La domanda più volte proposta è se il grandioso e tragico finale di Armida, parte eseguita nell’800 quasi esclusivamente da Isabella Colbran, dove la protagonista è chiamata ad eseguire ogni genere di figura ornamentale ed a toccare variegate corde del sentire umano sia stato il primo passo della cosiddetta Rossini renaissance. La domanda è, quasi certamente pretestuosa, ma è certo che l’esecuzione della giovane ed integra Callas, capace di rispondere senza fatica alle sollecitazioni vocali ed interpretative di Rossini resta irraggiungibile e deve far riflettere sullo stretto rapporto fra autore ed esecutore, perché senza una Colbran o senza una Callas questa pagina e il generale il titolo restano sulla carta pentagrammata e non offrono all’ascoltatore il loro messaggio.