Non certo perché parmigiani di origine e lui residenza e vita, ma perché affiatati in questo loro primo incontro e pertinenti per accento e slancio verdiano non possono mancare in duetto Carlo Bergonzi e Renata Tebaldi. Molti anno dopo ritirata la Renata, Bergonzi affrontò l’opera con un’altra cantante che in Verdi e forse più nel primo che non nel tardo, come accaduto, avrebbe trovato uno dei suoi terreni di elezione: Dame Maggie Price. Buon doppio ascolto in questa serata in cui, complice la cosiddetta primina, il clima e l’attesa da 7 dicembre dovrebbero iniziare a riscaldarsi.
17 pensieri su “prepariamoci a Giovanna”
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La cantasse anche il Padreterno rimarrebbe comunque un’opera brutta, rudimentale, noiosa, drammaturgicamente sgangherata.
Sentirla CANTATA così… è semplicemente magnifica! Gente che capisce.
Temo non sarà così… Dopo mille ‘prove generali’ per poter mettere insieme una registrazione decente, il risultato sarà sempre poverissimo in confronto!
Per Il “sciurame Milanes” il 7 dicembre è l’esposizione al pubblico dei loro gioielli, la passerella delle stravaganze,
la visibilità per chi ancora c’è e “chi insci cumandi mi”
non certo per la qualità musicale. Potrei esibirmi e l’amico
Mozy, e le cronache della madamin ne direbbero meraviglie a più non posso. Prosit
diciamo che Bergonzi è un tale splendore che rende accettabile all’ascolto perfino Giovanna d’Arco…ma ci sono decine di titoli più interessanti per un 7 Dicembre, (se questa data ancora ha un suo perchè…)
Sì. ..straordinario fraseggiare. .. ..gigliesco
Anche un verdiano fanatico come lo Zeppegno (1980)non riesce a nascondere la scarsa considerazione per Giovanna d’Arco, riassumendone con molto spirito l’argomento: ” la storia di Giovanna è grottescamente deformata: Carlo è quasi un santo e un eroe che però non sa difendere Giovanna, quest’ultima s’innamora come una collegiale nonostante gli ammonimenti angelici, suo padre, un autentico fissato, la crede dedita a pratiche infernali e a congiunzioni diaboliche, gli inglesi si cimentano in una gara di stupidità con i francesi “. Di assurdità rasentante il virtuosismo il libretto di Solera: ” Quando agli anta l’ora canta / pur ti vanta di virtù “, ” Appena Satàna si muove alla giostra / la femmina è nostra, la femmina è nostra “: credo sia umanamente impossibile fare peggio. Francamente mi spiace che un teatro che si è dimenticato del centenario di Francesca da Rimini proponga un tale obbrobrio addirittura il 7 dicembre. Viva Verdi certo, ma quando compone altro.
Sante parole gianmario. Concordo al 1000000per 100.
Incredibile! Perfino la sciura Moreni oggi scrive parole di critica alla prossima stagione…un taglio alto nell’inserto del sole 24 ore ” la scala è un nome simbolo nel mondo. Ma per confermarsi tale chiede proposte aristocratiche , che il mondo non abbia già visto.Netrebko e Meli, star della “giovanna d’arco” di domani, sono già fuori in disco, sullo stesso titolo, in un esecusione data a Salisburgo due anni fa.(……)affidare Rigoletto a Mikko Frnck è uno scivolone; Chung sul podio di “Simone” si è già sentito a Venezia”Finn de partie”(…) difficilmente arriverà e “porgy and Bess” con Harnoncourt suona come uno scherzo. Ci sono ancora una trentina di posti on-line per la prima di domani (mai successo) e abbastanza per le repliche.
firmato (C.M.) titolo dell’articolo “Il brutto suono dei posti vuoti”.
Per una volta sono d’accordo con C.M.
ha avuto una crisi di indentità deduco…del resto pereira annuncia nomi che non ha sotto contratto…come il recente caso di Alvarez e ancora non viene sostituito per i danni che arreca al rapporto di fiducia tra teatro e pubblico pagante. gli sponsors sono ancora una promessa e nessun reagisce con nitidezza. abbiamo quello che meritiamo, che peraltro le moreni di turno da anni propiziano ingrassano e sponsorizzano, anche in nome del proprio posto al sole.
Diciamo pure che la sfacciataggine del teatro ha superato livelli inimmaginabili, un pozzo di cui non si vede mai il fondo. Quanto alla Moreni, dubito sia capace di farsi venire crisi di identità o dubbi amletici: ciò presuppone un lavorio di cervello di cui non mi pare che la signora disponga
Personalmente non amo il Verdi pre-Macbeth (salvo Ernani) e trovo Solera un pessimo librettista. Tuttavia l’ascolto di Bergonzi apre il cuore. Penso comunque che il detto “come il vino, migliora invecchiando” calzi a Verdi in maniera particolarmente significativa.
Gianmario for president 😀
La Giovanna d’Arco è obiettivamente una delle opere peggiori di Verdi, anche se pure in essa qualche momento azzeccato c’è (ad es. “Sempre all’alba”), con latri francamente imbarazzanti. Il libretto è orrendo, pare proprio che Solera ci abbia dato giù di brutto per tirar fuori dei versi più che orrendi volgari, rovinando alla grande il povero dramma di Schiller. Dire che i personaggi sono tratteggiati con l’accetta è essere fin troppo generosi. Carlo è l’apoteosi del cretino. Giacomo può essere considerato l’imbecille per eccellenza nella lunga galleria dei padri verdiani: non capisce mai un cavolo e non cerca di usare mai quei pochi neuroni che dovrebbe avere.
Ciò premesso, se la si voleva fare non era tanto opera da 7 dicembre quanto opera da fare in corso di stagione, se, sorpattutto, si pensa a quali erano le opere di Verdi tradizionalmente ritenute da inaugurazione scaligera: Nabucco, Ernani, Macbeth, Simone, Vespri, Trovatore, e soprattutto Aida, Otello, Falstaff e Don Carlos etc. etc. etc. tutte opere o capolavori assoluti e/o da gran spettacolo.
Ma dove di troviamo oggi i cantanti per un Don Carlo decente?
E che rischio c’è a presentare Aida o Otello?
Perciò con altri amici melomani abbiamo pensato che l’idea della Giovanna per il sostiene pereira – a prescindere dal fatto che serva per continuare nella sua politica del portare a Milano quello che ha già fatto a Zurigo o Salisburgo (cosa che Olindo Guerrini aveva sublimato dal punto di vista culinario nel suo libro sull’arte del riutilizzare gli avanzi) – serve per un esporre troppo la dirigenza ed il teatro ai possibili fischi e flop che ci sarebbero moltro probabilmente se venisse presentata un’opera molto nota e conosciuta, come è successo per La traviata non troppo tempo fa. Ovvio che opere come Don Giovanni, Lohengrin, La traviata e Fidelio che hanno aperto le ultime stagioni sono ben note a tutti i melomani ed anche ai non melomani, quindi erano opere a rischio.
Chi conosce bene la Giovanna d’Arco? Quei 4 o 5 melomani che hanno in casa i dischi della Tebaldi e della Caballè e magari anche quelli della Ricciarelli. Non certo il grande pubblico. Men che meno l’eletto pubblico milanese e scaligero della prima del 7 dicembre.
Chailly è un direttore di indubbia bravura e già conoscer l’opera. C’è una cantante che è una diva con la bella Anna (a prescidnere dal fatto che mi si dice che già a Salisburgo avesse abbastanza spianato i passi di agilità….); c’è il buon Meli che già era con lei lassù in Austria; manca il Topone, ma ciò serve per evitare che si dica che il sig. Sostiene Pereira si copia al 100%! Quindi l’opera dovrebbe poter evitare troppi patemi alle coronarie del pio e buon Sostiene Pereira.
Una domanda. Sul sito del massimo ente lirico milanese ora si legge: “A causa del persistere dell’indisposizione, Carlos Álvarez è costretto a rinunciare alla prima della produzione di Giovanna d’Arco prevista domani, lunedì 7 dicembre 2015. Il ruolo di Giacomo sarà pertanto sostenuto da Devid Cecconi, che ha già sostenuto con successo la parte alla prova generale e all’Anteprima Under30 del 4 dicembre.”.
Si tratta di un’indisposizione medicalmente accertabile o displomatica, stando a quanto si legge (post di Giulia Grisi odierno vide supra) su questo sito circa Alvarez annunziato senza ancora contratto?
Altra domanda: qualcuno è stato alla generale e sa dire qualcosa ?
Completamente d’accordo!
Immagino che si tratti della trasmissione radiofonica del maggio 51, che in questi giorni sto confrontando con quella di Levine. E’ interessante il confronto tra le 2 Giovanne perche’ concordo con Chailly quando, nell’intervista di ieri, parla di una Caballè stellare. Tolto questo, il terzetto di protagonisti del 51 e’ complessivamente superiore, perche’ tenore e baritono vincono il confronto, nel primo caso soprattutto per merito di Bergonzi che ha la meglio su un Domingo che comunque in disco ha fatto spesso di peggio, nel secondo caso soprattutto per demerito di Milnes che, col passare del tempo, quanto piu’ ascolto tanto meno sopporto. Ora, Panerai non era un fuoriclasse e alcune durezze di emissione si sentono ma per proprieta’ tecniche e interpretative stacca Milnes alla grande. In Levine ascoltiamo poi, per fortuna in un ruolo marginale, una vera perla nello stomachevole Lloyd.
Devid Cecconi fu Rigoletto e Albiani un paio d’anni fa a Torino e, nel secondo caso, senza infamie e senza lode. Vedremo e sentiremo.
Comunque, il libretto sara’ anche orrendo e la trama assurda ma pagine musicalmente belle ce ne sono.
Cecconi ha cantato alla generale con Alvarez che mimava. Quindi il DVD, ossia l’ unica ragion d’ essere di questa che si prospetta una tremenda boiata visto chi canta, è salvo. Una ripassatina in post-produzione et voilà!
Nemmeno la Tebaldi e Bergonzi giovani riescono a farmi apprezzare quest’opera o di riascoltarla. Almeno cantano che è un piacere!
Aggiungo due pensieri:
– Ogni volta che la sento Margaret Price mi convince sempre. Tre soprani di cognome Price sono state tutte e tre grandi nel loro repertorio, che curiosa coincidenza
– Secondo me la Stella sarebbe stata una Giovanna magnifica e preferibile alla Tebaldi (parlo per me ovviamente XD).