coi Wiener.
Visto che sembra che tu faccia apposta a richiamare alla memoria i miei anni di gioventù, eccone due che riguardano quello che per me è il più grade direttore del 900.
Scala, 1976 (se ricordo bene) Der Rosenkavalier, turno GSL (che bello avere un turno Giovani Studenti e Lavoratori…) arrivo trafelato al mio palco (n. 3 I fila destra) il pubblico applaude l’entrata del direttore, mi aspetto che faccia la solita “manfrina” (ringraziamenti, sistemazione dell’orchestra ecc.) invece… un balzo sul podio e via! Subito il rapinoso attacco dell’introduzione, fatto come solo lui sapeva fare. Uno spettacolo incredibile, ironico, gioioso, erotico… Sino allo straordinario addio della marescialla che mi fece spuntare più di una lacrima anche se non capivo una parola. L’emozione che derivava dall’essere tutt’uno con la musica.
Il secondo ricordo è anche l’ultimo che ho di lui dal vivo. Londinese Symphony in tournée alla Scala. Dopo due straordinari concerti di Abbado è annunciato un concerto diretto da Jochum. Mi metto in coda con un paio di amici e scopro che Jopchum è stato male e che sarà sostituito da Kleiber. Un’ anziana signora rimpiange la mancanza del grandissimo direttore (la sua malattia mi impedì di ascoltarlo dal vivo) ma la rassicuriamo… Forza ci abbiamo guadagnato!
Programma modificato e modellato su Kleiber (Ouverture del Freischuetz, terza di Schubert, Settima di Beethoven) che non so neppure se è quanto abbia potuto provare… Risultato… Alla Kleiber (con distacco le migliori esecuzioni e interpretazioni dei tre brani che io abbia mai ascoltato dal vivo). Carlos, dopo che l’orchestra era uscita (su sua sollecitazione e dopo chiamate interminabili) si presentò da solo sul palco, con il papillon slacciato per ricevere l’ultimo immenso applauso. E pensare che, proprio alla Scala, un perfetto imbecille qualche anno prima passò alla storia per un “povero Verdi, questa è una banda” di fronte al più straordinario Otello che la storia ricordi… Margaritas ad porcos…
Quelle contestazioni a Kleiber per quello STRAORDINARIO Otello sono, forse, il punto più basso e meschino dell’ignoranza loggionistica scaligera. Una vergogna (come le contestazioni a Karajan per Traviata). Un infimo rigurgito di disonestà intellettuale e imbecillità congenita.
Ho scelto quella Quarta di Kleiber perché è fondamentale “vedere” la musica di Kleiber.