Uno dei momenti topici del teatro rossiniano, la sfida, come dire l’occasione per il tenore contraltino e il baritenore (e ovviamente il soprano) di incrociare, non solo metaforicamente, le spade. Tra Otello e Donna del lago la scelta è caduta sul primo titolo, in cui il tasso tragico è accentuato dal fatto che i tre “sfidanti” sono davvero su fronti opposti l’un l’altro, anche se, paradossalmente, sono egualmente vittime dello stesso villain (ovviamente non presente in scena). La sfida è anche l’occasione, per il compositore, di offrire alla divina Isabella lo spazio per esibire i suoi talenti tanto nel canto patetico, quanto nello slancio tragico della chiusa, propedeutica alla grande aria con cui termina l’atto e a un terzo atto, costituito di fatto da un solo numero musicale, in massima parte affidato al soprano.