Pennette alla bava

Non abbiamo fatto in tempo ieri sera, nell’articolo uscito un‘oretta prima del mancato spettacolo vivaldiano di Cecilia Bartoli, a precisarvi che l’ingresso allo spettacolo, dopo la normale vendita dei biglietti, forse anche questa poco gettonata, aveva luogo gratis. Si, avete ben capito, gratis! E chi possedeva un biglietto pagato poteva entrare ed essere anche rimborsato dalla biglietteria. Del ritorno commerciale dell’evento mi sfugge ancora l’esatta natura, ma mi sono fatta l’idea che tutti questi biglietti poi non siano stati venduti, come già per la Gruberova ed altri, e che anche la cyber superstar del disco non fosse una pietanza gradita al pubblico di Expo. Del resto, la mia visita di ieri ( prima ed ultima ) mi è parsa un ‘esperienza talmente devastante sul piano fisico che nemmeno la Norma della Callas mi avrebbe potuto aiutare a raggiungere la Scala.
Detto questo, il mattino di chi ormai risente degli acciacchi dei secoli, mi ha portato prima la lettura veramente gustosa dell’antefatto pereiresco al concerto di Fasolis, quindi alla grottesca notizia pubblicata su La Stampa della nostra affezionata, perché recidiva, diffamatrice, signora Egle Santolini, che ci accusa di aver organizzato con cura la contestazione a Pereira che è andata in scena come preludio al concertino. Non che mi sia stupita di quello che leggevo, piuttosto della ripetizione all’identìque degli attacchi contro i sottoscritti, che possono essere accusati solo del post divertito sulle bufale bartoliane, ormai rancide e prevedibili. Tanto prevedibili che nemmeno avevamo comprato il biglietto, perché per quanto all’epoca ci avessero malamente calunniati di aver fatto tremare il teatro in soli quattro, l’onda delle contestazioni milanesi alla diva era stata talmente importante, nutrita ( peraltro ben documentata a Radiorai dalla Barcaccia ) e potente, che ci pareva logico che la signora non si ripresentasse più, essendo comunque dotata di buone orecchie e buon senso di carriera. Ed infatti, chiusa la starnazzata mediatica di allora, con gli annunci “Tornerò” cui i giornalooooooni diedero ampio e doveroso risalto a tutelare l’onore della stellina del disco, il caso lì si chiuse.
Passati tre anni, anche stamani abbiamo rivisto lo stesso squallido teatrino della noiosa Santolini, che, parafrasando un celeberrimo titolo di M. Travaglio di cui La7 ha avuto modo di riparlare in questi giorni, d’ora in poi potremmo chiamare “Santolingua”, non perche faccia ossequi, ma perche particolarmente solerte nel diffamare i sottoscritti. Farebbe meglio la signora a cominciare ad annotare la quantità di sostituzioni, annunci sforati, nomi scomparsi dal cartellone scaligero firmato Pereira e domandarsi se, a suo avviso, chi paga non abbia il sacrosanto diritto di essere incazzato con questa sovrintendenza, tanto da chiederne a gran voce le dimissioni. Ed il suo augusto giornalone, dalle cui pagine siamo stati spesso colpiti anche a firma di un altro colto elegantone della critica operistica, di controllare e tenere a bada i suoi pinchers. Non foss’altro perché verificare le notizie giova al livello del giornale, prima di dare i numeri su pagine che leggono in molti: Donzelli lo ha scritto chiaro e netto che non andava al concerto. Ergo, cara Santolingua, ma che scrivi? Ma che cosa vai farneticando, mentre c’è un loggione intero per traverso rispetto al teatro, o meglio, alla sua gestione? Ti servono dei link per documentarti e cominciare a svolgere un po’ di giornalismo sano e non bieche diffamazioni?
La tragedia delle Santolingue è che, oltre ad essere tremendamente noiose, sono anche prive di fantasia, oltre che disinformate e misconoscenti del diritto: il tempo finisce sempre per spogliare le loro notizie scandalistiche e le loro accuse, che sono solo fumus ( o puzza, sempre citando Travaglio) massmediatico da cui poi emerge la verità.
Dopo anni di miserevoli accuse al CdG proLissner, quel meraviglioso video dove il precedente rocambolesco intendent del teatro non sapeva riconoscere la Tosca o la Butterfley ha fatto emergere nel suo splendore il vero sapere, la vera preparazione di chi, inadeguato al proprio compito, si è difeso per più di una stagione dietro i titoloni “sono sempre i soliti” e così via, forniti dalle Santolingue allo scopo di distrarre la gente dalla realtà delle cose ed indicare in chi si sottrae alle voci allineate i cattivi e la causa di ogni male di una lirica che si spegne piano piano. Stamattina, mentre facevo colazione riflettevo che in effetti hanno ragione: sono sempre i soliti! Sono sempre i soliti modi, solite le calunnie, soliti i pressapochismi, la malafede di chi non sa fare ciò a cui è preposto e per cui è pagato, dal compilare stagioni al diritto di cronaca.
Archiviata col fondo del caffè la nostra triste calunniatrice, sono però tornata alla strepitosa serata di Pereira ed alla magica descrizione della sua goffa ed autolesionista apparizione sul palco. Nella generale confusione di ruoli che affligge questo paese ad ogni livello, dove i medici fanno i sindaci, i comici l’opposizione, i ladri la morale e via dicendo, Pereira ha scambiato il ruolo di sovrintendente con quello di showman. Mi è parso incredibile leggere che una “voce dal cielo”( op.cit ), dopo gli applausi di prammatica, avrebbe scandito a tutto teatro, “Ma il sovrintendente non può venir licenziato?”; che l’incauto sarebbe comparso sul palco accolto anche dai bu a scena aperta, con una giustificazione per Cecilia non del tutto comprensibile, accolta da una seconda bordata di bu quindi la cadenza finale, “ Vieni giù se hai il coraggio, perché non vieni qui a parlarmene in faccia” e terza buata. All’invito ironico fatto ad uno dei buanti a darsi al canto, dal loggione sarebbe tornato a Pereira un “Si, vengo e ti canto i bilanci di Expo!”.
Insomma un pezzo grandioso di teatro, peraltro concluso con la surreale orazione funebre del povero Fasolis, che rammaricato del forfait della Bartoli, l’avrebbe pubblicamente ringraziata per ciò che ha fatto per l’arte barocca e per il suo complesso barocchista, mentre si srotolava sul palco una gigantografia della copertina dell’ultimo disco della diva!! Che dire? mancavano solo l’ara fumante e la vittima sacrificale ad una pagliacciata così poco onesta verso il pubblico, la musica, il buon gusto ed il buon teatro.

10 pensieri su “Pennette alla bava

  1. fasolis fa parte di quelli che hanno rovinato tanto nella sua vita e per avere un po’ di ‘fama personale’,dopo aver distrutto si tanto, si è venduto, insieme ai suoi baroccari (strumenti e voci), alla piccola assente raffreddata.
    E si continua a cadere sempre più in basso, quando poi si dice che peggio di così, non si potrebbe andare… eppure questi ‘miracolati’ arrivano SEMPRE più in basso. Complimenti!

    • Ok, Fasolis ha, come si suol dire, “pisciato fuori dal vaso” con l’inopportunità della non richiesta orazione post concerto, ma questo rigurgito di rabbia mi sembra esagerato e altrettanto sopra le righe. Hai mai sentito I Barocchisti o parli per cliché? Cosa mai avrebbero distrutto? Miracolati di chi? Caduti in basso dove? Suonano molto bene in realtà… E per favore BASTA col termine “baroccari” usato a mo’ di clava contro chiunque.

  2. Mah anche qui al Regio cominciano a fare stranezze,i settori da tre sono diventati 5 sul sito e scritto per fare ottimizzare la scelta, per me e solo un operazione speculativa ,visto che il più economico e stato aumentato,molte recite pomeridiane a prezzo ridotto col secondo cast,spesso più interessanti del primo ,non ne fanno quasi più ,solo qualcuna,se vanno avanti così si danneggiano…

    • Concordo. Adesso nell’assegnazioen posti e nei turni è tutto più cervellotico. Effetto del nuovo direttore artistico o di chi già c’era. Almeno l’Aida inaugurale era tutto sommato abbastanza decente, nonostante alcuni cantanti inadeguati o strillazzari (soprano – anzi sopranino – tenore, baritono). Almeno, rispetto alla Scla, non ci sono stati tagli idioti e la messa in scena era bella.

  3. Avrei qualche riserva sulla scena del trionfo, che non mi ha convinto del tutto, parlo dal punto di vista visivo; per il resto un allestimento, diciamo cosi’, molto tradizionale e “rassicurante”, quindi abbastanza gradevole, per quanto mi riguarda.
    Sono perfettamente conscio di andare controcorrente per quanto riguarda il sopranino, che a me non e’ spiaciuto; controcorrente anche rispetto agli umori della sala, che Domenica ha ovazionato la Rachvelisvili alla scena del giudizio dopo aver accolto assai freddamente i “cieli azzurri” della Lewis, con applauso stentato e di pura cortesia. Alla fine, pero’, calore per tutti ma soprattutto per Amneris.
    E’ evidente che la Lewis ha volume ridotto rispetto alla rivale ma io ho trovato sufficientemente morbida e gradevole la sua emissione; poi, nell’accettare, da parte mia, questo ridotto “peso specifico” dal punto di vista vocale puo’ incidere il fatto che l’ho ascoltata dalla quarta fila; avrei invece qualche riserva sull’emissione della Rachvelisvili ma, soprattutto, su Berti e Doss. Dignitoso Prestia e non male il re. Ad avvalorare la tesi che qualche volta il secondo cast puo’ riservare migliori impressioni e’ il secondo Amonasro perche’ secondo me Platanias e’ stato complessivamente nigliore di Doss. Ad avvalorare la tesi che sto andando controcorrente immagino che possa essere il giudizio tutto sommato positivo sulla Chiuri, seconda Amneris, anch’essa di volume non immenso ma ascoltata, 48 ore prima, questa volta dalla 24^ fila. Non entusiasta nemmeno di Pisapia, chiamato all’ultimo momento a sostituire Massi. Comunque, secondo me, la Lewis meglio della Pirozzi.

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