Di che Rigoletto parliamo?

macneil_rigolettoAltre volte le recensioni da parte della stampa vuoi cartacea vuoi virtuale avevano destato stupore, dubbi, contrarietà in quelli della Grisi. Per altro, rispettosi dell’altrui opinione, che fieramente non condividevamo, mai abbiamo replicato anche quando nei confronti delle nostre opinioni e nostri personalmente si andava dall’ironia all’insulto. E forse è bene così, ma questa volta ho provato ad utilizzare le altrui parole – sempre e solo encomiastiche- e ho “appiccicato” a queste parole gli ascolti, che ritenevo congrui a quelle parole secondo la mia, assolutamente personale e fallibile opinione. Insomma ho giocato ad immaginare a quali ascolti avrei associato le altrui parole. E aggiungo i “prescelti” per questo gioco di associazioni non debbono aversene male per quello che è e rimane un ludus.
Altri sono i mali dello stato dell’opera che un giovane lettore (anno di nascita 1992, desumo dal nickname) mi ha chiesto di elencare ed al quale dedicherò -prometto- questo elenco o meglio al quale esemplificherò come, nel mondo del melodramma, si incarnano le pesti del mondo in generale ossia ignoranza e malafede.
Partiamo in questo ludico pezzo da “ape musicale” che parla, con riferimento al Rigoletto scaligero di CAST STELLARE.
Con questa qualificazione di cast stellari me ne vengono in mente tre collocati nell’arco di un secolo: Mac Neil/Protti Sutherland/Gencer Kraus/Vanzo diciamo 1962; Amato/Danise, Pareto/Galli-Curci, Schipa/Fleta diciamo 1920; Battistini/Magini-Coletti, Tetrazzini/Pacini, Bonci/Sobinov 1900 circa

Rigoletto – Ella mi fa rapita – Alain Vanzo

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Proseguiamo con Opera click dove si assume “il cortigiani è cantato soppesando il significato di ogni singola parola”. Insomma de Luca e un de Luca un po’age quando la parola prendeva, per necessità di cose il sopravvento e dove il baritono romano faceva di necessità una strepitosa ineguagliata virtù
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L’impiccione viaggiatore: “E’ (Nucci) un miracolo, vocale ed interpretativo, che si ripete ad ogni recita e che ci lascia sbalorditi e commossi”
e non mi può venire in mente che l’esecuzione assolutamente esemplare irripetibile di Pasquale Amato, che coniugava una cospicua dote vocale, un’esemplare controllo tecnico ed un gusto al contempo sobrio ed efficace
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Ancora dalla medesima testata “l’altra rivelazione della serata, il soprano Nadine Sierra”
Per me una rivelazione è la sconosciuta (per la cronaca una giovane Rosa Ponzillo, che debutta al Met in Forza del destino e diventa la Ponselle) che entra in scena e diventa la diva. Per restare a Gilda la ventenne Lina Pagliughi freschissima, dolcissima e nella realtà e per poco ancora sotto il quintale di peso.
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Da ultimo in quest’excursus dove sarebbe opportuno per tutti dare un’occhiata al “novissimo Melzi” che aiuti a soppesare entusiasmo ed aggettivazione la Gazzetta di Parma dove si dice, riportando la diretta opinione del protagonista, che commenta la propria scelta di bissare la “vendetta” a beneficio dei giovani presenti in sala :”Tutti quei ragazzi fra cinquant’anni potranno dire: io c’ero”
Qui penso alla mia esperienza di ascoltatore, che si avvia alle nozze d’oro e mi vengono in mente tre episodi ovvero: Beverly Sills Pamira nell’Assedio scaligero, l’Olivero Sagrestana nella Jenufa e la coppia Cuberli/Dupuy nel Bianca e Falliero pesarese. Ma credo che nessuna di queste cantanti pensasse di valere la memoria dopo 50 anni dalla loro esibizione.
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7 pensieri su “Di che Rigoletto parliamo?

  1. Caro Donzelli, concordo con quanto hai detto, però…..però
    non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire….
    se agli ascoltatori della scala di oggidì, piace la coppia del
    rigoletto odierno, se la tengano, si compiacciono di aver ascoltato una brutta edizione di rigoletto, “ben gli stà!”
    io purtroppo nel solco sopraindicato
    per l’ennesima volta mi sono DOVUTO sorbire quella petecchia di di sopranetto, etto-etto come colonna sonora di una marca di supermercati la cui unica cosa ascoltabile è la frase: ….però solo la nostra carne.
    Prosit.

  2. Io un grande Nucci capace di scatenare l’entusiasmo del pubblico che non smetteva più di applaudire l’ho sentito al Regio di Torino nella Forza del destino nel 1989. Lui e Martinucci erano in una forma strepitosa e dopo il duettone del IV atto il teatro veniva giù dagli applausi. In quella recita Nucci era stato veramente bravo. Poche volte avevo nella allora non troppo lunga frequenza di teatri liri sentito dal vivo cantare verdi così bene da un baritono (purtroppo mi sono perso per un soffio il sommo Protti che 30 e più anni fai scoprii aver cantato Pagliacci in una città vicina alla mia solo il giorno successivo alla recita). Ma quella Forza è ancora la migliore che io abbia sentito in 30 anni; oltre a Nucci e Martinucci c’erano Giaiotti, Fissore e la Casolla sotto la bachetta di Arena che non sarà stato un divetto del podio à la page che fa il fighetto, ma che un’opera la sapeva concertare e dirigere come Dio comanda!
    Trovo peraltro simpatico e raffinato il lusus di Donzelli. Io nel cast inizio ‘900 avrei messo magari Titta Ruffo, proprio perchè era una stella ed era un fenomeno vocale (pur se censurabile sotto altri aspetti). E adesso vado a vedermi la Juve…. come faranno probabilmente anche i Maesti Accardo e Pidò, nonchè Michele Pertusi, e come avrebbe fatto il fu Luciano Pavarotti!

  3. Grandissimo Donzelli!
    Anch’io mi domando sempre quando leggo cotanto profluvio di aggettivazione e retorica che cosa mai abbiano ascoltato in realtà o, ancora, cosa si dovrebbe spendere per i veri grandi se a Grigolo, la Sierra o all’oggi bollito Nucci si riservano tali lodi… MAH!

    Gli ascolti, come sempre, parlano da soli per nostra fortuna 😉

  4. conservare la memoria storica a tutti i livelli è fondamentale per soppesare e valutare il presente, nel bene e nel male. fortuna che esistono le registrazioni. concordo con l’articolo originale e spiritoso

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