Sir Peter Moores non era un musicista, non era un compositore, un cantante o un direttore d’orchestra: era un uomo d’affari e mecenate con il pallino dell’opera, ma soprattutto era il “papà” di Opera Rara. Tutti gli appassionati di opera, di belcanto, di melodramma conoscono e sono grati alla piccola casa discografica inglese che ha permesso di scoprire titoli dimenticati e persi nelle pieghe più nascoste del repertorio del primo ‘800. Un mondo vasto, complesso e stimolante si è aperto grazie alla filantropia di Sir Peter Moores. Un mondo musicale certamente “minore” rispetto ai grandi capolavori riconosciuti, ma non per questo meno interessante. Anzi! Certe volte la curiosità verso quella parte di storia della musica che è più vicina all’artigianato che alla “forma ideal purissima” dell’arte, è più forte dell’ennesima riproposizione di titoli che non hanno certo bisogno di riscoperte. La storia di Opera Rara insegna ad avere una visione più ampia e meno snobistica di un periodo che è fatto di grandi picchi isolati e di un vasto sottobosco: ma senza quel sottobosco, probabilmente non avremmo avuto i picchi. E così abbiamo avuto la possibilità di ascoltare in edizioni curate nei dettagli, criticamente revisionate nelle fonti, presentate nel modo più completo e spesso arricchite con appendici comprendenti varianti e versioni alternative, il Donizetti meno conosciuto, Pacini, il Meyerbeer italiano, Mercadante, certo Rossini serio, le prime versioni di alcune opere di Verdi, senza contare le raccolte di selezioni e brani da titoli ritrovati nei fondi degli archivi (penso ai tre fondamentali volumi di 100 Years of Italian Opera, purtroppo ferma ai primi 3 capitoli). Ogni uscita, poi, era accompagnata da un volume che non si limitava a riprodurre il libretto o a tessere l’elogio degli interpreti, ma era un piccolo saggio sul titolo e sulla sua storia. Certo non tutte le incisioni sono al medesimo livello e spesso l’intento documentaristico supera gli esiti artistici, ma – pure tra alti e bassi – lo sforzo di proporre un prodotto onesto e godibile era evidente. Oggi Opera Rara sta vivendo un momento di disorientamento dovuto sia al restringersi delle zone d’ombra nel repertorio (le macchie oscure di un’ipotetica mappa dell’opera ottocentesca si stanno via via colorando), sia alla crescita esponenziale dei costi per la produzione di un disco d’opera, sia al necessario cambio generazionale degli interpreti che, spesso, è un salto nel buio. E così la casa discografica sta esplorando nuovi orizzonti perdendo – a mio avviso – parte della sua identità. Ricordo ancora il primo cofanetto Opera Rara che ho acquistato: L’Assedio di Calais di Donizetti…da lì in poi li ho collezionati quasi tutti, anche quelli meno riusciti. Oggi mi è venuto voglia di riascoltarlo: un’opera minore, certo, ma carica di quel sapore antico del melodramma nella sua forma più diretta. Non è un capolavoro? Non è necessario che lo sia. Addio Sir Peter…sulle note di un Donizetti minore, con la malinconia del tempo che passa.
Gli ascolti:
Il mio più sincero dispiacere per la morte di Sir Peter, immortalato sempre bonario negli splendidi booklet di Opera Rara
Onore a questo moderno mecenate che ha sempre creduto in un progetto tanto meritorio e ha reso possibile le iniziative della casa inglese i cui prodotti sono sempre di grande valore, nonostante i risultati non siano sempre eccelsi (ma la qualità fino alla fine dei ’90 era mediamente più alta dei primi anni 2000).
Anch’io ricordo con emozione i miei primi due cofanetti Opera Rara, Crociato in Egitto e Dinorah, due capolavori di cui mi sono innamorato col classico colpo di fulmine, e poi molte altre opere splendide, che non ritengo affatto “minori” tipo la Padilla, la Rudenz, gli Orazi e Curiazi, etc.
Stasera voglio ricordare Sir Peter riascoltando Ugo conte di Parigi, prima realizzazione ufficiale (fortunatamente ci sono dei bellissimi live precedenti con la Price e gli altri!) della benemerita casa inglese
Mi rattrista molto la scomparsa di un grande mecenate della musica come Moores: per una sorprendente coincidenza, anch’io stavo ascoltando l’Assedio di Calais due giorni fa! Concordo con Ninia92 nel non ritenere affatto queste opere minori, e se purtroppo le volenterose edizioni Opera Rara non bastano a rendere loro giustizia, certo hanno il merito indiscusso di aver gettato un lampo di luce su un repertorio dimenticato dai teatri.